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MAR 5 1901

BOLLETTINO SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

I. PARTE UFFICIALE Sunto de’ Processi verbali.

II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE.

1. Carruccio prof. Antonio. Sovra uno scheletro di a icegiiona rostrata

1. Adunanza generale amministra- pai Pag. 18-28 tiva del 28 gennaio 1899.- Relazioni del Presidente e dell’ Economo-Cas- Bellini prof. Raffaello. I Molluschi siere. - Rielezione dei Vice-presidenti alan dell’isola di Capri. . » 29-55 e di due Consiglieri. - Deliberazione unanime con cui la Società Romana per 3. 0 nel Daci profe Decio. Il Cottus 56.57 gli studî zoologici è dal gennaio 1900 Ljscni nel bacino del Tevere . . . » 56-5 liana . . . tica : Pag. 12 | zoici di alcune LocRIità d’Italia Ttt 2, Adunanza generale scientifica del pe I ne 22 marzo 1900. - Proclamazione di 5. Arrigoni degli Oddi conte dott. Et- nuovi soci ordinari e straordinari. - tore. Note ornitologiche sul Museo Na- Presentazione di una lettera a nome zionale di Zagabria (Agram). . . » 69-81 di S. M. il Re, e riassunto di altre. - Svolgimento delle variecomunicazioni III. INTERESSI DIDATTICI. scientitiche poste all’ordine del giorno.- Torossi prof. Giov. B. Si vuol imporre Discussione ed approvazione del nuovo un regresso nell’insegnamento della Statuto della Società Zoologica Italiana » 3-7 Storia naturale, n, RSA 3. Parole pronunciate dal presidente IV. Notizie ed ayvisi importanti sulla ‘prof. A. Carruccio per la inaugurazione copertina. - Banchetto della Società Zoo- e ee Rn sr e 8-17 | logiea Italiana.

AVVISI IMPORTANTI,

A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom- pagnata dall’importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, gli otto

volumi pubblicati dal 1892 al 1899 al prezzo di favore di lire ses- santasei, in luogo di L. 120.

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Il Bollettino della Società pubblicherà estese recensioni

di tutte quelle opere delle quali perveranno in omaggio due copie alla Direzione.

Si-faranno annunzi speciali gratuiti di tutte. quelle pubblicazioni che verranno spedite in omaggio dai Sig. Autori o Librai-Editori.

A coloro i quali poi desiderassero annunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- zioni, o di quanto altro-ha attinenza con la Zoologia saranno fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta.

Conto corrente colla Posta - Pubblicazione bimensile.

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i BOLLETTINO

| ‘— DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

Parte Ufficiale

| SUNTO DEI PROCESSI VERBALI

Adunanza generale ammministrativa del 28 Gennaio 1900.

Presidente: Prof. A CARRUCCIO.

; La seduta è aperta alle ore 10 ant.

Constatato . che il numero dei soci presenti è quale viene prescritto dall'art. 12 dello Statuto, il Presidente dichiara aperta l’adunanza, ed a ter- mini dell’art. 9 dello Statuto medesimo riferisce sommariamente sulle sod- | disfacentissime condizioni morali e materiali della Società nel 1899.

a, Ciò egli dimostra coll’esaminare i lavori originali comunicati e in gran | | parte pubblicati nell’anno sociale testè trascorso, facendo pure menzione dei | molti nuovi cambi anatomo-zoologici e di scienze naturali in genere, ed anche È dei doni che pervennero alla Società dall’Italia e dall’estero.

Sa La Società accoglie con viva soddisfazione la relazione del suo presi- «dente. Il quale la parola all’Economo-Cassiere dott. Alessandrini per |. riferire sul Bilancio consuntivo, preventivo e patrimoniale che, a termine È: . dell’art. 8, venne già discusso ed approvato dal Consiglio direttivo. L’Eco- È. como-Cassiere fa rilevare che il consuntivo del 1899 si è chiuso con un 3 avanzo di cassa di lire 271.49 e il preventivo del 1900, non comprese le quote dei soci che potrebbero aggiungersi, fa prevedere, dopo un equo e | proporzionato aumento di spese specialmente per la stampa del Bollettino,

| un avanzo a arpeggio di lire 171.49.

9 SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

Forniti dall’Economo-Cassiere gli schiarimenti chiestigli da parecchi soci, il Presidente pone ai voti i Bilanci presentati che vengono approvati ad unanimità. ; SA

Si passa quindi alla nomina per voti segreti a termine dell’art. 6 dei . due Vice-Presidenti e di due Consiglieri uscenti, e vengono riconfermati con | 29 voti ciascuno a Vice-Presidenti Guido Falconieri conte di Carpegna ed il prof. Decio Vinciguerra, ed a Consiglieri il prof. Rinaldo Marchesini con 4 voti 30 ed il dott. Giulio Alessandrini con voti 29.

Il numero dei votanti fu di 32 (1).

Finalmente il Presidente dopo la proclamazione dei nuovi eletti alle cariche sociali, coi quali si congratula, sottopone all’approvazione dell’ Assem-. blea il seguente ordine del giorno, formulato di comune accordo dal Con- siglio direttivo coll’intento di trasformare la Società Romana per gli Studi Zoologici in « Società Zoologica Italiana » a datare dal gennaio 1900.

Ecco l’ordine del giorno:

= « Il Consiglio direttivo della Società Romana per gli Studi -Zoologici: « Considerato che dopo otto anni di vita, sia conveniente ed opportuno allargare il compito scientifico del nostro Istituto e ad esso dare un ca- rattere nazionale e completo:

« Visto che si hanno molti Soci appartenenti ad altre regioni, oltre « quella romana, i quali debbono avere modo e facilità di cooperare con noi per l'incremento dei nostri studi:

« Visto parimenti che manca tuttavia in questo ramo di scienze natu- . « rali un centro, che tutto riunisca e coordini pel maggior progresso della « scienza, all’istesso modo che già esistono Società Botanica e Geologica « aventi lo stesso carattere: RENI

« DeLIBERA: La Società Romana per gli Studi Zoologici è trasformata « in SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA con sede in Roma ». =

Da parecchi soci vien proposto che questo ordine del giorno, senza | discussione, venga approvato per acclamazione. E così vien fatto con unanime accordo.

Quindi il Presidente, dopo brevi parole di compiacimento, alle ore 12°.

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meridiane dichiara sciolta l’adunanza. ari RT

Il Segretario eo:

Prof. M. CONDORELLI. -

(1) Dopo la votazione pervenne, per mezzo della posta, qualche altra scheda te suggellata. | srt

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siede.

| signor Presidente, la mia distintissima considerazione. : i

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SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 3

Adunanza scientifica del 22 Marzo 1900. Presidente: Prof. A. CARRUCCIO.

La seduta è aperta alle ore 4 pom.: presenti venti soci.

Il Segretario legge il processo verbale dell’adunanza precedente, che viene approvato, e presenta i cambi e gli omaggi pervenuti recentemente.

Il Presidente proclama quindi a nuovi soci i signori: Conte professor Arrigoni degli Oddi Belloni cav. Alessandro Bellini prof. Raffaello Brizi prof. Ugo Calandruccio prof. Salvatore Castelli prof. Giovanni Chigi principe Francesco Damiani prof. Giacomo Fabani professor Carlo:-— Magini prof. Giuseppe Mariani Camillo Montesperelli pro- fessor Omero Romero dott. Giuseppe Ruffini sacerdote Eliseo Silvestri prof. Antonio Siri prof. Vincenzo Torossi prof. G. B. Trabucco prof. Giovanni Vercelloni prof. Carlo, tutti a soci ordinari. —'Proclama quindi a soci straordinari: Bentivoglio prof. Tito Campoccia prof. Gesualdo Cecconi prof. Giacomo Coli Casimiro Minio prof. Michelangiolo Nalato prof. Giuseppe Rosati studente Aristide; e quale nuovo abbonato il sig. Pennisi Alessandro.

. Il Presidente legge quindi un breve discorso inaugurale che viene ac-

colto con plauso dall’ intera assemblea. e ATE è. Dopo il discorso del presidente, il segretario lettura della seguente lettera, a nome di S. M. il Re, pur essa accolta con grande favore dalla numerosa assemblea :

Roma, 13 Marzo 1900.

o MINISTERO DELLA R. CASA SEGRETERIA DI S. M. IL RE

Ill.mo Signor Presidente,

Ho avuto l’onore di informare S. M. il Re di quanto la S. V. Ill.ma com- piacevasi comunicarmi colla pregiata sua delli 7 corr, mese circa l’ incremento raggiunto dalla Società Romana degli Studi Zoologici, e la conseguente trasfor- mazione della stessa in Società Zoologica Italiana.

L’Augusto Sovrano è ben lieto di vedere compiuti i voti da Lui già espressi alla S. V. IllLma, allorquando nel 1892 Ella ebbe ad annunziare alla M. S. la costituzione del benemerito Sodalizio, e vuole ora che io ringrazi in Suo Nome V. S. dell’offerta testè fattagli degli 8 Volumi del Bollettino, e, che la feliciti ad un tempo per i risultati ottenuti dalla Società a cui Ella degnamente pre-

Nel compiere i graziosi voleri del Re, profitto dell’opp.rtunità per attestarle,

Il Ministro rt: E. Ponzio VAGLIA. ALllIlmo Sig. Prof. ANTONIO CARRUCCIO

Presidente della Società Zoologica Italiana Roma

4 SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

Vengono poi letti diversi telegrammi, e presentate molte lettere e cartoline; ma per brevità ne riportiamo solo alcune.

Il valente Ornitologo, Conte dott. Ettore Arrigoni degli Oddi, libero docente di Zoologia nella R. Università di Padova, in data del 14 feb- braio 1900 così scrive:

« Ho avuto il loro indirizzo per la fondazione di una Società Zoologica Italiana, e non posso dir altro che plaudo di gran cuorea tale iniziativa, e che sono ben contento di divenirne socio ».

, L’illustre prof. S. Brusina, direttore del Museo Nazionale della Croazia, Sezione Zoologica, così scrive al prof. Carruccio :

Zagreb, 22 Febbraio 1900.

« ... Ho risaputo che la Società da lei fondata, con altri colleghi, si me- tamorfosò in una Società Zoologica Italiana. Ecco una felice idea, ecco un

grande passo avanti, un vero progresso. Non posso fare a meno d’ esprimerle

le mie congratulazioni e felicitarnela ».

L’Egregio prof. Giacomo Damiani” scrisse da Portoferraio in data del 24 gennaio 1900 una lettera al Consiglio Direttivo nei seguenti termini:

.. Per quanto possa valere il mio modestissimo voto, mi associo di gran

cuore alla proposta per la quale la nostra Società si trasformi in Società Zoo-

logica Italiana, e faccio voti che essa ottenga il plauso unanime dei consoci.

Sul tronco vigoroso della nostra Società la novella istituzione scientifica, che oggi manca all’Italia, non può non prosperare fruttuosamente, a maggior lustro ed incremento degli Studi Zoologici ».

Si passa quindi alle diverse contorni scientifiche :

1. Carruccio prof. A. Presentazione e illustrazione dell’intiera ar- matura scheletrica della Baldenoptera rostrata, presa a Porto S. Stefano. |

2. VincicueRrRA prof. D. Il Cottus gobio nel bacino del Tevere.

3. NevIANI prof. A. Briozoi neozoici di alcune località d’Italia, Parte sesta, Capo XVII e XVIII.

4. ArrIGONI DEGLI OppI prof. conte E. Note ommitolegiRo sul Museo di Zagabria.

5. MELI prof. R. = un’ittiolite (Squalius cephalus Lin), con- si vertito in Limonite, estratto dal fondo del Lago di Bolsena nella Provincia.

di. Roma.

Imenotteri romani. | 7. ConpoRELLI prof. M. Sulle pretese Idatidi di taluni gallinacei. 8. MARCHESINI prof. R. Nota istologica,

6. LepRI march. dott. G, Ulteriore contributo allo studio degli

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SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 5

9. ALESSANDRINI dott. G. Varietà di colorazioni nella Epilacna argus, | Fourer. | ta De: 10. BeLLINI prof. R. Molluschi extramarini dell'Isola di Capri.

= «Il prof. Meli dopo la comunicazione del prof. Carruccio chiede la pa- . rola, compiacendosi per l’acquisto della Balenottera fatto dal Museo Univer- s sitario, ed in modo speciale encomia la preparazione e montatura diligentis- sima dello scheletro e la celerità con cui vennero eseguite. Si compiace mR: ‘adunque che oggi si abbia in Roma un esemplare completo come puossi | osservarlo non troppo spesso in Italia ed all’estero. Egli desidera far rilevare | che tutto ciò torna in onore dell'Istituto Zoologico di Roma. di Terminate le comunicazioni, si passa alla lettura del nuovo progetto di | —Statuto sociale, ch’ era già stato coordinato da una Commissione eletta in » seno al Consiglio direttivo e composta dei professori Vinciguerra, Neviani e Condorelli. Il Presidente prega il prof. Neviani di dar lettura uno alla volta dei singoli articoli, dando la parola, a quei soci che credano di fare modifi- | cazioni od aggiunte. Discusso ‘ed approvato ogni articolo del nuovo Statuto, v | il Presidente lo mette complessivamente ai voti, e ad unanimità risulta ap- provato dall’ Assemblea. Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza viene tolta alle ore 6 1]2 pom.

Il Segretario

Prof. M. CONDORELLI.

STIATTUTTO

DELLA

SOCIETÀ Z0OLOGICA ITALIANA

ARTI.

La Società Romana per gli studi 3oologici, col primo gennaio 1900.

assume il titolo: SociETà ZooLoGICA ITALIANA, con sede in Roma.

ART. 2.

La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, appoggi morali, possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia animale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi stabiliti dal regolamento, un Bol- lettino contenente i resoconti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biologica, cioè anatomo+ fisiologica, embriologica, paleontologica, siste- matica ecc.; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi.

ARTS.

La Società è composta di tre categorie di soci:

Soci ordinari, distinti in socî a tempo, i quali pagheranno lire Dieci all'anno, e soci a ‘vita se pagheranno lire 200 in una sol volta;

Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue;

3% Soci onorari italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi zoologici, od altrimenti benemeriti della Società.

Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali.

ART. 4.

Le quote dei socî a vita FARANNO PARTE del patrimonio intangibile.

della Società. ART. $.

Chiunque voglia far parte della Società, deve essere presentato da due È

soci ordinari e la sua nomina approvata dal "Consiglio.

ART. 6.

La Società è diretta da un Consiglio, eletto in adunanza generale,

costituito da un Presidente, da due Vice-Presidenti, e da nove Consiglieri. Il Consiglio nomina nel suo seno un Segretario, un Bibliotecario ed un Cassiere-Economo responsabile dei fondi della Società.

Tutti i membri del Consiglio esercitano il loro ufticio ppm >

durano in carica tre anni, e possono essere riconfermati di triennio in triennio. I Consiglieri si rinnovano ogni anno per un terzo,

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STATÙTO DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 7

Nel caso di elezioni generali, nei primi due anni si estraggono a sorte quelli che debbono uscire; dal terzo anno in poi si procede per anzianità di nomina.

ART:-7:

Il Consiglio direttivo è incaricato di compilare i regolamenti interni della Società, della Biblioteca e delle pubblicazioni; di provvedere nel modo più ‘so'lecito più economico alla stampa delle pubblicazioni sociali; di pre- sentare all’Assemblea i bilanci: consuntivo, preventivo e patrimoniale, com- pilati dal Cassiere-Economo; e di compiere tutti gli altri atti di ordinaria

amministrazione. ART. 8.

Le adunanze della Società sono scientifiche ed amministrative.

Le adunanze scientifiche sono pubbliche, e si terranno normalmente in Roma, ogni bimestre, dal novembre al luglio.

Le adunanze amministrative sono private; di esse, quella per le ele- zioni sociali e per l'approvazione dei bilanci, si terrà entro il gennaio di ciascun anno; nella medesima adunanza il Presidente riferirà sommariamente sulle condizioni morali e materiali della Società.

Si potranno però, quando che sia, tenere, in Roma o altrove, congressi ed adunanze generali scientifiche ed amministrative, su proposta del Con- siglio direttivo o di 15 soci; in quell'epoca che l’uno o gli altri crede- ranno più opportuna.

ART. 9.

Nelle adunanze della Società non possono essere trattati argomenti che non siano posti all’ordine del giorno.

ART. 10. In ogni adunanza, le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta di voti. Le adunanze, del Consiglio e dei soci, saranno valide, qualunque sia

il numero degli intervenuti.

ART: 11.

L’anno sociale comincierà dal primo gennaio. Le iscrizioni fatte sino al mese di ottobre si riferiscono all’anno in corso; quelle fatte nei mesi di novembre e dicembre potranno riferirsi all'anno successivo.

I soci che nel mese di novembre non abbiano avvisato la Presidenza che intendono ritirarsi dalla Società, si considerano inscritti per l’anno suc- cessivo. 90° di

I soci debbono pagare la quota annua entro il primo quadrimestre dell’anno sociale. Trascorso un anno, i morosi perdono il diritto di ricevere il Bollettino, ed il Consiglio direttivo potrà radiarli dall’albo sociale.

ART. 12.

Non si potranno fare modificazioni al presente Statuto, che in assemblea convocata a tale scopo dal Consiglio, e debbono essere approvate col voto favorevole di almeno due terzi dei votanti. |

PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA

NELLA REGIA UNIVERSITÀ DI ROMA

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Parole pronunciate il giorno 22 marzo 1900 dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO

Egregi Consoci, 3 i

La mia prima parola suoni augurio vivissimo e sincero alla SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA, che nel modo più retto riconosce la diretta sua provenienza dalla SOCIETA’ Romea s PER GLI STUDI ZOOLOGICI. È

Colla deliberazione del 28 gennaio di questo nuovo anno, Voi, a voti unanimi, voleste riaffermare il diritto legittimo i acquistato fin dal dicembre 1891 quando da Roma, con cir-. A colare stampata, ci siamo rivolti a tutti i cultori della Zoo- | logia in Italia, invitandoli contemporaneamente, senza { re concetti, come senza esclusivismi, a concorrere alla ot n zione di uno speciale Sodalizio, in quel tempo mancante. affatto in Italia. Prendendo allora una larga e schietta ini ziativa, dichiarammo che sede opportunissima per la nove: la si istituzione era questa grande e storica capitale. La qua se in altri tempi fu chiamata Caput mundi, e per un to da; passato considerata simbolo di grandezza, può e deve nel presente e nell’avvenire considerarsi simbolo di pace e di

progresso in tutte le manifestazioni dello spirito umano. E: >

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% PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETA ZOOLOGICA ITALIANA 9

i Per quanto concerne le scienze naturali in generale, e’ la zoologica in modo specialissimo, Roma quanto ogni altra | città, e forse più di tutte le grandi sedi di Scuole Superiori, sentiva non solo il bisogno, ma aveva il dovere di farsi promotrice degli studi da noi coltivati, perciocchè essa se si eccettua l’insigne Carlo Luciano Bonaparte non ebbe mai tali e tanti cultori, quali avrebbe potuto annove- rare. Ma è verità innegabile che mancarono non solo un valido incoraggiamento, ma i mezzi migliori a molti che ‘avrebbero potuto e voluto dedicarsi con perseverante affetto agli studi zoologici. ‘Dopo di avere assunta la direzione del Museo Romano, e fatto un accurato esame del suo contenuto, che era assai scarso, e per la maggior parte in deplorevole stato, non esitai a gettare un grido d’allarme, affermando che manca- vano perfino cose le più indispensabili per lo studio e per dare una regolare istruzione; ma volentieri riconosco che assai prima di me aveva dato il suo giudizio l’ora citato principe «di Canino e Musignano. Il quale nelle sue « Osservazioni | fatte sullo stato della Zoologia in Europa » pubblicate in Firenze nel 1842, scrisse brevi ma assai significanti parole, . sulle collezioni che così egli dice « non giungono ad È essere proporzionate ad una Roma!... » Ed aggiunge che A aveva trasportato nel centro della città il suo Gabinetto colla sua Biblioteca zoologica, per poter « giovare più facil- | mente gli studiosi, affinchè non abbian penuria di tali libri _ e di tali oggetti ». Roma aveva adunque il diritto di possedere collezioni . zoologiche universitarie, accessibili anche al pubblico, le

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| quali non fossero giudicate le più meschine di tutta la Pe- * | nisola, come realmente erano, sono ancora pochi anni. E A tutti ben sanno come, anche dopo il 1870, trascorresse gran _ tempo prima che si pensasse seriamente a instituire un | centro di associazione, atto a favorire in modo specialissimo . lo sviluppo delle ricerche e degli studi della scienza zoolo- | gica, intesa nel suo più largo senso.

Del pari è ben noto a molti, come non prima del-

10 PROF. ANTONIO CARRUCCIO

l’anno 1883, siavi stato in Roma chi manifestò il proposito d’una Società Zoologica Italiana. TI Un eguale desiderio fu assai bene espresso nei passati anni da alcuni fra Voi nel nostro Consiglio direttivo; anzi fu sostenuto il parere di una immediata costituzione di essa . Società Italiana, come risulta dai processi verbali delle adu- nanze consigliari. Ed è pure a conoscenza vostra, come io abbia tenuto parecchie lunghe conferenze con alcuni dei più anziani ed illustri colleghi d’altre città, e particolarmente coi compianti professori Achille Costa e Giovanni Canestrini, quando avevamo opportunità di trovarci insieme per taluna commissione convocata nel Ministero d’Agricoltura e-Com- mercio. Il Canestrini però riteneva come non fosse il caso di fondare in Italia una nuova ed esclusiva associazione di Zoologi, bensì credeva utile una federazione di tutte le So- cietà italiane di scienze naturali, citando quella di Firenze (per la Entomologia), di Milano, Modena, Napoli, Padova, Pisa, ecc. i Queste Società avendo statuti, bollettini periodici, atti o resoconti e bilanci propri, ed annovérando già i più inde- fessi cultori della Zoologia delle rispettive regioni, sembrava al Canestrini che non avesse probabilità di durevole riuscita un’associazione nazionale, puramente zoologica. Quindi il collega di Padova mi rinnovava la proposta di tenere una riunione in Roma di tutti i presidenti delle singole Società di scienze naturali, da tempo più o meno lungo esistenti in Italia, onde poter gettare le basi della grande federazione da lui vagheggiata. « Terremo allora, così mi diceva, quando in una, quando in altra città veri congressi di Naturalisti italiani; ei Zoologi delle varie Società regionali si riuniranno in una Sezione autonoma, i Botanici in un’altra, e così iS vi Geologi e i Mineralogisti. te Ebbi altra volta opportunità di riferire fedelniente a "eg diversi fra voi i concetti che guidavano il Prof. Canestrini, î e qualche altro fra i più esperimentati colleghi con cui mi AE fu dato trattare largamente il delicato argomento e una. SA proposta che aveva in molto del buono. pe

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PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA Il

. ‘Ma noi volevamo procedere molto ponderatamente : i

« Come gente che pensa suo cammino, « Che va col cuore e col corpo dimora »

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secondo le belle espressioni di Dante (1).

Sarebbe al presente cosa superflua richiamare tutte le obbiezioni e tutti gli ostacoli di varia natura pei quali nel dicembre 1891 finì per prevalere una più modesta risoluzione, quella di provvedere dapprima, senza nuovi indugi, alla co- | stituzione di una Società Romana per gli studî zoologici, nella fiducia che se questa, in un conveniente periodo di | tempo, riusciva a dar saggio di efficace operosità, sarebbesi

trasformata in Italiana. I colleghi che. fanno parte del Con- siglio direttivo, sanno come io non fui ultimo a sostenere quest’ultimo concetto. Tanto più a me parve che si dovesse ancora attendere un po’ di tempo, conoscendo per ragione d'ufficio il grandissimo bisogno che avevamo in Roma di un nuovo materiale scientifico, che volevo ordinato nell’inte- 3 resse di tutti gli studiosi. E applicando le parole di un esem- | plare collega e benemerito scrittore, il Prof. senat. Michele . Lessona, più volte ripetei con lui che i Musei non _ devono essere poco più d'un nome; e tali sono quando ab- . biano a mancare di tutto, anche degli oggetti più elemen- tarmente necessarî all'insegnamento » (2). In quel torno di tempo, promisi che avrei insistito nel chiedere ed ottenere altri locali per laboratori e per un’aula | meglio disposta per le nostre adunanze, e non già situata all’ultimo piano del palazzo universitario, e quindi di un ac-

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sa (1) Ved. Div. Comm. - Purg. - Canto II.

(2) Vedi i Naturalisti Italiani di Mic®eLe Lessona Roma Casa Edi- si trice A.Sommaruga, 1884, pag. 33 (biografia di Franco AnpREA BonELLI). Fin __ dal 26 novembre 1883, in cui tenni Ja mia prima prolusione al corso di Zoo- logia nell’ Univ. di Roma, francamente dichiarai quali fossero le condizioni in cui trovavasi il Museo ch’ero chiamato a dirigere, e come anche per adempiere i ai doveri didattici « l’opera d’incremento e di riordinamento » sarebbe stata - dici e non breve. (Ved. pag. 4, 10 e 11 di essa prolus,, estr. dalla Riv. di

Scienze med. e nat. Lo SPALLANZANI, Anno XIII, Serie II, 1884).

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42 PROF. ANTONIO CARRUCCIO

cesso a tutti incomodo e faticoso, e fornita inoltre di lampade a gas. In breve, parmi di essermi adoperato colla maggiore energia onde non tardassero ad avverarsi quelle più favo- revoli condizioni per le quali l’Istituto Zoologico potesse

offrire alla Società ogni più largo e leale aiuto, qual'era nei

miei desiderî.

Oggi, in quest’aula, della quale da breve tempo pos- siamo disporre, porgo i più affettuosi saluti ai molti nuovi soci ordinari e straordinari, presenti in Roma, o per neces- sità di ufficio lontani, che hanno già aderito alla Soczetà

Zoologica Italiana; e non meno cordialmente saluto gli an-

tichi cui si deve se fu felice la esistenza della Società Romana. Per questa abbiamo pienissimo diritto di affermare che ebbe, lo ripeto, un'esistenza non solo felice, ma proficua: e lo di- mostrerò. Ma da Società regionale, diventata nazionale, quale sarà il suo avvenire? A questa domanda che mi è stata ri- volta in questi giorni, non posso rispondere colla sicumèra dei profeti, che non sono più dei nostri tempi; ma rispondo colla più onesta fiducia che proviene dal sapere che vecchi

e nuovi soci hanno il fermo convincimento che in Roma.

debba sentirsi più saldo il sentimento di solidarietà, il quale anche nel campo degli studî scientifici è sempre utile, anzi benefico. Tutti i membri adunque della Società riconoscono l’alta convenienza di serbare nella Capitale la sede sociale. Ma possono tutti avere egual fede? Anche stavolta rispon- derò con sincerità, e dirò: Giudicheremo dai fatti, non dalle altrui intenzioni, le quali ancora non conosciamo integral- mente. Intanto il fatto indiscutibile è questo: che voi con voto

unanime voleste trasformata la SOCIETÀ ROMANA in SOCIETÀ

ZOOLOGICA ITALIANA CON SEDE IN ROMA.

E. siccome amo sovr’ogni altra cosa la verità, e credo

nella efficacia dei fatti compiuti, perciò mi permetterete di SS riassumere quanto affermai, nel gennaio del 1892, perchè parmi che le mie parole abbiano avuto la più desiderabile.

sanzione. | i Io confido, così allora mi espressi, che la nostra Società,

in un periodo di tempo relativamente breve, potrà per sola.

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PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 13

virtù delle proprie opere, acquistarsi valore e considerazione. E feci rilevare come fosse per tutti evidente, che mentre

nella capitale del Regno erano numerose le associazioni di ogni ordine di cittadini, mancasse assolutamente quella de-

stinata a riunire, in un vincolo di fraternità, quanti si dilet-

| tano in particolar modo di quell’ immenso ed importante ramo

della storia naturale ch’è la Zoologia. Perchè, se hanno già da molti anni potuto costituirsi autonome le Società Bota- nica e Geologica, dovrà soltanto la Zoologica rimanere an-

- cora una vana aspirazione? « Sono forse i Zoologi esseri

talvolta quasi selvaggi, o sono attossicatori di medesimi in confronto ai cultori delle piante solanacee, papaveracee e

- simili, oppure sono esseri più duri di molte roccie? » Questo

assai ameno quesito venne formulato moltissimi anni or sono in Firenze: ma l’autore di esso fu il primo a concludere con questa ch’egli chiamava bonariamente sentenza inappella- bile: « Giudico che nei Zoologi, Anatomici, ecc. si può trovare la miglior pasta con cui sono fabbricati gli animali superiori, non sempre bizzosi, per lo più socievoli... ».

Tornando al mio breve discorso del 92, si trova in esso una dichiarazione che bisogna mettere nuovamente in rilievo:

difatti stabilivo che noi volevamo coltivare nel senso più

lato gli studi zoologici, comprendendovi la fauna vivente e

fossile, principalmente sì, ma non già esclusivamente della

| provincia romana, e in modo netto accennavo ad entrambe

le faune delle altre regioni o provincie. Avevamo inoltre presenti gli ardui problemi di Geografia Zoologica che al pari di altri parecchi desideravamo veder sciolti: e più fa-

cilmente lo saranno, quando da una Società centrale venga

dato ogni possibile impulso ed incoraggiamento a coloro che intendono dedicarsi a siffatti studî. Ho pure altre volte insistito nel dimostrare come i gio-

| vaninon debbano limitarsi alla così detta pura sistematica, ma

indagare largamente e profondamente la struttura, lo sviluppo,

le funzioni ecc. degli organismi animali. E siccome dissi che dobbiamo giudicare dai fatti, perciò chiunque ami e possa dare un responso sincero, deve esaminare diligentemente gli

14 PROF. ANTONIO CARRUCCIO

8 volumi pubblicati dalla nostra Società, e vi troverà lavori assai apprezzabili e variatissimi. Senza trattenermi a dire di tutte le note, comunicazioni e rassegne scientifiche, e delle co discussioni fatte in molte adunanze, ricorderò soltanto che in quei volumi vennero pubblicate oltre cento cinquanta co- municazioni.

Data la copia e la importanza degli argomenti trattati, chi oserà negare che si debba alla Società sorta in Roma un proficuo lavoro, del quale non era mai nei precedenti anni avuto esempio ?

Il campo anatomo-zoologico Da difficile e impossibile a percorrere da un solo per intiero, fu dai soci percorso in parti diverse, e in modo abbastanza soddisfacente.

Invero le memorie e le pubblicazioni già pubblicate ri- guardano tanto i Mammiferi, compresi parecchi esotici, quanto un grandissimo numero di Uccelli, di Rettili, Anfibi, e Pesci. Tra gli Autori sonvi egregi studiosi non residenti in Roma,. quali l’Andreini in Firenze, l’Ardu-Onnis in Cagliari, l’Arrighi- Griffoli in Lucignano (Toscana), il Cecconi in Fano, il De Ve- scovi trentino, il M. Luzzi in San Severino, il Marcialis in. Cagliari, il Paolucci in Ancona, ecc. i

Fra iresidenti è superfluo che vi dimostri come abbiano dato buonissimi contributi l’ Angelini, il Falconieri di Carpegna, Gatti, Lepri, Marchesini, Patrizi, Fositano, Vinciguerra ecc. 0 che trattarono di molte specie di Vertebrati.

Dell’opera mia e di quella dei miei assistenti Condorelli | ed Alessandrini ecc. è naturale che non vi parli. | È

Per non andar troppo per le lunghe voglio solo accen- nare che sugli altri tipi animali fecero, da diverso punto di vista, importanti comunicazioni non solo diversi fra i già menzionati colleghi, ma più altri, parte non residenti, parte di sì; quali il Balbi, Bernabei, Buglioni, De Filippi, De Fiore, De Marassovich, De Leo, Manzone, Meli, Neviani, Pavesi Pietro, si Pecori, Rizzardi, Rossi, Silvestri, Tiraboschi, Valentini ecc. Ed il Meli trattò ancora interessanti argomenti di Paleozoologia.

Si ebbe, dunque, una buona messe di ricerche e di studi sopratutto per l’Ornitologia, Erpetologia ed Ittiologia; e\non

ì » PER LA INAUGURAZIONE DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 15

meno ricca fu per l’Entomologia, Briozologia ed Elmintologia. Di questi diversi rami del grande albero zoologico quando mai vi fu in Roma chi così largamente se ne occupasse, prima del rinovellamento dell’Istituto Zoologico Universitario e della fondazione della nostra Società ? I tentativi per at- traversare la via che fu percorsa,-e vuolsi percorrere, fanno maggiormente rilevare la vostra benemerenza, perciocchè devesi al fermo e buon volere ed agli onesti studi vostri, e in pari tempo alla puntualità con cui quasi tutti versarono

“la tenue quota annua, se non solo vennero pubblicati e pun-

tualmente pagati i Bollettini, ma si fece fronte a tutti i bi- sogni. Potete quindi andar alteri di questo fatto; ed è che

mentre alcune pompose associazioni pescano RISTCERR

nella cassa pubblica, Voi, senza chieder favori o sussidii a chic- chessia, faceste unico assegnamento sulle sole risorse sociali. E se non piacesse a taluni la fierezza di nature ‘indipendenti, tuttavia tale fierezza amerei di mantenere costante insieme a Voi, avendo sempre presenti le parole di un egregio scien- ziato, il Dott. Chevandier de la DrOme, il quale nel 1891 presiedendo in Parigi una delle più importanti Società, quella

d'Igiene, disse che se egli si era inscritto « nelle sue fila,

se era orgoglioso di aver accettato la presidenza, fu perchè

la Società medesima aveva saputo affermarsi per suo solo merito; perchè sapeva e poteva vivere della sua indipen- denza e della sua forza: ed è con tali preziose qualità che

| essa intende di acquistare novello vigore ».

Egregi consoci, proseguite con fermezza e concordia l’opera vostra: potrete così ottenere che essa riesca nell’av-.

‘venire non solo non inferiore, ma più fruttuosa che nel pas- _ sato, E se vi fosse chi per malignità o per burbanza vi negasse l'augurio di un migliore avvenire, siate sicuri che un largo ‘compenso lo aveste già nell’augurio serenamente fattovi da colleghi sommi e spassionati. Vorrete forse dimenticare che

01 Méebius di Berlino, il Claus e lo Steindachner di Vienna,

lo Zittel di Monaco, il Leiickart di Lipsia, l’Haeckel d’Jena, w ‘il Flower, il Ginther ed Huxley di Londra, l'A. Milne-Ed-

È:

25

wards e l’Emile Blanchard di Parigi, il Vogt di Ginevra, e

5 SAREI E RAI TOTLI CICATNE ZORO]

16 PROF. ANTONIO CARRUCCIO

l’Edm. De Selys-Longchamps di Liegi, avevano già giudicato la nostra Società, dopo d’aver per due anni tenuto dietro alla

sua operosità? E fra gl italiani ricordate, fra gli altri, un.

giudice veramente equanime, quale fu il M. Lessona (1). Essi accettando una nomina ben meritata, non si dica. che furono soltanto squisitamente cortesi, perchè invece pro-

nunciarono liberamente giudizi che valgono mille auguri .

ed incoraggiamenti.

Il prof. Flower conchiudeva una sua lettera facendo voti” perchè la nostra Società continuasse « sempre a prosperare ed a prestare i suoi importanti servigi alla scienza ». Il

dottor Giinther così mi scriveva : « Debbo anche ringraziarla.

per le pubblicazioni della Società nella lettura delle quali ho preso il più grande interesse ».

« Auguro ogni successo a questa Società che si è già

‘resa così benemerita ». _ Il venerando senatore Prof. De Selys-Longchamps, che m'aveva già scritto una prima volta con le più gentili pa-_

(1) La lettera del compianto Lessona fu letta" in un’adunanza della Società nel 1893, e non può dispiacere a quelli che non si trovarono a quell’adunanza che la lettera medesima, nella sua integrità, sia posta a loro conoscenza :

ia Forino, addi 17 Gennaio 1893. REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE ; DI

TORINO

SIN

Chiarissimo Signore e Collega,

plauso della Società Romana per gli Studi Zoologici mi onora e mi

commove profondamente. Ella sa che 70 apprezzai subito tutto il valore di questa Società appena essa venne istituita, sa che mi rallegro ora moltissimo nel vedere così bene compiuti i miei prevedimenti.

lo La prego di voler far gradire alla Società, cui Ella degnamente presiede, ©

i ringraziamenti e di volerli pure gradire personalmente, insieme ai più caldi auguri di bene. DE Della S. V. dev.mo Chiar.mo Prof. AntoNIO CaRRUCCIO MicHeLE LESSONA

- a

Presidente ua

della Società Romana per gli Studi Zoologici. i A,

PER LA INAUGURAZIONE’ DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA 17

role di gratitudine, in una seconda lettera diceva : « Vi scri- vevo che la giovinezza della Società vostra era un grande vantaggio, e manifestavo grande fiducia nel suo avvenire scientifico. Constato oggi con gioia che le mie previsioni

| erano giuste, come ne trovo la prova leggendo i due volumi

ricevuti, nei quali abbondano ricerche e osservazioni molto rimarchevoli ». (1)

Non meno belle e lusinghiere sono le espressioni di un altro competentissimo giudice, il compianto Prof. Carlo Vogt,

il quale ci scriveva esser « fiero di portare il titolo di mem-

#

bro onorario della Società Romana per gli Studi Zoologici. Fo voti, aggiungeva, che essa progredisca, aumenti e occupi uno dei primi posti fra le società scientifiche del mondo ci-

vilizzato ».

. Voi sapete che « questo mondo civilizzato » ci ha spon- taneamente contraccambiato, e spesso per il primo chiese a noi le fatte pubblicazioni; e se in breve tempo disponiamo

; già di una raccolta ricca e pregevolissima di periodici scien-

tifici, principalmente zoologici, di atti accademici e di doni

che ci arrivano da tutte le parti di esso mondo, non avrete la prova evidente della considerazione nella quale è tenuta

la nostra Società ?

Egregi Consoci,

A me ora non resta che ringraziarvi della vostra bene-

volenza, e far voti vivissimi perchè il lavoro fecondo della

SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI non solo sia

continuato, ma venga sempre accresciuto con una vita at-

tiva dalla SoctETÀ ZOOLOGICA ITALIANA. - E finisco coll’affer- mare a nome vostro che quanti altri benevolenti chiederanno di contribuire al nostro lavoro saranno sempre a con. | sincerità fraterna.

(1) Vedansi le lettere originali, tradotte, dei predetti scienziati, le quali

| vennero pubblicate nel Vol. III del Bollettino della Società, 1894, pag. 118-124.

Bollettino della Società Zoologica Italiana. 2

+ rene DI. LE NEVER TA

PARTE II.

Comunicazioni scientifiche

dovra uno scheletro completo di BALABNOPTERA ROSTRATA

Presentazione e breve illustrazione fatte alla SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA dal prof. ANTONIO CARRUCCIO

(Adunanza generale del giorno 22 marzo 1900)

PARTE II.

SOMMARIO DEI CAPITOLI.

I. Condizioni in cui si trova l’intiera armatura scheletrica. Come scarse finora siano state le notizie date da scrittori

italiani, e non su tutte ma solo su alcune parti di essa armatura

(ben inteso riguardanti la B. ROSTRATA). Di un’altra re- centissima cattura fatta a Croisic. Balenottera di Carloforte. II. Dimensioni generali e peso netto dello scheletro.

III. Numero totale delle ossa che compongono : 1. la colonna vertebrale; 2. la testa; 3. gli arti toracici 5 4. gli archi costali e lo sterno.

IV. Delle ossa meritevoli di maggior considerazione e pri- mieramente di alcune fra le più importanti vertebre delle singole regioni dell’asse rachidico. l

V. Esame di diverse ossa craniche e facciali. Caratteri

speciali della cassa timpanica în questa upccr di Balaenoptera. Capacità cranica. VI. Dell’articolazione temporo- «mascellare în particolare.

VII. Delle ossa formanti le pareti toraciche. Conforma-

zione caratteristica dello sterno. VIII. Costituzione anatomica degli arti toracîci. - Forma ecc.

dei loro diversi segmenti : 1. scapolare; 2. bracchiale ; 3. an- tibracchiale: 4. carpo-metacarpeo e digitale Comparazioni

e considerazioni diverse sulle natatoie pettorali d'altri Balenidi.

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SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI UNA BALAENOPTERA ROSTRATA 19

IX. Riassunto. Appunti bibliografici e critici sulle prin- cipali memorie e sulle tavole illustrative dello scheletro della BALAENOPTERA ROSTRATA n confronto a quella ora posseduta dal Museo Romano.

X. Aggiunte riguardanti la preparazione in pelle del sud- detto bellissimo esemplare catturato a Porto S. Stefano (Spes- sore, peso ecc. della cute). Habitat della BALAENOPTERA ROSTRATA Opinioni prevalenti sulle cause per cui nel nostro Mediterraneo sonosi insolitamente fatti frequenti: diversi Ce- tacei. Cenno sui Cetacei che in epoche diverse risultano presi nel mare della Provincia di Roma.

È

Condizioni in cui si trova l’intiera armatura scheletrica.

| Sono lieto che abbiate lo scheletro sotto gli occhi per : poterne fare quel più accurato esame che a Voi piaccia: e «non solo oggi, ma per diversi giorni lo lascierò qui esposto prima di farlo trasportare nella sala della collezione generale dei Mammiferi. In questa stessa aula potranno pure, a co- . minciar da domani, esaminarlo gli studenti, che in Roma, credo, non abbiano facile opportunità di poter. vedere ben . davvicino uno scheletro completo neppure del più comune

fra i Cetacei. Mai grossi scheletri pare che nell’Ateneo Ro- «- mano abbiano ‘sempre avuto cattive sorti... Comunque, que- sta è la prima volta che può collocarsi entro il Museo Zoo- logico un esemplare i pelle e una preparazione scheletrica completa di Balenide. Di queste importanti preparazioni ben sapete come se ne ammirino talune assai pregevoli in parecchi Musei italiani, per tacere degli stranieri.

. . Lo studio di tutte le parti della presente armatura sche- letrica potei farlo completo e particolareggiato. Avendosi | però molti ed importanti argomenti posti all’ordine del giorno | per questa prima adunanza generale della Società Zoologica Italiana e vi ringrazio, perchè siete intervenuti così nu- | merosi, è dover mio di lasciar oggi da parte diverse par-

20 ANTONIO CARRUCCIO

ticolarità morfologiche e comparazioni, per le quali ho qui già pronta, come vedete, una comunicazione manoscritta di molte. pagine. Ma non è alle minute particolarità osservate che darò maggiore importanza di quella che debbano avere; nuoce l’omissione di una parte di esse a quanti hanno o possono

avere davanti a lo scheletro della Balaenoptera. Farò

adunque una precisa indicazione riassuntiva dei precipui ca- ratteri osteologici che meco potete verificare.

Mancando nel nostro Istituto quelle comodità che si os- servano in altri, principalmente per compiere lavori riguar- danti Vertebrati di grossa mole, temevo che la preparazione non potesse farsi colla desiderata sollecitudine, riuscire così bella, e lasciatemelo dire, perchè credo di dire la verità, così perfetta. Voi, del resto, sapete che uno scheletro di Ce- taceo può presentare difficoltà maggiori che non offrono altri scheletri di Mammiferi: or bene, le abbiamo superate. Le ossa, intatte sotto ogni rapporto, non hanno più traccia di grasso o di untume. Non sono trascorsi ancora tre mesi che vi ho detto come fidassi « nella diligenza del nostro tassi- dermista ». Ora potete affermare se mi sono o no bene apposto. Leg

Le grandi preparazioni scheletriche, affatto complete delle specie diverse di Cetacei, come ebbe ad osservare uno dei più competenti scrittori di Cetologia, il prof. Paolo Ger- vals, non vedono che nei « grandes musées des diffé- rentes nations ». E soggiungeva, come quasi a gara, essì cerchino di creare collezioni di questi animali marini e dei loro scheletri « pour l’accroissement desquelles ils font chaque jour des sacrifices considérables ». Tal quale come avviene fra noil... 1

Come scarse finora siano state le notizie date da scrittori italiani.

Nella prima parte di questo lavoro (Comunicazione pre- ventiva presentata alla Società Romana per gli Studî Zoo-

ì

PS

logici nell'adunanza generale del 27 dicembre 1899) non solo

ho riterito le precise parole del prof. Ranzani, ma ho ac-

SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 21

cennato a qualche altro scrittore italiano, che in modo par- ticolare potè studiare parti interessanti dello scheletro della Balaenoptera rostrata: ed è il prof. Giov. Capellini (1).

Fra quelli che scrissero di proposito sullo scheletro della 2. rostrata, io, in Italia, non conosco che il Capellini, ora menzionato. Dirò pure della nota del Richiardi della: Università di Pisa. Citerò in fine quelli stranieri che pure di proposito si occuparono di questa specie.

L'importante memoria del Capellini ha per titolo: Sulla Balenottera di Mondini, Rorqual de la Mer Adriatique di G. Cuvier - Con bellissime tavole - Bologna, tipi Gamberini e Parmeggiani, 1877. (La mem. è estratta dal t. VII della serie III delle M. d. Accad. d. Scienze d. M. di Bologna, e fu letta nella Sezione 15 febbr. 1877). |

Il lavoro del secondo s'intitola: Sulle variazioni indivi- duali della Balaenoptera musculus, con due buone tavole in cui è raffigurata la sola testa ossea (Nota presentata nel l’adun. del 31 maggio 1874 alla Società toscana di scienze naturali residente in Pisa Estr. dagli Atti, vol. I, fasc. 3. 1875). L’aut. a pag. 11-12 scrive che nel trattare delle va- riazioni individuali della B. musculus non può « tralasciare di dire brevi considerazioni intorno al teschio che trovasi nel Museo di anatomia comparata della Università di Bologna, proveniente da un individuo che fu portato nella pescheria di quella città nell’anno 1871, ecc. ». E prosegue con queste precise parole: .

« Il professore V. Beneden, visitando nel 1874 quelle col- lezioni, ha fatto avvertire che il suddetto teschio non è di . B. musculus ma di B. rostrata. Io non divido con lui tale opinione, perciò ho creduto opportuno pubblicare una figura . (tav. IV), colla quale potranno essere meglio apprezzate le ragioni per le quali non convengo sulle sue apprezzazioni. . Prima di tutto finora nessun individuo di B, rostrata fu mai

(1) Deve correggersi il cognome del chiar. professore di Bologna che per

| Svista tip. nella prima parte (Comunicazione preventiva) venne indicato con

doppio p, anzichè con un solo (Bollett. della Soc. Rom. per gli Studi Zool., —_— fasc, IIL IV e V, 1899, pag. 99 e Al).

24 ANTONIO CARRUCCIO È

Si aggiunge poi che, secondo il direttore del Museo di Nantes il Cetaceo è « un Rorqual ou Baleinoptère, à museau pointu, Balaenoptera rostrata, animal voisin des vrais baleines en bon état de conservation, espèce rare, dont aucune capture jusqu’à ce jour, n’à été constatée sur le cOtes de ce dépar- tement ». 1

. Vengono quindi esposti i caratteri che corrispondono tutti a quelli dell'esemplare che mi fu dato acquistare pel Museo Universitario, impedendo a tempo il rinnovarsi del var- dalismo di cui si ebbe recente prova in Roma (1). Quella adun- que di Croisic è pure una Balenottera, alquanto più lunga di quella nostra di Porto S. Stefano. Non trovo finora nei giornali letti alcun dato riguardante il peso totale del corpo dell'esemplare di Croisic. Ma in uno di essi, dopo un po’ di storia sulle catture fatte in Francia, si danno due notizie importanti, specialmente quella che riguarda il canale en- . terico. Questo non potei esaminarlo, perchè, come dissi, i pe- scatori di Porto S. Stefano gettarono in mare quasi tutti i visceri intraddominali e intratoracici. Per la necessaria

esattezza preferisco riferire le parole dei giornali di Nantes.

« . .. + Depuis 1780, époque à laquelle cette espèce è été distinguée de ses congénéères, les rares captures faltes sur le còtes de France ont permis de sauver plusieurs sque- lettes et d’exécuter le moulage d’un jeune spécimen de 3 m. 60 échoué au Havre. Mais aucun spécimen préparé n’existe dans les collections francaises ». E finalmente dalla lettura dei predetti periodici rilevo che le intestina avevano ancora la grossezza di « une bouteille d’un litre ». La lunghezza dell’intiero canale enterico era di 45 litri; lo si trovò riboc- cante « d’écailles de sardines et harengs ».

La pelle, una volta isolata, aveva in diverse regioni

uno spessore di quasi 4 centimetri, ed in totale pesava da

4 a 500 chilogrammi.

(1) Quanti esattamente conoscono i fatti riguardanti la gigantesca Testug-.

gine presa a Civitavecchia, ed il bell’esemplare di Foca & di Porto d’Anzio, non hanno bisogno di schiarimenti.

. È

SOVRA UNO SCHELETRO CGOMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 25

Dirò a suo luogo, e più esattamente, quale era lo spes- sore, secondo le varie parti del corpo, ed il peso della pelle dell'esemplare della Balenottera del Porto di S. Stefano.

Balenottera di Carloforte.

Mentre correggevo le bozze di stampa mi si manda da Cagliari la seguente notizia, tolta dal giornale L'Unione Sarda del 30 marzo 1900. Credo opportuno di riprodurla tal quale, cioè senza alcun commento, perchè sono privo di qualunque dato più preciso per confermare o no l’istessa notizia, o per rettificarla; ciò, se sarà il caso, farò con una nota in fine al presente lavoro.

« Ieri mattina, 28 marzo 1900, una piccola balena ve- niva a dare in secco nei bassi fondi di Tacca ossa e la Punta, presso Carloforte (prov. di Cagliari).

« La presenza dell'enorme cetaceo aggirantesi nei detti paraggi in cerca di uscita, veniva tosto avvertita da una

barchetta che trovavasi in quel luogo, e di cui l’animale si

era posto a seguire i movimenti, quasi volesse implorare aiuto per uscire dal laberinto in cui si era messo. Dopo poco, essendosi sempre più avvicinato alla spiaggia, arenava e veniva quindi tratto sulla riva, dove ad ammirarlo, una folla immensa si recava ieri dopo pranzo, attiratavi dalla

“curiosità di vedere un cetaceo, la cui specie è sconosciuta

nei nostri mari, e la cui comparsa quindi costituisce sempre un fatto raro ed interessante del lato scientifico.

« Si riconobbe trattarsi di una balenottera gruppo diverso dal gruppo balene, propriamente detto ben ca- ratterizzato e distinto dai fanoni di cui è provveduto nella

«mascella superiore e dalla natatoria dorsale di cui è | sprovveduta la vera balena franca.

« Misura la lunghezza di m, 10,50 ed è un magnifico

| esemplare della specie ».

25 ANTONIO CARRUCCIO 4

Si aggiunge poi che, secondo il direttore del Museo di Nantes il Cetaceo è « un Rorqual ou Baleinoptère, à museau | pointu, Balaenoptera rostrata, animal voisin des vrais baleines en bon état de conservation, espèce rare, dont aucune capture | I jusqu’à ce jour, n’à BIO constatée sur le cotes de ce dépar- | temeni ». de.

Vengono quindi esposti i caratteri che corti poser E tutti a quelli dell'esemplare che mi fu dato acquistare pel Museo Universitario, impedendo a tempo il rinnovarsi del a > = dalismo di cui si ebbe recente prova in Roma (1). Quella adun- que di Croisic è pure una Balenottera, alquanto più lunga di quella nostra di Porto S. Stefano. Non trovo finora nei 5 giornali letti alcun dato Susie il peso totale del corpo dell'esemplare di Croisic. Ma in uno di essi, dopo un po’ di 7: r storia sulle catture fatte in Francia, si danno due notizie. A importanti, specialmente quella che riguarda il canale en- |

| terico. Questo non potei esaminarlo, , perchè, come dissi, i peo ì scatori di Porto S. Stefano gettarono in mare quasi tutti #5 "i visceri intraddominali e intratoracici. Per la necessaria. = esattezza preferisco riferire le parole dei giornali di Nantes.

< . Depuis 1780, époque à laquelle cette espèce da été dabncata de ses congénères, les rares captures faites | sur le còtes de France ont permis de sauver plusieurs sque- lettes et d’exécuter le moulage d’un jeune spécimen de da m. 60 échoué au Havre. Mais aucun spécimen préparé n “existe © dans les collections francaises ». E finalmente dalla lettura a dei predetti periodici rilevo che le intestina avevano anco: la grossezza di < une bouteille d'un litre ». La lunghezz dell’intiero canale enterico era di 45 litri; lo si trovò riboe- | cante < d’écailles de sardines et harengs ». Sa

La pelle, una volta isolata, aveva in diverse ; ves uno - spessore di quasi 4 centimetri, ed in totale DIRI 4 a 500 chilogrammi.

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SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 25

Dirò a suo luogo, e più esattamente, quale era lo spes- sore, secondo le varie parti del corpo, ed il peso della pelle dell'esemplare della Balenottera del Porto di S. Stefano,

Balenottera di Carloforte.

Mentre correggevo le bozze di stampa mi si manda da

Cagliari la seguente notizia, tolta dal giornale L'Unione Sarda

del 30 marzo 1900. Credo opportuno di riprodurla tal quale, cioè senza alcun commento, perchè sono privo di qualunque dato più preciso per confermare o no l’istessa notizia, o per rettificarla; ciò, se sarà il caso, farò con una nota in fine al presente lavoro,

« Ieri mattina, 28 marzo 1900, una piccola balena ve- niva a dare in secco nei bassi fondi di Tacca Rossa e la Punta, presso Carloforte (prov. di Cagliari).

« La presenza dell’enorme cetaceo aggirantesi nei detti paraggi in cerca di uscita, veniva tosto avvertita da una

barchetta che trovavasi in quel luogo, e di cui l’animale si

era posto a seguire i movimenti, quasi volesse implorare aiuto per uscire dal laberinto in cui si era messo. Dopo poco, essendosi sempre più avvicinato alla spiaggia, arenava e veniva. quindi tratto sulla riva, dove ad ammirarlo, una folla immensa si recava ieri dopo pranzo, attiratavi dalla curiosità di vedere un cetaceo, la cui specie è sconosciuta nei nostri mari, e la cui comparsa quindi costituisce sempre un: fatto raro ed interessante del lato scientifico.

« Si riconobbe trattarsi di una balenottera gruppo diverso dal gruppo balene, propriamente detto ben ca- ratterizzato e distinto dai fanoni di cui è provveduto nella

“mascella superiore e dalla natatoria dorsale di cui è sprovveduta la vera balena franca.

« Misura la lunghezza di m, 10,50 ed è un magnifico

| esemplare della specie ».

26 ANTONIO CARRUCCIO

H.

Dimensioni generali. e peso netto dello scheletro. (Ved. l'unita tavola)

Ora che l'armatura scheletrica della nostra B. rostrata è ben preparata, con le ossa e còn le cartilagini perfettamente asciutte, e sono a posto queste ultime fra le rispettive superfici e cavità articolari, abbiamo nuovamente misurato l'istessa armatura. Seguendo una linea retta, troviamo che la lun- ghezza totale, dall’apice del muso all'estrema vertebra coc- cigea, è ridotta a metri 4 e 39 cent. La lunghezza del Cetaceo, coperto cioè da tutte le parti molli, ed appena trasportato nell'Università vi ho detto nella comunicazione preventiva del 27 dicembre 1899 ch’era di 4 m. 75; si ha dunque una diminuzione di 39 cent., che sta in proporzione con la man- canza delle predette parti molli, e-più coll’essiccamento delle fibro-cartilagini interposte ai corpi delle vertebre. |

Si sa che quasi tutti quelli che scrissero intgrno all’osteo-

logia dei Cetacei, se poterono misurarli intatti, cioè poco dopo catturati, e quindi ripetere le misure dello scheletro comple- tamente preparato ed essiccato, tennero conto della indicata diminuzione di lunghezza; la quale naturalmente è in rapporto collé dimensioni generali proprie, secondo la specie e l’età degli esemplari catturati, e del grado di essiccamento dei tes- suti cartilaginei. Fra gli esempi diversi che potrei citare, pre- ferisco ricordare quello riguardante la Balena presa in Ta- ranto nel febbraio 1877 (Balaena Biscayensis Eschricht), che era lunga 12 metri. « Dopo la macerazione e l’essiccamento delle cartilagini intervertebrali la lunghezza totale dello

scheletro arriva oggi a stento ai 9 metri. Dunque vi è una

perdita in lunghezza di metri 2,50 » (1). Il peso netto dello scheletro intiero della 2. rostrata di

Porto S. Stefano (detratto esattamente il peso dell'armatura

(1) Così scriveva il prof. Fr. Gasco nella sua particolareggiata mem. con nove tavole, intitolata: Intorno alla Balena presa in Taranto nel Febbraio 1877. Napoli, Tip. dell’Accad. R. delle Scienze, 1878, pag. 18.

SOVRA UNO SCHELETRO COMPLETO DI BALAENOPTERA ROSTRATA 27

1 n_rrr_rr—rrrrTTrr_r———————————“————€< 1eFT*"ss{a égéeremwreài;

interna di ferro) è di 43 chilogr. e mezzo. E siecome annunciai

che il peso del Cetaceo alla stazione di Orbetello fu ricono-

sciuto essere di 880 chilogr., e quello dei visceri prima estratti di 80 chili, cioè un peso totale di circa 960 chilogr.,

così sottraendo da questo i 43 chilogr. e mezzo, peso proprio

dello scheletro essiccato, restano 916 chilogr. e mezzo quale

peso di tuttii diversi tessuti ed organi molli. S'intende bene

da tutti che sensibilmente più elevato doveva essere il peso dello scheletro medesimo, se lo si fosse potuto pesare allo stato fresco, con tutte le sue parti costituenti. è possibile oggi di calcolare esattamente quale sia la diversità del peso prima e dopo l'avvenuto essiccamento.

III.

Numero totale delle ossa che compongono la colonna vertebrale.

Nello studio dello scheletro è più razionale che si abbia a cominciare dalla colonna vertebrale p. d.

Questa, nel nostro esemplare, risulta formata da 46 ver- tebre, delle quali 19 sono cervico-dorsali, e 27 lombo-caudali.

Delle 7 cervicali la 12 od atlante si presenta più corta delle 6 seguenti, ma di un’eguale altezza di quella della 22 e 3.2 Per poter studiare, come lo merita, questa 12 vertebra, da parecchi descritta in modo superficiale, l’ho temporanea- mente isolata dalle altre. Essa ha un diametro trasversale mas- simo, misurato da un apice all’altro delle sue apofisi trasverse,

di 21cent.; ed un diam. verticale (altezza) di 15 cent. e 1/,,

compreso l'apice del tubercolo posteriore, ch'è rivolto al- l’ingiù ed acuminato, a differenza degli altri tubercoli delle

| seguenti vertebre cervicali, i quati sono ottusi, od appena | appuntiti, non inclinati, ma rivolti all’indietro ed in alto.

Si sa che tanto nel mezzo dell’arco anteriore, quanto

in quello dell'arco posteriore di queste vertebre, si ha una

piccola sporgenza cui fu dato il nome di tuberculum anticum et t. posticum; ma in questa regione cervicale i rialzi ossei

i

28 ANTONIO CARRUCCIO

non hanno la forma di tubercoli come in altri mammiferi, bensì quella apofisaria. ai

Il corpo dell’atlante nella linea mediana della faccia inferiore è alto 3 cent. e */,, e in quella della faccia supe- riore (arco posteriore) l'altezza è di 4 cent. e 1/,.

Le apofisi trasverse, alquanto inclinate dall’alto in basso, sono lunghe 23 mill.; alla loro base hanno una largh. di 50 mill., ed all'apice, ch’è smusso ed indiviso, misurano 35 millimetri, 4

I due archi della 12 vertebra, come le due masse late- rali, sono fra loro perfettamente saldati.

La superficie articolare condiloidea, destra e. sinistra, della 18 vert. cervicale offronsi concave in guisa che la maggiore escavazione sta in basso e all’interno: si ha adun- que, a ciaschedun lato, una superficie sempre più inclinata e concava a cominciar dall’apofisi trasversa fino al contorno del foro vertebrale, e precisamente fin presso alla inserzione del legamento trasverso, che trovai ben conservato. Questo, ch’ è assai sviluppato, ha un diametro trasversale di circa 9 cent.; ed una antero-posteriore di 3 cent. La forma delle predette superfici articolari o condiloidee, chiamate pure cavità glenoidi dell’atlante, è quasi elissoidea, col maggior diametro di cent. 9; ed il minore o trasverso di cent. 6.

Il foro vertebrale della 12 vertebra cervicale è ampio più degli altri successivi, con un diam. trasv. di 66 mill., ed uno antero-poster. di 57 mill. La forma del foro medesimo è quasi perfettamente rotonda, mentre nelle altre vertebre tende a diventare sempre più ovoidale. |

Alla faccia superiore dell’atlante si vede la doccia con- vertita in foro. da un legamento, pure ben conservato; nel qual foro dovea passare il nervo cervicale e l’arteria vertebrale. i

(Continua).

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I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI

Comunicazione alla Società Zoologica Italiana dal prof, RAFFAELLO BELLINI

Le prime notizie sui molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di Napoli ci furono date nella prima metà di questo secolo dal Philippi (1) e dal Costa (2), ma le loro opere 0g- gidì sono rarissime e le loro ricerche sono divenute del tutto insufficienti.

Nella stessa epoca e posteriormente seguì qualche breve nota-catalogo (3), che non colmò certo la lacuna, ed io stesso pubblicai due anni addietro in un brevissimo riassunto ge- nerale, seguito da due appendici (4), una lista dei molluschi terrestri ‘e fluviatili viventi nella provincia di Napoli, sia raccolti da me stesso, sia riportati dietro citazioni di ‘autori. Fu questo un primo saggio di uno studio che da parecchi

(1) Priuipi R. A. Enumeratio molluscorum Siciliae, cum viventium tum in tellure tertiaria fossilium Vol. I, Berolini 1836; Vol. II, Halis Saxonum 1844.

(2) Costa O. G. Catalogo ragionato dei testacei delle due Sicilie Na- poli 1829. (3) Scacchi A. Catalogus conchyliorum Regni Neapolitani Napoli 1836.

Edizione seconda 1857.

Costa A. Molluschi di Capri. Nella Statistica fisica ed economica del- l’ isola di Capri, pubblicata nel vol: II, parte prima, 1840, degli Atti dell’Accademia degli aspiranti naturalisti, fondata dal Dott. 0. G. Costa. i

CesatI V. Molluschi raccolti nel R. Orto Botanico di Napoli Boll. Soc. Malacologica Italiana, Pisa 1875, pag. 225.

CastRIOTA - ScanpERBEG. A. Aggiunte alla nota del Dott. R. Bellini sui molluschi terrestri e fluviatili della provincia di Napoli Rivista Italiana di Sc. Natur., anno XIX, Siena 1899. numeri 1 e 2.

(4) Bellini R. Malacologiae terrestris et fluviatilis neapolitanae synopsis , Riv. It. di Sc. Natur., anno XVIII, numeri 7 e 8, Siena 1898. Appendice alla Synopsis. Id. Anno 1899, numeri 3 e 4.

Ulteriori osservazioni sui molluschi terrestri e fluviatili dei dintorni di

Napoli. Id,, numeri 9 e 40, 1899,

30 RAFFAELLO BELLINI

anni avevo iniziato su questo interessante soggetto, avendo

ricercato in ogni località esplorabile, consultati libri, colle- |

zioni private ed ogni altro mezzo che avesse potuto aiutarmi nello scopo prefissomi. Oggidì posso dire di aver raccolto tutto il materiale necessario per una monografia sui molluschi

extramarini della classica regione partenopea, che solo per.

comodità di studio intendo limitata nel semicerchio compreso tra le isole d’Ischia e di Capri, diverse per costituzione lito- logica come la contrada tra esse racchiusa, ossia la regione vulcanica e quella calcarea, la prima suddivisa in trachitica o flegrea, e basaltica o vesuviana, separate l’una dall’altra dal fiumicello Sebeto; la seconda comprende l’isola di Capri e la Penisola Sorrentina. Avremo quindi due diverse faune

malacologiche terrestri, che si modellano sulle due varie na-

ture geologiche del suolo; ma la fauna della regione cal-

| carea, come facilmente si comprenderà, è la più ricca in

specie e la più numerosa in individui. È Con questa contribuzione intendo far conoscerè i risul: tati di più anni di ricerche nell’isola di Capri, che per il suo

carattere insulare, le sue condizioni climatiche e la sua na-

tura litologica possiede una fauna di molluschi ricca ed ab- bondante, che ha molta analogia con quella siciliana e po- chissima con quella del vicino continente, eccettuata la Re- gione Sorrentina avente fauna quasi identica, sebbene non paragonabile per abbondanza di forme a quella della pros- sima e celebre isola. |

Sorrentina da un tratto di mare di tre miglia (Bocca piccola di Capri); dista 19 miglia da Napoli ed ha circa 10 km.? di area. Geologicamente risulta di calcare cretaceo, con lembi di eocene e tufi sanidinici di trasporto. La sua natura ricca

di paesaggi, di siti rupestri e selvaggi ed il suo clima deli-

zioso contribuirono sin dai remoti tempi a renderla un luogo

Capri, l'isola delle sirene degli antichi, giace all’ingresso | meridionale del golfo di -Napoli ed è divisa dalla Penisola .

frequentatissimo e molti vi furono quindi che studiarono Ie.

sue naturali produzioni.

Se abbondanti vi sono i molluschi terrestri, scarsis- imi sono quelli d’acqua dolce per la mancanza assoluta.

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I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 31

d’acque stagnanti, non essendovi nell'isola che pochissimo piano. Anche le sorgenti difettano. *

A Capri è notevole la distribuzione ipsometrica delle specie.

Ho osservato che la successione delle forme dal basso in alto procede in ragione diretta dell’ elevatezza della spira in ogni genere ben circoscritto; vale a dire che rimanendo costanti la forma propria ed è? caratteri della conchiglia in ciascun genere le specie più acute sono quelle che vivono ad altezza maggiore.

Un’eccezione che pur conferma la legge è. data dalla Rumina decollata, L. sp., che vivendo quasi al livello del mare ha l’apice della conchiglia troncato e ciò in tutti i luoghi dove abita; esemplari sviluppati ad apice integro si raccolgono raramente al limite superiore in cui la specie

suddetta vive. In seguito a queste osservazioni ho potuto distinguere nell'isola di Capri tre zone ipsometriche ben limitate com- prese tra il livello del mare e la vetta del Monte Solaro, massima elevazione dell’isola.

Queste zone sono caratterizzate da una o più forme do- minanti, esclusive della zona, a cui se ne accompagnano altre, che chiamo forme concomitanti, le quali possono vivere anche ai limiti di contatto delle zone prossime ; le forme sud- dette sono più o meno uniformemente distribuite in tutta la zona o caratterizzano punti limitati (sotto-zone).

Qui appresso è esposto il quadro di queste zone; intanto ammetteremo noi con Recluz e Locard che la causa di que- . sta maggiore acutezza o depressione della spira (1) secondo le altezze debba ricercarsi nella rarefazione dell’aria delle montagne ?

Pur ammettendo come importantissima la ragione sud- detta credo che non sia la sola; il fatto certamente è da attribuirsi ad un complesso di cause, di cui la gran parte

- (1) Locarp A. L’influence des milieux sur le développement des mollusques. Soc. d’Agric., Histoire naturelle et arts utiles de Lyon. Seance du 1°" mars 1891. Lyon, 1892.

32 RAFFAELLO BELLINI *

ci è ignota. Sarebbe utile che ogni cultore di malacologia osservasse se nella propria contrada si possano applicare i _ suesposti criterî, studiando anche la flora, la litologia ed il clima delle diverse zone che distingue. Allorquando si sa- ranno raccolte molte osservazioni su regioni diverse per al- titudine, latitudine, clima e costituzione, si potrà forse con successo scrivere questa pagina ignota della biologia dei d molluschi.

Napoli, Gennaio 1900.

Zone ipsometriche dell’isola di Capri.

MONTE SoLaRO (618 m.).

3. Zona dei Bulimi e delle Pupe. La rimanente altezza del- l'isola. Abbondanza delle specie dei generi Buliminus e Pupa.

8. Sotto-zona orientale ad H. elata.

| Forme concomitanti: Helix turrita, ESA

. LEA | lenticula, H. subprofuga, H. pyrami- 2. geni delli DOGE al na savicia; dal i due non si rinvengono ad occidente.

a. Sotto-zona occidentale ad H. surrentina. Forme concomitanti: H. . elata var. caprensis, H. carthusiana, ' H. strigata, H. rupestris, H. subpro- î fuga (forma elevata), H. Cerioi, Parpi sd avena. FI

ed H. surrentina (sino aldisotto delle | alture del gruppo. di Capri; circa m. 340,

1. Zona della Rumina decollata. Raggiunge in altezza la valsa letta su cui siede Capri e le altre allo stesso livello. Forme

- concomitanti principali: H. muralis, H. rupestris, H. Ten- o È ticula, H. subprofuga, H. cinctella. A Livello del mare. |

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 33

GASTROPODA. ORDO PULMONATA. A) Geophila.

Fam. Testacellidae. TESTACELLA, Cuvier in Anat. comp., I, 1805.

1. 7. drymonia, Bourguignat, Spic. Malac., p. 13, f. 10 a 13. (7. haliotidea, Costa A. in Stat. fis. ed econ. Isola di Capri, p. 66, t. V, f. 3, non Drap). Questa specie è esclusiva dell’isola di Capri, dove però è rarissima.

Il professor Costa fu il primo nel 1840 a far notare l’esi- stenza di questo mollusco. Nella Stat. fis. ed econ. dell’isola di Capri ne una buona figura a colori e dice di averne rinvenuto «.tre individui in Aprile vicino alla Certosa, al mezzogiorno dell'abitato di Capri, strada detta S. Giacomo, entro poca acqua raccolta sulla strada per un rigagnolo temporaneo che ci correva ».

Qualche altro esemplare è stato rinvenuto dal Dottore Ignazio Cerio, così benemerito nella Storia Naturale dell’isola, il quale ce ne fece parte. I pochi individui trovati si sono raccolti nei siti umidi presso i muri di campagna.

Fam. Limacidae.

LIiMAx (L. Syst. Nat. Ed. X, 1758, I, p. 752, pars I), Féruss., Hist. Moll., 1819, p. 30, 66.0 __* S. g. Amalia, Moq.-Tand., Moll. Fr., 1885, II, p. 19.

2. L. gagates, Drap., Tabl. Moll., 1081, p. 100 ? Phil., Moll. Sic. II, p. 102. Due individui in due diversi anni ad Anacapri. Il Phi- lippi lo cita con dubbio della Villa Reale di Napoli. ; Littorale mediterraneo ed oceanico da Cadice al Belgio.

Bollettino della Sogetà Zoologica Italtana 3

34 RAFFAELLO BELLINI

3. L. marginatus, Miller, Verm. Hist.. II, 1774, p. 10, n. 206. (non Drap) Costa A. Stat. Capri, p. 66. Dopo le pioggie sui vecchi muri e sotto le pietre. Abita l'Italia, la Francia meridionale, la Svizzera, Germania, Austria, Inghilterra, Norvegia. * S. g. Eulimax, Moq.-Tand., Moll. Fr., tes II, p. 22.

4. L. agrestis, L., Syst. Nat., Ed. X, 1758, I, p. 652 Costa A.- Stat Capri. p. 66.

Vive nei campi, giardini, boschi, ecc. È notevole come possa sospendersi ai rami degli alberi per mezzo di un fila- mento mucoso aderente alla coda.

Europa centrale e meridionale sino a Madera. Anche in Siberia dii Esmark) (1). |

5. L. maxtmus, L., S. Nat. Ed. X, I p. 652 Costa A,, Stat. Capri, p. CAZIE cinereus, Mùller, Verm. Hist., 1774, II, p. 5, n. 202 L. antiquorum, Féruss., Hist. Moll., DS 98- CIV A preferenza nei luoghi umidi ed oscuri, Europa e Regione mediterranea.

HYALINIA, Féruss., Tabl. Syst., 1822, p. 44 (em. Agassiz 1837).

6. H. nitida, Miller., Verm. Hist., II, p. 32 (Helix) (non Gm,, Drap. Hist., Stud). Helix lucida, Drap. Hist., 1805, p. 103 (non Drap Tabl.).

Rara sotto le foglie nei siti umidi. Abita a preferenza l’Europa meridionale occidentale.

T. H. icterica, Tiberi, Note int. ad alc. conch. degli Abruzzi in Boll. Soc. Malac. It., 1872, anno V, pag. 7 = Helia

olivetorum, Costa O. G. Cat. et Fauna, Philippi Enum. Moll. Sic. (non Gm.) | 5a

(1) Miss. BircitnE EsmaRK - On the land and freshwater mollusca of Nor- way Journal of Conchology, luly 1886, Leeds, Vol. V. ;

MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAP RI 36

Il Tiberi stabili questa specie sugli esemplari napole- tani ed abruzzesi dell’Helix olivetorum, Gm., la quale diffe- risce dalla forma napoletana perchè più grande, più solida, più depressa, con giri rapidamente crescenti, con ombelico più aperto, con piccole coste rilevate.

Gli esemplari su cui Gmelin fondò la specie proven- gono dai dintorni di Firenze (Habitat in Florentiis olivetis, Gm., Syst. Nat., Helix, p. 170, nr. 3639); fu in principio de- scritta dall’Hermann (Schréòter, El. II, p. 214), che la trovò nei dintorni di un convento della suddetta città, ed è note- vole che in Francia, negli altri luoghi ove si rinviene, abita gli oliveti.

Riporto dal Tiberi (De quelg. moll. terr. Napol. (trad. par I. Colbeau), in Ann. Soc. Malac. Belg., Tome XIII, 1878) la sinonimia dei seguenti tipi molto prossimi abitanti la Francia mediterranea e l’Italia e derivanti tutti da modificazioni locali di una forma primitiva :

Helix incerta, Drap.(= ZA. olivetorum Dupuy, Moq.-Tand., Charp.) Francia meridionale.

Helix olivetorum, Hermann et Gmelin (= Hyal. Leo- poldiana, Charp.) Toscana, Italia superiore e Sicilia.

Helix fuscosa, Ziegler (= H. Calcarae, Arad. et Magg. Sicilia. |

Hyalina icterica, Tiberi Italia meridionale conti- nentale. |

Ho trovato di questa specie una sola volta a Casti- glione un individuo morto; ma si rinviene a Sorrento (Tiberi), Castellammare (Bellini) ed anche in qualche sito della regione . picca.

8. H. lucida, Drap. Tabl. Moll., 1801, p. 96 (non Mont., Drap. Hist., Stud.) Helix lido: Drap. Hist. Moll.; p. 117, t. VII, f, 23-25.

Mollusco vivace vivente tra il terriccio e sotto le pietre umide. | Differisce dalla specie seguente per la taglia maggiore della conchiglia, perchè più rigonfia PES RUPNIEe: per l’aper- . tura più ovale e più obliqua,

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36 RAFFAELLO BELLINI

Europa meridionale occidentale. Deve rapportarsi a questa specie l’Helicella Drapar- naldi, Beck.

9. H. cellaria, Muller, Verm Hist., II, 1774, p. 38 (Helia) Phil., Moll. Sîc., I, p. 131 (pars) II, p. 108 (pars) Helix lucida, Mont., Test. Brit., 1803, p. 425 (non Drap.).

Mollusco lento vivente nelle grotte, sotto le pietre e le foglie morte e fra il terriccio; ma poco abbondante.

Vive in tutta Europa e si estende sino a Madera e le Canarie. E’ anche citata di S. Elena (miss Esmark).

10. H. nitens, Gm., Syst. Nat., p. 3633 (Helix) Phil., Moll. Stie., II, p. 108 Costa O. G. Catal., p. CV, nr. 18 (pars). Mollusco lento ed irritabile vivente tra i muschi e le foglie nei siti molto umidi. Raro. i Europa mediterranea.

11. H. crystallina, Miller, Verm. Hist., II. p. 23, nr. 225 (Helix) Phil., Moll. Sic., II, p. 108. Vive sotto le pietre, il terriccio e le foglie morte nei siti bassi ed umidi, Poco comune. Helix pellucida, Pennant, Brit. Zool, p. 138, è sinonimo. * Var. pseud ohydatina, Bourg.,,Amen. Malac., 1856, I, nr. 5, 6, 7 (= Helix hydatina Phil.). Vive col tipo. Difterisce dal- l’Helix o Zonites hydatinus perchè più piccolo, a giri meno .. globulosi, a sutura non marginata, ad apertura meno obliqua, a bordo superiore non arcuato, ad ombelico più stretto. Secondo il Bourguignat quest’ultimo è proprio di Corfù. i Specie e varietà abitano principalmente l'Europa me- ridionale e si estendono sino a Madera da una parte e Malta dall’altra. Fam. Helicidae. HELIX, L., Syst. nat. Ed. X, I, p. 768 (pars). * S. g. Patula, Held, in Isîs, 1837, p. 916.

12. H. Pygmaea, Drap., Tabl. Moll., p. 93 Hist., pl. VIII, f. 8-10 Phil. Moll. Sîc., II p. 219.

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 37

Rara nei luoghi ombrosi tra le erbe ed i muschi nei tempi piovosi. Europa. Siberia (miss. Esmark).

13. H. rotundata, Muller, Verm. Hist., II, p. 29 Phil, Moll. Baci LD: 129°, pi 107. Comune nei luoghi umidi, sui tronchi degli alberi e sotto le pietre, spesso insieme alla Pupa cylindracea, Da Costa Europa. E’ sinonimo H. radiata, Da Costa, Test. Brit., p. DI, tab. IV; f..15,; 16.

14. H. rupestris, Drap., Tabl. Moll., p.71— Phil., Moll. Sic., I, p. 130; II, p. 107 Turbo Myrmecidis, Sacchi, Oss. Zool., Febbr. 1833, p. 11 H. rupestris, Costa, Stat. Capri, p. 68. ;

Trovasi aderente alle roccie in pochi punti dell’isola

(Tragara, Matromania, Scala di Anacapri).

Vive nella sola regione calcarea. © Il Bourguignat (Malac. d’Algérie) distingue tre diverse forme di H. rupestris.

1. Testa depressa, umbilico maxime aperto (H. umbilicata, Mont.) - Nord Europa.

2. Testa subglobosa, umbilico mediocri, pervio, coarctato (H. rupestris Drap.) - Europa meridionale sino in Siria.

3. Testa conoideo-globulosa, umbilico parvulo - Algeria.

* Var. sagatilis, Hartmann, $yst. GFast., 1821, p. 52 .- H. ru- pestris var. 8. Drap., Hist., p. 82. Con la specie. * S. g. Gonostoma, Held, în Isis, 1857, p. 915.

15. H. lenticula, Féruss., Tabl. Syst., 1822, p. 44 - Phil, Moll. Sic., I, p. 136 (Carocolla); II, p. 107. Vive sotto le pietre e le foglie morte nei tempi umidi

| a Capri (località di Castiglione, Mulo, Arco naturale). Nel

continente ne è stato raccolto un solo esemplare morto dal

prof. A. De Gasparis a Capodimonte ed un altro da me nei

dintorni di Cuma; forse trattasi di due casi sporadici. E questa una specie a distribuzione geografica molto estesa; trovasi nella Francia meridionale e nelle isole, in

38 RAFFAELLO BELLINI

Italia, in Grecia, a Gerusalemme, in Egitto, nelle Canarie ed < a Madera (come H. subtilis, Lowe) (1). È sinonimo Pintorella Bonelli, Villa, Disp. conch., 1841, p. 15. ve td S, g. Zenobia, Gray, Nat. arr. moll., in Med. Repos., XV, 1821, p. 239.

16. H. carthusiana, Miller, Verm. Hist., II, p. 15, nr. 214 Costa O. G., Catal., p. CVI, nr. 20 (pars) 4. car- thusianella, Drap., Tabl. Moll., p. 86 Hist., tab. VI, f. 31, 52 Phil, Moll. Sic., I, p. 132; II, p. 107.

Comune nei luoghi umidi ed ombrosi nei prati, campi, sotto le pietre. | Europa e contrade circumediterranee. È È sinonimo I. arenaria. , Olivi, Zool. Adr., 1792, p. dd;

(non Ziegler).

* Var. rufilabris, Jeffr., Linn. Trans., XVI, 1830, p. 1509)

var. 8. Drap., Hist., p. 11. i * Var. lutescens, Moq. - Tand., Moll. France, II, p. 207. * Var. lactescens, Picard, Moll. Somme, p. 223.

17. H. cantiana, Montagu, Test. Brit., 1803, p. 422, pl. XII, p. 1 H. carthusiana, Drap., Tabl. Moll., p. 86 (non Miller) Hist., p. 197, tab. 6, f. 33 Phil, Moll, St LD: ASIAGO] Sa

Foto comune sotto le foglie nei siti umidi dell’isola. | Europa centrale ed occidentale. i ci * Var. rubescens, Moq.-Tand., Hist. Moll. Fr., II, p. 202.

18. H. incarnata, Miller, Verm. Hist., II, p. 63, n. 259 Phil., Moll. Sic., IL, p. 217. 4 Rarissima dopo le pioggie.

Europa centrale e mediterranea.

19. H. gregaria, Ziegler in Rossm. Icon., IX, 1859, p. 7, nr. 560. 3 H. Olivieri. Pirajno, Note di tal. Moll. Sic., 1842 p. 6

(1) H. subtilis, Lowe, Primitiae et novitiae florae et faunae Maderae et Portus Suncti in Trans. Cambr., IV, 1333, p. 45, pl. Vi f. 43.

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 39

(non Mich.) I. occulta, Biv. pater, olim, teste Pirajno in Benoit, Moll. extr. Sic. ult.

Non comune nei luoghi umidi ed erbosi,

Europa meridionale.

20. H. Cerioi, n. sp. ANIMAL. parvus, antice rotundatus, postice acuminatus, colorî atro-rubro. TESTA subperforata, globosa-depressa, obscure carinata, fragilis, opaca, subvi- trea, pellucide subfasciata, rubescens; anfractus 5/, con- veriusculi; apertura lunaris; peristoma acutum, extus ru- fulum. Diam, maj. 6 mm.; min. 5 mm.; alt. 5. mm.; ap. 4 mm.

È questa una forma distinta di Helix, che può diffe- renziarsi per i seguenti caratteri della conchiglia: Ombelico coperto quasi completamente, piccolissimo; giri in numero di 5 !/, piuttosto convessi, di un color giallo-rosso, semitra- sparenti, cornei-vitrei, aventi superiormente una striscia bianca semidiafana; l’ultimo ha un accenno di carena; apice della conchiglia di color bruno scuro; peristoma tagliente, alquanto ripiegato verso l'ombelico e di color rosso bruciato al di fuori.

Questa specie si distingue dall’H. gregaria per la sta- tura più piccola, per la maggiore altezza, per il colore, la trasparenza e per l'ombelico. Ha una certa analogia con l’H. lanuginosa Forbes, della Francia, ma quest’ultima è molto più grande, più consistente e con ombelico largo ed aperto. Ma le maggiori affinità l’ha senza dubbio con l’H. în- carnata, però è molto più piccola, più fragile, a peristoma

internamente unicolore, inoltre è più sollevata; e si distingue

dalla var. sericea, dall’H. incarnata perchè l'ombelico è un poco più chiuso, perchè è perfettamente glabre ed esterna-

‘mente il labbro è di colore più oscuro.

L’Helix Cerioi trovasi poco comune nell'isola nelle zolle incolte al disotto del diruto Castello Barbarossa; lho

raccolta in parecchi individui nel mese di ottobre 1899 e mi

pregio dedicarla all’illustratore e cultore della Storia Natu- rale dell’isola, Dott. Ignazio Cerio, presso il quale ho sempre

| trovato con la scienza l'amicizia e l'ospitalità.

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40 RAFFAELLO BELLINI

21. H. cinctella, Drap., Tabl. Moll., p. 87, n. 30 Hist., pl. VI, f. 23 Phil., Moll. Sic.,.II, p. 104 Catia di albella, Costa O. G. —. Cat. test. due Stc., p. CVI, nr. 25 (non Lam.).

Poco comune sulle piante del littorale nei siti bassi ed umidi. Ottimi e grandi esemplari se ne raccolgono in un vallone al disotto del Monte Solaro.

Europa.

H. limbata var., Cantraine, Malac. Meéditerr., p. 124

(non Drap.) è sinonimo.

* S. g. Campylaea, Beck, Ind. Moll., 1837, p. 24.

22. H. planospira Lam. var. pubescens, Tiberi, De quelqg. Moll. terr. nap., 1878, tab. I, f. 3, p. 11 (H. pube-

scens) H. planospira, Lam., Costa O., Catal., p. CV,

nr. 8— Fauna, Gast. polm., p.9 Costa A., Stat. Capri, p. 68 H. Lefeburiana. Phil., Moll. Sic., II, p. 111 (non Féruss.). | Nel 1878 il Tiberi stabili come specie distinta lH. pu- bescens sugli esemplari di H. planospira dell’Italia meridio- nale, il cui tipo si dice vivere dalla Toscana in su. L’anno se- guente però lo stesso autore ritirò questa specie (Note intorno alle specie terrestri pubblicate dal Dott. N. Tiberi. Bull. Soc. Malac. It., V., 1819, p. 56). la PAG napoletana differisce alquanto da quella dell’Italia centrale, ossia dal vero tipo dell’H. planospira, di

cui possiamo quindi considerarla come una varietà, a cui è da

lasciare il nome originariamente dato dal Tiberi.

Le differenze tra il tipo e la varietà sono le seguenti: l’H. pubescens è più piccola, ha la spira più depressa, di color tabacco chiaro con una fascia più oscura; la superficie è gra- nulosa, l'apertura è lunare obliqua, il peristoma rossastro,

l'ombelico è più ristretto; inoltre la superficie della un si

è gremita di ina peli.

L’H. Lefeburiana Féruss, citata dal Philippi, si rinviene “i nell’estremo limite settentrionale d’Italia ed in siti ancora

più al nord (Dalmazia superiore, Carinzia, Carniola); è una. È

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 41

forma più sottile, più scolorata, coperta di peli corti ed obli- quamente disposti.

L’H. planospira var. pubescens abita alcuni siti umidi; ma è poco comune nell'isola.

* S. g. Heliomanes, Fér., Tabl. Sist., 1822, p, 48.

23. H. pisana, Muller, Verm. Hist., II, p. 60. - Costa O., Catal., picCvir ne. db Phil, Moll. Ste. J, p.-131; I, p. 109.

Specie comunissima sulle piante nei luoghi presso al mare; sommamente variabile nella dimensione e colorazione. Tra le varietà noto: vulgata, Moq.-Tand.; ferruginea Moq.- Tand.; interrupta, Moqg.-Tand.; concolor, Moq.-Tand.; glo- bosior, Shuttl; maculata, Menke; maritima, Des Moul. Ma le differenze non sono quasi mai costanti e non hanno limite netto di separazione. .

Sono sinonimi: H. zonaria, Pennant, Brit. Zool., p. 137; H. petolata, Olivi, Zool. Adr., p. 178; H. rhodostoma, Drap., Tabl. Moll., p. 74; H. cingenda, Mont., Test. Brit., p. 418.

L’H. pisana vive in tutta l’Europa e si estende sino alle regioni del Mar Rosso, a Madera ed alle Canarie.

24. H. variabilis, Drap. Zabl. Moll. p. 73. - Costa O., Catal., We ur SPhit.Mobt, St: L p.‘132; II,-p. 109. Vive nei campi; variabilissima nei suoi caratteri se-

| condari,

a

Varietà principali osservate nei dintorni di Napoli: fasciata, Moq.-Tand.; subalbida, Poiret; ochroleuca, Moq.- Tand.; lutescens, Moq.-Tand.; albicans, Gratel.; submaritima Des Moul.

L’H. virgata, Mont., Tes. Brit., p. 415, tab. XXIV, p. 1 deve riferirsi a questa specie.

Europa e regione mediterranea.

25. H. lineata, Olivi, Zool. Adriat., p. 77 (non Wood, Say) -

. H. maritima, Drap. Hist. Moll., p. 85, pl. V, f. 9 e 10. Vive con la precedente specie da cui differisce per la statura più piccola, perchè più conica, più solida e più co- lorata. * S. g. Helicella, Fér., Tabl. Syst., 1822, p. 48.

42 RAFFAELLO BELLINI

26. H. subprofuga, Stabile, Moll. Du Piémont in Atti Soc. It. Sc. Nat., Milano 1864. Vol. VI, p. 167 - H. striata auct. (non Drap.). i |

È la forma meridionale dell’Helix striata Drap. ., da cui differisce per l’ultimo giro più rigonfio, per l'ombelico stret- tissimo, per la bocca più grande e circolare, per le strie molto impresse e poco regolari.

Specie comupnissima e variabile per grandezza, colora- zione e forma. Vive sotto le pietre e fra il terriccio. Alle Paludi presso Napoli si raccoglie nei mesi da Settembre a Novembre a preferenza una bella varietà maxima. A Capri è più comune una varietà Roemastoma e quasi esclusivamente sulle rupi della Scala d’Anacapri una var. turriculata.

Vive anche in Algeria come H. submeridionalis, Bourg.

27. H. Aradasi, Pirayno, Note di Moll. di Sic. 1842, p. 6. - Phil.;, Moll: Sic., IL p. 218. È una forma siciliana, principalmente di Messina, Si rinviene in primavera ed autunrio al Monte S. Michele ade- rente alle piante. 3 Si distingue dalla specie precedente perchè più piccola di statura e per la striatura più elegante e regolare.

28. H. conspurcata, Drap., Tabl.Moll., p. 93. - Hist., tab. VII, f. 23-25 - Phil., Moll. Sic., L p. 133; IL p. 110. Comune sotto le pietre umide e nei crepacci dei vecchi , muri. Abbondante specialmente nei siti bassi tra le pietre. Europa meridionale.

29. H. aetnaea, Benoit, III. sist, crit. icon. Test. Sic. Ult., 1859, p.96, t--IV, .£012:-

Specie vicinissima alla precedente (1), vive forse anche. É

nei dintorni di Sorrento.

n

(1) H, aetnaea, Benoit. Testa anguste umbilicata, subdepressa, tenuis, sub- |

pellucida, nitida, striatula, hispida, rufescens; anfractus 4 12 convexiusculi,

subcarinati; spira prominula; apertura oblique lunato-rotundata; peristoma simplex, acutum, marginibus remotis (Benoit). a

1 MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 43 Il Benoit stabili la specie su esemplari di Nicolosi alla base dell’Etna,

30. H. candidula, Studer, Kurz Verzeichness, 1820, p. 87. - H. striata var. î, Drap., Hist., p. 106, pl. VI, f. 21. Non comune nell'isola, Europa meridionale.

31. H. apicina, Lam., Hist. an. s. vert., 1822, 2.0 partie, p. 93. Poco comune ici siti boschivi ed ombrosi nelle parti umide. Europa meridionale. H. Cenisia, Charp, Moll. Suisse, 1837, p. 12; pl. I, 21; è sinonimo. I * S. g. Theba, Risso, Hist. Nat. Eur. mérid., 1826, IV, p. 67. 73.

32. H. pyramidata, Drap. Hist., p. 80, pl. V. f. 5-6 Phil, Moll., Stic., I, p. 134; II, p. 110 AH. meridionalis, 0. GINA (fide Tiberi in Note addiz. art. sig. Martens, Boll. Soc. Malac. It., 1869).

Abbondante a preferenza tra le foglie ed il terriccio. Regione mediterranea. * Var. marmorata, Moq.-Tand. Moll. France., II, p. 268. * Var. alba, Moqg.-Tand., 2. cit. p. 268. Queste due varietà le ho raccolte nell'isola nella lo- calità Tragara e ad Anacapri.

33. H. trochoîdes, Poiret, Voy. en Barbarie, 1789, II, p. 29 H. conica, Drap.} Tabl. Moll., p. 69 Costa O., Catal. test., p. CV, nr. Tosti Phil, Moll. Stc., I, p. 134; II, pag. 110.

Vive questa specie nei luoghi presso al mare sulle piante o sotto le pietre muscose. Abita le contrade circumediterranee. * Var. fasciata, Moq.-Tand., Moll. Fr., II, p. 272, (var. a et d, Drap.). * Var. soluta, Phil, Moll. Sic., II, p. 110. Con la specie.

44 RAFFAELLO BELLINI

34. H. conoidea, Drap., Tabl. Moll., p.69 Costa G., Catal. test., p. CV, nr. 17 Phil, Moll. Sîc., I, p. 154; II, pag. 110. 4

Si rinviene sulle piante del littorale. I

Specie comune sulle spiaggie arenose delle contrade 9 circumediterranee.

E’ la stessa specie Bulimus solitarius, Pfeiffer. Mon.

Helic. Viv., I. p. 216, 1848.

* Var. fasciata, Féruss., Tabl. Syst., 1882, p. 56. Con la specie. EST

35. Helix elata, Faure Biguet, in Féruss., Prodrome, 1882 Phil., Moll. Sic., I, p._ 137, t. VIN, f. 16 (Carocolla) Costa A., Stat. Capri, p. 68 (Carocolla) Phil, II, p. 111.

E’ un’elegante specie esclusiva della Sicilia e dell’i-

sola di Capri; in quest’ultima località fu la prima volta rac- colta dal fu prof. A. Costa nel 1840, ed è notevole perchè è un’altra prova della grandissima rassomiglianza della fauna malacologica caprense e siciliana. Abbonda a preferenza nelle località dette Castiglione ed Arco naturale. * Var. caprensis, Bellini, Ult. oss. sui moll. terr. e fluv.

dei dintorni di Napoli in Riv. It. Sc. Nat., 1899.

« Testa magis depressa quam în typo, fasciîs duobus annularibus subtus ornata; lateribus magis concavis ».

Rara nella parte PECE dell’isola nelle zolle in- colte al disotto del diruto castello Barbarossa”

36. H. turrita, Phil., Moll. Sic. p. 131, t. VII, f. 17 (Caro- colla) Mep: J11, n | Rara la specie precedente, da cui si distingue per l'altezza maggiore e per i giri in numero di circa 10 e più eserti. E' anche prossima all’H. Caroni, Desh., della Sicilia, ma in questa sono diversi i rapporti tra l’altezza ed il dia- metro basale. * S. g. Cochlicella, Tabl. Syst., 1822, p. 56.

37. H. ventricosa, Drap., Tabl., p. 68 (Bulimus) Mist, tab. IV, f. 31, 32 (non Brug. 1792) Phil., Moll. Sic., II

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 45

p. 112 (Bulimus) MHelix ventrosa. Féruss., Tabl., p. 56 Bulimus acutus var. f, Phil, Moll. Sîic., I, pag. 140. «Comune sulle pietre e sulle piante presso al mare.

Europa meridionale sino alle Canarie e Madera.

Il Moquin-Tandon vorrebbe sostituire al nome di ven- tricosa quello di dulimoides (Moll. France, II, p. 277, tab. XX, f. 21-26), perchè se l'aggettivo è appropiato nel caso di un Bulimus, come fu da principio ritenuto, non lo è conside- rando questa specie come un Helix. Ma se si dovessero cor- reggere tutte queste, diciamo così, imperfezioni di nomen- clatura, di questa bisognerebbe modificarne la metà.

* Var. fasciata, Req. Catal., 1848, p. 47. * Var. alba, Req., I. cit.

38. H. acuta, Miller, Verm. Hist., II, p. 100, nr. 297 (non Lam.) Phil. Moll. Sîc., I, p. 140 (Bulimus); II p. 112 (Bulimus).

Comune sui fusti delle piante nel luoghi presso al mare. Europa mediterranea, Inghilterra e Norvegia. . Sono sinonimi: Turbo fasciatus, Penn., Brit. Zool.,

p. 131; Bulimus wvariabilis, Hartmann, Syst. Gast., p. bl;

Cochlicella meridionalis, Risso, Hist. nat. Eur. merid. IV,

p. 718; Bulimus litoralis, Brumati, Catal. conch. Monfalcone,

Mips04; f...9, 18598.

* Var. unifasciata, Menke, Syn. method, Moll. 1830, p. 27.

| * Var. bizona Moq.-Tand., Moll. France, II, p. 280.

* Var. alba, Req., Catal., 1848, p. 47.

* Var. elongata, De Crist. et Jan, Cat., X, n. 1772. * Var. îinflata, Moq.-Tand., 2. cè. * S. g. Iberus, Montfort, Conch. Syst., 1810.

| 39. H. muralis var. propemuralis, Monterosato in Molluschî È delle isole adiacenti alla Sicilia, p. 10 H. muralis, n; Gm:, Costa O., Cat. test., p. CV, nr. 12 Phil. Moll. > Sic. I, p. 126, t. VII, f. 8; II, p. 105.

| Comunissima sulle macerie, tetti, mura, ruine, ecc.

| Il marchese di Monterosato giustamente ha fatto no-

46 RAFFAELLO BELLINI

tare come la tipica H. muralis. Muùll. in Italia esiste sola-

mente sulle rovine del Colosseo a Roma. La forma alquanto differente che vive negli altri luoghi della Penisola la chiama H. propemuralis. Ciò concorda con le osservazioni degli altri autori e del Philippi.

40. H. strigata, Muller, Verm. Hist., II, p. 61, nr. 256. Phil.;:Moll. Sic. Lp: 127; IL ‘p.«105 are), a . Poco comune sulle rupi calcaree della Penisola Sorren- tina e rarissima a Capri nei pressi della Scala d’ Anacapri - (introdotta). Il Philippi la dice frequentissima nell’ isola, ma egli la confonde con la specie seguente, allora non ancora distinta.

41. H. surrentina, Ad. Schmitt, Malac. Bldtt., I, 1854. H. strigata Phil., Moll. Sic., II, p. 105 (pars).

Comune sulle rupi calcaree. Differisce dalla strigata per i seguenti caratteri: colorito più pallido, essendo di un giallo oro molto chiaro, strie meno impresse, giri superiormente più piani, rughe molto meno marcate, ma più regolari ed esili.

* S. g. Cryptomphalus, Agass. in Charp. Moll. Suisse, 1837, p. 6.

42. H. aspersa, Mùller, Verm. Hist., II, p. 59, nr. 253. Costa O., Catal. test., p. CV, nr. 4. Phil, Moll. Ste., E3p. 12011 prato;

Comunissima ed edibile.

Offre moltissime varietà in rapporto alla colorazione ed alle fascie, ma tutte poco importanti e non stabili. Noto perchè interessante la var. secunda, O. Costa (= H. secunda, Costa O., Fauna, Gast. polm., p. 19), avente un colorito giallo uniforme. |

Questa specie abita l'Europa, l'Asia occidentale, l’ A- frica settentrionale, l'America meridionale, Capetown, Mau- rizio.

* S. g. Cantareus, Risso, Hist. Eur. meriîd,, IV, p. 64.

1596 cui

MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 47 43. H. neritoides, Gualtieri, Ind. Test. Conch. 17142, Tab. I, f. 7 (Cochlea). H. aperta, Born, Ind. Mus. Caes. Vindob., 1778, p. 399. Costa O., Catal. test. p. CV, nr. 9. Phil., Moll. Stic., II, p. 103. H. naticoides, Drap., Tabl., p. 18. Phil., En. Moll. Sic., I, p. 126. Abbondantissima tra i cespugli ed il terriccio, Edibile. Regione mediterranea. * Var. viridis, Req. Catal., p. 44. * Var. pallida, Moq.-Tand. Moll. Fr., Il, p. 187. * S. g. Macularia, V. Albers, Helic., 1850, «p. 80, 98.

44. H. vermiculata, Muller, Verm. Hist., II, p. 20, nr. 219. Costa O., Cat. test., p. CV, nr. 2. Phil., Moll. Sîc., B-p. 126; II, p. 103; Costa A. Stat. Capri, p. 68.

Abbondantissima ed edibile. Europa mediterranea e contrade circumediterranee, * Var. concolor. Moq.-Tand., Moll. Fr., II, p. 159. * Var. zonata, Moq.-Tand., /. cit. * Var. subfasciata, Req., Catal., p. 43. * Var. flammulata, Moq.-Tand., l. cit. L’H. wvermiculata presenta molte varietà di colore

(mutazioni), quasi tutte d’interesse molto scarso, perchè mai

costanti; le quattro citate sono le più notevoli.

Fam. Pupidae. BULIMINUS, Ehremb., in Beck, Ind. Moll., 1837, p. 68.

* 5. g. Ena, Leach, Brit. Moll., p. 112 (ex Turton 1831).

45. B. Obscurus, Muller, Verm. Hist., II, p. 103 (Helix).

Phil, Moll. Stic., II, p. 220 (Bulimus). Molto raro sotto le pietre. Sono sinonimi: Turbo rupium, Da Costa e Bulimus hor-

i deaceus, Brug.

È DO

_* S. g. Chondrula, Beck, Ind. Moll., p. 87.

46. B. tridens, Mùll., Verm. Hist., II, p. 106 (Helix). Phil., Moll. Sîc., p. 113 (Bulimus).

48 RAFFAELLO BELLINI

Poco comune tra il terriccio e nelle fessure delle roccie. Europa meridionale. E sinonimo: Bulimus variedentatus, Hartmann.

47. B. pupa, L. Syst. Nat., Ed. X, p. 773 (Helix), Phil, Moll. Sîc., I, p. 140, t. VIII, f. 21 (Bulimus); II p. 113 (Bulimus). | |

Rarissimo nella parte occidentale del Monte S. Michele. Europa meridionale. * S. g. Gonodon, Held, in Isis, 1837, p. 918.

48. B. quadridens, Mùll., Verm. Hist., II, p. 107 (Helix). Phil., Moll. Sic., p. 113 (Bulimus). Nei luoghi assolati sotto le pietre e tra il terriccio. Europa meridionale, Jaminia heterostrophia, Risso è la stessa specie. >

PUPA, Draparnaud, Tabl. Moll., p. 32, 56. Y S. g. Torquilla, Stud., Kurz Verzeichn., p. 89.

49. P. avenacea, Brug., Enc. meth., VI, 1792, p. 355 (Bulimus). P. avena, Drap., Tabl., p. 59. Costa A., Stat. Capri, p. 68. Phil., Mo4. Sic., II, p. 114. P. lucana, Briganti, Memoria su da nuove sp. di testacei ecc. in Atti Ist. Inco- ragg. di Napoli, Luglio 1832, p. 221. - Sulle rupi calcaree della Scala d’ Anacapri, Castiglione e. Tragara, per lo più insieme all’H. rupestris. s Europa meridionale.

50. P. granum, Drap., du p. 50 Phil., Moll. Sîic., IL p. 114. Tra il terriccio nei siti umidi. Europa meridionale.

51. P. rupestris, Phil., Moll. Sic., I, p. 141, t. VIII, f, 15 (Bu- limus); II, p. 113. Comune sulle rupi, ma limitata in tI punti. Sicilia,

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELLL'ISOLA DI CAPRI 49 52. P. Philippii, Cantr., Malac. Méditerr., 1840, p. 140 P. caprearum, Phil., in Rossm. Icon., XI, p. 11, f. 720; Moll. Sic., II, p. 114, t. XXI, f. 3. Abita specialmente i dintorni della Scala d’Anacapri, Sicilia, Grecia, * S. g. Odostomia, Flem., in Edinb. Encyel., 1814, VIL,I, p. 76

53. P. cylindracea, Da Costa, Test. Brit., p. 89, t. V, f. 16.

(Turbo) P. umbilicata, Drap., Tabl. Moll., p. 598 Hist. t. III, f. 39, 40 Costa A., Stat. Capri, p. 68 Phil., Moll. Sic., II, p. 114. Trovasi a preferenza sulle corteccie screpolate ed al piede delle piante. Europa. Turbo muscorum, Mont. (non L.) e Pupilla Drapar- naudi, Leach, sono la stessa specie.

54. P. muscorum, L., Syst. Nat., Ed. X, p. 767 (Turbo) Phil, Moll. Sic., Il, p. 220 P. marginata, Drap., Tabl. Moll., p. 58. . Rara tra le foglie morte al piede degli alberi e sotto le pietre. È

VERTIGO, Miller, Verm. Hist., II, 1774, p. 24. Y S. g. Isthmia, Gray., Nat. arr. moll., XV, p. 239.

99. V. muscorum, Drap., Tabl., p. 56 (Pupa) (exclus. syn. Linn. et Mill.) Turbo callicratis, Scacchi, Oss. Zool., 1833, p. 11 Pupa callicratis, Scacchi, Phil, : Moll. sie: H- pi 220,

Haep comune a Tragara, Telegrafo e Scala d’Ana- capri nei luoghi umidi e tra le foglie.

‘Abita tutta l'Europa.

Sono sinonimi: Pupa minuta, Stud.; P. minutissima,

Hartm,; Vertigo cylindrica, Féruss.; V. pupula, Held,

CLAUSILIA, Drap., Hist., p. 24, 29, 68. * S. g. Papillina, Mog.-Tand., Moll. Fr., II, p. 324.

Bollettino della Società Zoologica PALI 4

50 RAFFAELLO BELLINI

56. C. bidens, L., Syst. Nat., Ed. X, I, p. 767 (Turbo) Costa O., Catal. test., p. CVI Helix papillaris, Mill., 3 Verm. hist., II, p. 120 C. papillaris, Phil., Moll. Sic., I,

p. 138;-I5:p. 110: À Comunissima nei luoghi umidi sulle roccie e sui muri.

È l’unica specie che abita anche le vette del Monte Solaro. Regione mediterranea, . 3

* Var. affinis, Phil., Moll. Sic., I, p.139; II, p. 116, (C. vîr-

gata, De Crist. et Jan; Cat., 1839, XIII. =B

57. C. poestana, Phil., Moll. Sic., I, p. 138; II p. 116 . ©. punctata, Scacchi, Catal., p. 16. È Non rara. Il Philippi la cita originariamente delle ro- | vine di Pesto (Salerno). x * Var. Neumayeri, Chemn.-Kuster, tab. 7, f. 5-7. Questa varietà, più-rara della specie, vive anche in Dalmazia. * S. g. Marpessa, Gray, Nat. arr. moll., p. 239.

58. C. cinerea, Phil., Moll. Sic., I, p. 145, t. VIII, f. 24; fo DAT

Comune,

Fam. Stenogyridae.

RUMINA, Risso, Hist. Eur. merid., IV, p. 79.

59. R. decollata, L., Syst. Nat., Ed. X, L p. 773 (Helix) _ Bulimus dollari Phil., Moll. 36: D. 139; eo 112 Costa A., Stat. Capri; DIE = Specie en nei luoghi incolti e fra i cespugli 3 Europa e Regione mediterranea. * Var. major, Moq.-Tand., Moll. Fr., p. 311. * Var. minor, Moq.-Tand, L. cit. 3 FERUSSACIA, Risso, Hist. Eur. merid., IV, p. 79, 80.

60. F. Gronoviana, Risso, Hist. nat. Eur. merid., IV, p. 80, t. III, f. 27 Achatina folliculus, Lam., Phil., Moll. Sic., I, p. 141, t; VHL £ 27; Hp. 114—- Turbo splendidulus, | | Costa O. Catal. test., p. CVI, nr. 30,

-

Ì MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL’ISOIA DI CAPRI 5

Comune sotto le pietre umide e tra le foglie presso al mare. I Dalla Provenza in giù. La P. folliculus abita la Francia e la Catalogna.

61. 7. subcylindrica, L., Syst. Nat., Ed. XII, 1767, p. 1248 (Helix) Helix a Miller, Verm. Hist., II, p. 104, nr. 303 Achatina lubrica, Muùll., Phil, Moll. Sic., II, p. 115.

Nei luoghi umidi specialmente presso al mare.

Europa, Siberia (miss Esmark), Canadà (Christy) (1).

62. F. Vescoi, Bourguignat, Amén. daro 1856, I, p. 203 e 250, t. XV, f. 2-4.

Rara con le precedenti specie. Si distingue dall’accre- | scimento irregolare della sua spira, dalla sua columella inter- mamente callosa e robusta e per la forma obesa; è meno ven-

tricosa della F. Gronoviana, più rigonfia a sinistra che a destra e la columella è meno callosa. i Abbonda nella parte occidentale del Bacino Mediter- | raneo. * S. g. Acicula, Risso, Hist. Eur. mérid., 1826, IV, p. 81.

63. F. acicula, Mùll., Verm. Hist., p. 150. m. 340 (pars) - non ! Achatina acicula, Muùll., Phil, Moll. Sic., I, p. 142, f. VIII, : SE 25 Hp. 115; i Poco comune nel terriccio umido dei luoghi bassi. A preferenza abita l’ Europa meridionale occidentale. - i

64. F. Hoenwarti, Rossm., Icon. IX, X, 1839, p. 657 - non Phil., Moll. Sic., II, p. 115.

Gli stessi ifoeni della specie precedente, con la quale _ convive nella stessa area geografica. | OSSERVAZIONE. La Achatina acicula e VO. Hoenwarti del Phi- . lippi non si riferiscono a nessuna delle due; l’ultima (T. I, tav. VIII, f. 26, T. II, p. 115), che è evidente-

(1) Carisry R. M.- Notes on the land and freshwater mollusca of Mantoba - _ Journal of Conchology, Leedes, July 1885.

52 RAFFAELLO BELLINI

mente una specie di Acicula, diversa dalla F. acicula e F. Hoenwarti, può avere il nome di Ferussocia. pusilla, Scacchi, avendo quest’ autore chiamato Helix pusilla © (Oss. Zool., 1833, n. 2, p. 26) una forma napoletana di questo gruppo.

B) Gehydrophila. Fam. Auriculidae.

CarYyCHIUM, Mill., Verm. Htst., II, p. 125. * S. g. Auricella Hartm., Syst. Gast., 1821, p. 36.

65. C. minimum Mùll., Verm. Hist., II, p. 125 - Helix cary- chium Gm., Syst, nat., p. 3665 - Auricula minima, Mill, Phil., Moll. Sic. II, p. 222. i

Raro nei luoghi umidi tra le pietre, i muschi e le foglie

marcie. i

Abita quasi tutta l'Europa.

c) Hygrophila. Fam. Limnaeidae.

ANCYLUS, Geoffr., Coq. Paris, 1767, p. 122. - Re * S. g. Ancylastrum, Moq.-Tand. in Bourg., Not. Ancyl. in Journ. Conch., 1853, p. 63, 170.

66. A. fluviatilis Miller, var. margaritaceus, Costa, in Stat. ©

Is. Capri, p. 65. FE, Trovasi rarissimo nell’acqua della fontana Marroncella -

nella valletta della Marina. “I

Ritengo questa forma una modificazione locale del tipo

da cui differisce per il margine anteriore sinuoso e perchè

internamente è madreperlaceo. Secondo l’autore (2oc. cit.) si

avvicina all’A. sinuosus, Brard; non conosco bene questa specie, che il Moquin-Tandon (II, p. 487) considera come

; 7 4

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 53 sottovarietà di A, fluviatilis, x simplex, Bourg., riportandola come sinonimo di A, sinuatus, Dupuy.

Il tipo abita tutta l'Europa.

ORDO PROSOBANCHIATA. Fam. Cyclostomidae.

CrcLosToMA Drap., 7abl., 1801, p. 30, 37. * S. g. Ericia, Moq.-Tand., in Part., Cyclost., p. 24, 1848.

67. C. apenninum, Monter., in Natural. Siciliano, 1894. - C. elegans, auct.

Specie comunissima tra il terriccio e le foglie nei luoghi ombrosi, Il march. di Monterosato fa notare come il C. ele- gans, Muùll, non sia forma italiana, ma del Nord Europa e dei Pirenei. Nella nostra Penisola è sostituito da una forma al. quanto diversa.

* Var. fasciatum, Picard, Moll. Somme, in Bull. Soc. Linn. Nord., 1840, I, p. 258. |

* Var. maculosum, Moq.-Tand., Moll. Fr., 1855, II, p. 496.

* Var. aurantiacum, Moq.-Tand., l. cit.

* Var. violaceum. Des Moul., Moll. Gir., 1827, p. 56.

* Var. ochroleucum, Des Moul., Z. cit.

Specie di dubbia esistenza.

Leucochroa candidissima, Drap. sp. - Questa specie, co-

| mune in parecchie contrade circumediterranee (1), in Italia

abita la Sicilia e la Sardegna. Parecchi anni addietro fu rinvenuta nell’isola dal Dott. I, Cerio, il quale ne discusse col Dott. N. Tiberi; conclusero che l’unico esemplare tro- vato fosse stato portato da qualche uccello o disperso da qualche naturalista (fatto comunissimo a Capri). Circa quattro

«anni addietro ne raccolsi due esemplari morti sulle roccie presso l'Arco naturale e l’anno scorso (maggio 1899) ne è

(1) Secondo Férussac, vive anche nelle isole Marianne.

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54 RAFFAELLO BELLINI

stato rinvenuto un’altro nel medesimo luogo dal mio amico È M. Guadagno, recatosi nell'isola per erborizzare.

Da tutti questi dati non si può concludere con cer- tezza in favore dell’esistenza nell'isola di questa specie, la quale, accertato il fatto, sarebbe un’altra prova della gran somiglianza della fauna caprense alla siciliana. |

Sp ecie subfossili.

Glandina algira, Brug. sp. —- Si trova in un sol punto del- l'isola verso la Marina piccola, ma è rarissima,

Helix planospira var. neapolitana, Paulucci. Con la pre- cedente specie.

Specie della Penisola Sorrentina

non raccolte a Capri.

Helix consona, Ziegler Amalfi presso Ravello (su esem- plari della collezione Praus). | H. unidentata, Drap. (H. monodon, Féruss. fide Philippi) Sorrento (Philippi); un solo esemplare della var. eden- tula. a H. ligata, Mùll. (= H. Pomatia, «Costa O., Catal.; H. melis- sophaga, Costa O., Fauna, (uv). Monia S. Angelo di Ca- ‘stellammare (Philippi).

CONCLUSIONI.

1. La fauna malacologica extramarina dell’isola di Capri è esclusivamente costituita da forme littorali. 2. Essa ha grande rassomiglianza con quella siciliana più che non l’abbia con la fauna del vicino continente. Vi sono infatti alcune forme esclusive di Capri e della Sicilia. (H. elata, turrita, Aradasi, ecc), non viventi sul continente. A 3. È rilegata a quella sorrentina dal complesso delle specie, ma a preferenza da due: Clausilia poestana ed Halinal

et Ae e : È ho |

I MOLLUSCHI EXTRAMARINI DELL'ISOLA DI CAPRI 55

a : °

Surrentina; ma la presenza di forme siciliane o locali alla fauna di Capri una fisonomia propria.

4. Delle specie di Capri 19 non si rinvengono nella regione vulcanica; di questa 28, quasi tutte fluviatili, non vivono in Capri.

5. Le specie accertate con sicurezza e da me raccolte nei dintorni di Napoli (comprese le isole flegree) sono 102; di queste 67 vivono in Capri; vale a dire poco meno di due terzi in un’area di tanto più piccola.

6. Le specie endemiche sono la Testacella drymonia e forse anche l'Helix Cerioi. Qualcuna è speciale’ di Capri e della Regione Sorrentina.

7. Sulle 67 specie di Capri una sola è fluviatile.

8. Una specie (Glandina algira) non vive più nell'isola, ma trova subfossile.

Da queste conclusioni facilmente si desume come la fauna malacologica extramarina dell’isola di Capri abbia ‘una debole fisonomia sua propria. Possiamo dire di trovarvi la fusione delle diverse faune mediterranee, ma con ten- denza decisiva a quella siciliana.

f

Prof. DECIO VINCIGUERRA

Il Cottus gobio nel bacino del Tevere i;

(Comunicazione alla Società Zoologica Italiana).

Il Cottus gobio si trova più o meno abbondante in quasî tutti i corsi d’acqua alpini e prealpini e per conseguenza non manca nei fiumi che hanno sbocco nell'Adriatico a set- tentrione del Po ed è presente in tutto il bacino di questo, ma assai più scarso nei suoi affluenti di sinistra che in quelli. di destra. Secondo il Pavesi (1) è caratteristico della fauna alpina e subnivale, spingendovisi per entro a 2323 m., mentre il Festa (2) dice di non averlo trovato al disopra dei 4000 metri.

Risso lo indica del Varo ; io non l'ho mai trovato in Liguria, dove però potrà facilmente riscontrarsi, Canestrini (3) e Carruccio (4) l'hanno ricordato nella provincia di Modena.

Le mie ripetute escursioni nelle Marche mi hanno por- tato a riconoscere la presenza di questo pesce in alcuni fiumi di quella regione, quali l’Esino e il Potenza, nei loro corsi superiori. Nell’Esino nei pressi di Esanatoglia e nel Potenza al disopra di Pioraco, nella valle detta Fiuminata, esso è abbastanza comune, indicato col nome volgare di capesciotto e molto apprezzato come alimento. Trovasi pure in qualche altro corso d’acqua della stessa regione, quale il torrente | Sitria che ha origine nel monte Catria, come è dimostrato da esemplari esistenti nel Museo di Firenze. Ho motivo di supporre che esso trovisi pure nel Chienti e fors’ anco nel Tronto. |

Non è però solamente nei fiumi duo hanno foce nell’A- driatico, ma anche in taluno di quelli che mettono nel Tir-

(1) La distribuzione dei pesci in Lombardia, p. 23.

(2) I pesci del Piemonte, p. 113.

(3) Prospetto critico dei pesci d’acqua dolce, p. 109.

(4) Contribuz. alla Fauna dell’Emilia-Vertebrati del Modenese, p. 54, 1883.

IL COTTUS GOBIO NEL BACINO DEL TEVERE 1) 7

___—

| reno che si riscontra il Cottus gobio. Esso è frequente nei

corsi d’acqua dell'Appennino pistojese, tributarii del Serchio, ove porta il nome di brocciolo: io ne ho avuto parecchi esemplari raecolti nella Lima, presso S. Marcello Pistojese.

. Ma recentemente ebbi occasione di constatarne la presenza

in acque anche più meridionali, ossia nel fiume Topino, presso Nocera Umbra, ove esso è indicato col nome di capesciotto, che è pur quello che nel corso più basso dello stesso fiume come nel resto dell'Umbria porta il Gobius avernensis, Cstr, col quale forse può qualche volta essere stato confuso.

È interessante il fatto della presenza di una specie che si poteva ritenere caratteristica delle acque di montagne dell’Italia settentrionale, nel bacino del Tevere, ma potrebbe

spiegarsi con la poca distanza che corre tra le sorgenti del

. Topino e quelle del Potenza, che scaturiscono dai due op-

posti versanti del Monte Pennino,

L’esemplare unico da me ottenuto non è lungo più di 6 cm. ed è evidentemente giovane, corrisponde pei suoi ca- ratteri al Cottus ferrugineus di Heckel, che fu già asserito da Jeitteles (1) essere identico al gobio, o tutt’ al più una varietà di questo. Ritengo però che uno accurato studio com- parativo di individui di provenienza meridionale con quelli più nordici ci potrebbe far riconoscere quali possano essere su questa, come in altra specie di pesci, le modificazioni dovute alla esistenza in latitudini più basse.

(1) Arch. per la Zool. Anat., Vol. I, p. 158-177.

BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA |

ANTONIO NEVIANI

PARTE SESTA. (4) È

XVII. \_

Briozoi pliocenici di Savignano (Modenese).

Nel 1875 il signor dottore ARSENIO CRESPELLANI, bene- merito cultore degli studî di scienze naturali e di archeo- logia (2), pubblicò negli Amnali della Società dei Naturalisti in Modena (Anno IX, fase. una memoria col titolo: « Nota geologica sui terreni e sui fossili del Savignanese »; in essa, oltre ad accurate osservazioni litologiche e stratigrafiche, trovasi un ricco elenco dei fossili raccolti nelle sabbie gialle ed argille turchine di quella contrada; non vi mancano i briozoari, che sono rappresentati da 14 specie, e cioè:

Myriozoum truncatum D’ORB. Idmonea Sp.

Lichenopora mediterranea BLAINV. -<RB Biflustra delicata BK. si Vaginopora? | Cellepora globularis BRONN.

» cylindracea Rss. Lepralia cupulata MNZ. » venusta var. laevis EICHW.

(1) Le precedenti parti sono pubblicate nei vol. IV (1895), pag. 109 e 237; vol. V (1896), pag. 102; vol. VI (1897), pag. 34; vol. VII (1898), pag. 87, del © Bollettino della Società Romana per gli Studî zoologici, che col gennaio 1900, assunse il nome di SociETÀ ZooLoGICA ITALIANA. È

(2) Cessò di vivere, fra il generale compianto, or sono pochi giorni (15 marzo) i in Modena, nell’età di 72 anni. i

di î

BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA 59

Membranipora andegavensis MICHL. Pustulopora anomala Rss. Bidiastopora ornata D’ORB.

» cervicornis D'ORB. Cupularia (1) intermedia D’ORB.

Nell'anno successivo (1876) il signor FRANCESCO COPPI pubblicò nel Zoll. del FR. Com. Geol. (pag. 208) una memoria intitolata: « Frammenti di Paleontologia Modenese »; in essa | si cita come proveniente dall’astigiano di Savignano, oltrechè dal tortoniano di Montegibio e dal piacentino di Cianca, una Batopora multiradiata Rss. della quale l’Aut. ne fa una nuova varietà, che denomina Aemiliana; ma nella « Paleontologia Modenese (1881) a pag. 123, n. 1334, la riferisce giustamente alla Batopora rosulaà Rss. La lista dei briozoari contenuti in quest'opera comprende 80 specie, ma nessun'altra è indicata come proveniente da Savignano. Il dottor ISACCO NAMIAS, che nel 1891, pubblicò nel Boll. d. Soc. Geol. Ital. (Vol. IX, pag. 471) un pregevole « Con- tributo ai Briozoi pliocenici delle Provincie di Modena e Pia- :cenza >, non cita mai, per le varie specie, la località di Sa- vignano, a meno che non la comprenda nella indicazione . generale di « Colline Modenesi ». Neppure DODERLEIN P. nei suoi « Cenni geologici intorno la giacitura dei terreni mioce- nici superiori dell’Italia centrale (Siena 1862) » nei quali cita vari briozoi del Modenese, non ne ricorda alcuno di Savi- gnano, . Qualche anno fa, per gentile consenso del compianto. dott. ARSENIO CRESPELLANI potei vedere la collezione dei fossili di Savignano, da lui fatta e poscia regalata e conser- vata nella Biblioteca Comunale di Vignola; presi allora i se- | guenti appunti: Membranipora andegavensis, Biflustra. Savartii e Mem- _ branipora subtilimargo ; non sono distinguibili fra loro e vanno | riferite alla Membranipora reticulum LIx.

(1) Per errore di trascrizione si legge: Cuprolaria.

60 i ANTONIO NEVIANI

Salicornaria farciminoides, che io chiamo Melicerita fistu- losa; non osservai allora se fra i vari frustoli ve ne erano da riferirsi alla Melicerita Johnsoni BK. e forse anche alla. Mel. mutinensis NAMIAS.

Microporella ciliata PALLAS; è la mia var. Castrocarensis.

Lepralia cupulata; è la Hippoporina adpressa.

Eschara lichenoides; vi si comprendono molti frammenti. che vanno riferiti alle specie: Microporella polystomella Rss., Microporella verrucosa PEACH, Schizoporella monilifera M. EpwW. e Smittia cervicornis PALLAS.

Myriozoum truncatum PALL.

; Idmonea serpens; con questa indicazione ho trovato pa- recchi esemplari di Porina borealis BK. e di Entalophora pro- boscidea M. EDw.

Lepralia proteiformis, da riferirsi ad Osthimosia (Cellepora) coronopus S. WOUD, ed Umbonula (Cellepora) ramulosa LIN.

Cupularia umbellata DEFR., frammista ad segna di <9

Cupularia canariensis BK.

Entalophora anomala, che riferisco ad Ent. proboscidea M. EDw.

Lichenopora mediterranea BLAINV.

Non determinati notai alcuni frammenti escaroidi di Schizoporella sanguinea NORM.

SS

Da quanto precede, tolte alcune specie dubbie, risulta che nelle formazioni plioceniche (sabbie gialle ed argille turchine) di Savignano sul Panaro, si rinvennero le seguenti specie di briozoari.

Membranipora reticulum LINNEO (Millepora). . Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). . Cupularia umbellata DEFRANCE (Luna leo) » canariensis BUSK. Microporella{ Fenestrulina) ciliata LixNEO (Cellepora) var. Castrocarensis NEVIANI. » |Reussina] polystomella ReUSS. (Eschara).

» [Diporula) verrucosa PEACH (Eschara). AIA adpressa BUSsK (Lepralia).

ARRE: al FR

0 «i

rd A

BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 61

9. Myriozoum truncatum PALLAS (Millepora).

10. Schizoporella monilifera MILNE EDWARDS (Eschara).

LI. » sanguinea NORMAN (Hemeschara).

12. Osthimosia coronopus S. WooD (Cellepora).

13. Smittia {Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora).

14. » [Mucronella| venusta ErcHWALD (Cellepora), var. laevis.

15. Umbonula ramulosa LINNEO (Cellepora).

16. Porina borealis BusK (Onchopora).

17. Batopora rosula REUSS.

18. Entalophora proboscidea MILNE EDWARDS (Pustu- lopora).

19. Lichenopora mediterranea BLAINVILLE.

Nelle suddette collezioni di roccie e fossili della Biblio- teca comunale di Vignola, notai una grande colonia di brio- zoario, determinata per Pustulopora attenuata, ed aderente ad un blocco di argilla turchina pliocenica proveniente da Campiglio presso Vignola, e raccolto dal prefato dottor CRESPELLANI. Essa colonia, della quale presento una figura alla grandezza naturale, è da considerarsi come una rarità paleontologica; prima di - tutto è ben difficile raccogliere esemplari così grandi di colonie ramificate ed esili, che per lo più si rinvengono in sparsi e. minuti frammenti, e poi perchè la specie | cui va riferita è la Porina borealis BUSK, che prima del 1891 non era nota come fos- sile; io la rinvenni la prima volta nelle ar- gille postplioceniche del sottosuolo di Li- vorno (Boll. Soc. Geol. Ital.-Vol. X, pag. 120), e successivamente nel pliocene Bolognese, Rio Landa (Boll. Soc. Geol. Ital. - Vol. XII, pag. 665), nel plio- cene superiore (siciliano) della Valle dell'Inferno (Palaeonto- graphica - Pisa - Vol. I, pag. 125), nel postpliocene di Spilinga

62 ANTONIO NEVIANI (Accad. Gioenia, s. 4, vol. IX, pag. 48), nel macco (pliocene) da Anzio a Tor Caldara (Boll. Soc. Geol. Ital. - vol. XII

pag. 230), e nelle sabbie grossolane (siciliano) del Vallone Scoppo presso Messina (vedi il seguente cap. XVIII); ne ho

esemplari provenienti dal pliocene superiore di Carrubbare E presso Reggio Calabria.

XVIII. Di alcuni briozoi fossili della Sicilia.

I giacimenti fossiliferi terziari e posterziari di Sicilia contengono grandissima quantità di briozoari, ma una. illu- strazione generale di essi non fu ancora fatta.

Nel 1841, CALCARA nella memoria sopra alcune conchiglie fossili rinvenute nella contrada di Altavilla, cita una sua Lu- nulites patelliformis (pag. 72, tav. II, f. 10), che il MANZONI già sospettò (48 Contr. Br. foss. ital, pag. 347) fosse la co-

mune Cupularia umbellata DEFR., ma forse trattasi della

Cupularia canariensis BK. che io conosco PETERS da detta località.

Nella suddetta quarta Luciano del Dott. MANZONI ANG. (1870) sono ricordate di Ficarazzi, presso Palermo :

Salicornaria farciminoides JOAN. Cellepora coronopus S. WooD. Eschara foliacea LMK. Idmonea serpens LIN.

THEODORO FucHSs (Geologische studien in den Tertiarbil- dungen Sud-Italien. Wien 1872) mentre cita spesso in varie

località della Sicilia dei Bryozoenkalk, non alcuna deter-

| minazione.

WATERS A. W. (Remarks on the recent geology of Italy - - 1877 - pag. 15 e 16) nel pliocene di Rametto trovò :

Cellepora pumicosa. Scrupocellaria scruposa. Lepralia cfr. ceratomorpha REUSS.

BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 63

Lepralia spinifera Hass. Membranipora annulus MANZ. Salicornaria farciminoides JOHN. Myriozoon truncatum PALLAS, Retepora cellulosa CAV. Fascicularia tubipora BUSK. Pustulopora palmata BK.

Nella medesima memoria (pag. 16, in nota) il WATERS

‘riporta un elenco di briozoi raccolti da TH. FucHS a Lentini

fra Catania e Siracusa :

Cellepora retusa MNZ. Salicornaria farciminoides. » —tubigera BUSK. Retepora cellulosa. » pumicosa. Discoporella radiata. » —coronopus S. WOOD. » mediterranea. Lepralia systolostoma MNZ. Cupularia Reussiana MNZ. » linearis. Eschara cervicornis. » delicatula MNz. Pustulopora proboscidea. » biaperta MICH. Retehornera frondiculata. » lata. Frondipora reticulata. » ciliata PALL. Myriozoon truncatum.

Membranipora angulosa Rss.

Il dott. DI STEFANO GIov. nel suo lavoro sul pliocene e sul postpliocene di Sciacca (Boll. Com. Geol. Ital. 1889, pag. 28 - estr.) cita, fra altri fossili : Lepralia, sp., Myriozoum truncatum PALL. e Retepora cellulosa LIN. sp.

L’unica memoria che si occupi esclusivamente di brio- zoari, è del sopra citato signor A. W. WATERS (1878. Bry. fr. the plioc. of Bruccoli), nella quale si tratta di 44 specie e varietà plioceniche di Bruccoli, che trovasi fra Catania e Siracusa

| presso Lentini. Le specie descritte sono:

Ò R. ri È i =

Salicornaria farciminoides ELL. et SOL. Membranipora bidens HaAG. MiA Lacroîxii SAV. (t. XXI, f. 10). » ——andegavensis MicH. var.

o)

ANTONIO NEVIANI

Membranipora papyracea n. (t. XXI, f. 3).

» angulosa Rss. Lepralia ciliata PALL. » morrisiana BK. (t. XXI, f. 2). » vulgaris MOLL. (t. XXI, f. 22). coccinea ABILD, innominata COUCH.

» arrecta Rss. » ansata JOHN. var. porosa Rss. » auriculata HASS.

» var. Leontinensis n. (t. XXI, f. 5). » cupulata MNz. (t. XXI, f. 6).

» Bowerbankia BK.

» resupinata MNz. (t. XXI, f. : » scripta Rss.

» Pallasiana MOLL.

| Cellepora coronopus S. WooD.

» tubigera BUSK (t. XXI, f. 20, AN » ramulosa LINN.

Hippothoa catenularia JAM.

Eschara lunaris n. sp. (t. XXI, f. 9).

» cervicornis ELL. et SOL. » biaperta. » » var. eschariformis (t. XXI, f. 8).

» pertusa (t. XXI, f, 4).

» foliacea L. var. fascialis. Biflustra rynchota n. sp. (t. XXI, f. 1). Retepora cellulosa LIN.

Myriozoum truncatum PALL. Cupularia Reussiana MNZ. Diastopora flabellum RSS.

Alecto major LANDSB.

Alecto sp. (t. XXI, f. 16). Pustulopora proboscidea M. EDw.

‘» rugosa D’ORB. (t. XXI, f. 15). Discoporella mediterranea BL. (t. XXI, f. 11, 12). » radiata AUD.

Diastopora cupula D’ORB. (t. XXI, f. 13, 14).

BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA 65

Frondipora reticulata Bl. form. verrucosa. Mesenteripora sp. (t. XXI, f. 17-19). Hornera frondiculata LAM.

Idmonea Sp.

Caberea Boryi AUD.

Riserbandomi di. discutere i sopra riportati elenchi, e di riunirli in uno solo, in una memoria generale sui briozoi della Sicilia, dovendo questi appunti considerarsi come pre - liminari, passo a far conoscere alcune faunule che ho potuto constatare recentemente, in alquanto materiale, che mi venne fornito gentilmente dal signor dott. GIOVANNI DI STEFANO paleontologo del R. Comitato Geologico, e dal prof. C. F. PA-

| RONA della R. Università di Torino; agli egregi amici, i miei dovuti ringraziamenti.

Fra il materiale a briozoi del Museo Geologico di Torino, trovai queste poche specie provenienti da Ficarazzi, presso Palermo. f

Onychocella angulosa Rss. (Cellepora) incrostante un frammento di Hornera.

Hippoporina imbellis BK. (Hemeschara) in frammenti escaroidi laminari cementati in un pezzo di roccia.

Retepora beaniana KING., una bella colonia, quasi tutta aderente alla roccia per la superficie zoeciale.

Retepora sp., piccoli frammenti sul campione di roccia contenente la Hip. imbellis.

Smittia |Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora), vari frammenti Cc. Ss. i

Umbonula ramulosa LINN. (Cellepora), alcuni frammenti isolati.

Hornera frondiculata LKk. (Retepora), colonie isolate o cementate colla sopranominata roccia.

Parimente da Ficarazzi, ebbi dal dott. DI STEFANO, vario materiale, fra il quale ho scelto:

Cribrilina radiata MOLL. (Eschara) e varietà. Chorizopora Brongniarti AUDOUIN (Flustra). Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara).

Bollettino della Società Zoologica Italiana

(911

66 L ANTONIO NEVIANI

Melicerita Johnsoni BUSK (Nellia). Smittia reticulata MAc GILLIVRAY (Lepralia).

» [Marsillea) cervicornis PALLAS (Millepora). Umbonula ramulosa LINNEO (Cellepora). Crisia elongata MILNE EDWARDS. Tubulipora |Stomatopora) dilatans JoHNSTON (Alecto).

» [Diastopora| simplex BUsK (Diastopora). . Entalophora proboscidea MILNE EDWARDS (Pustulopora). Meritano poi speciale attenzione due intere valve di Cy-

prina islandica, incrostate su ambo le superfici da una mol- titudine di colonie, comprendenti quindici specie, e cioè:

Membranipora trifolium S. W00D; 1 colonia.

Micropora |Gargantua| hippocrepis Gotpruss (Cellepora); 2 col.

Microporella [Penestrulina) ciliata LINNEO (Cellepora); 12 col. Schizoporella unicornis JOHNSTON (Lepralia); 7 col.

» _Hyndmanni JOHNSTON (Lepralia); 1 col. linearis HASSALL (Lepralia); 1 col. » sanguinea NORMAN (Hemeschara); 3 col.

Osthimosia coronopus S. WooD (Cellepora); 2 col, Smittia reticulata MAC GILLIVRAY (Lepralia); 87 col.

» [Mucronella) coccinea. ABILDGAARD (Cellepora); 4 col. SR

Tubulipora |Stomatopora|) dilatans JOHNSTON (Alecto); | 20 col. |

» [Diastopora| obelia JOHNSTON; 1 col. » » simplex BUSK; 4 col,

Lichenopora hispida FLEMING (Discopora); 8 col. » mediterranea BLAINVILLE; 1 col.

Dai calcari bianchi del piano Siciliano, alle falde di Monte

Pellegrino presso Palermo, ebbi:

Scrupocellaria elliptica REUSS (Bactridium).

Membranipora galeata BUSK (=M. annulus MANZONI).

Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara).

Melicerita Johnsoni BUSK (Nellia).

Cupularia Reussiana MANZONI,

Ù BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITA D'ITALIA 67

Micropora { Rosseliana| Rosseliù AUDOUIN (Flustra).

» [Peneclausa| coriacea ESsPER (Flustra).

» [Calpensia) impressa MoLL (Eschara). Cribrilina radiata MOLL (Eschara) e varietà. Microporella | Fenestrulina) ciliata LINNEO (Cellepora) e

Varietà. » [Heckelia) violacea JOHNSTON (Lepralia). » [Reussina|) polystomella REUSS (Eschara). » [Diporula) verrucosa PEACH (Eschara).

Hippoporina foliacea ELLIS et SOLANDER (Millepora) e var. bidentata MILNE-EDWARDS. Schizoporella vulgaris MOLL (Eschara). » unicornis JOHNSTON (Lepralia). Retepora cellulosa LiNNEO (Millepora). Smittia reticulata M. GILLIVRAY (Lepralia), varietà a larghe perforazioni. » [Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora). Crisia elongata MILNE-EDWARDS. » denticulata LAMARCK (Cellaria).

Hornera frondiculata LAMARCK (Retepora).

Tubulipora flabellaris FABRICIUS, varie colonie aderenti a bivalvi, una di esse essendosi sviluppata fra i denti della cerniera di un Pectunculus, si è deformata, mostrando un bello esempio di adat- tamento; i tuboli, in luogo di essere divergenti, come nella forma tipica, liberamente accre- sciuta, sono quasi tutti paralleli, coll’apertura. ‘rivolta verso l'interno della conchiglia.

Entalophora proboscidea MiLNE-EDWARDS (Pustulopora).

Diastopora simplex BUSK.

Nelle sabbie plioceniche superiori alle marne bianche

di Cannamassa presso Altavilla (Palermo), ho trovato:

Scrupocellaria elliptica REUSS (Bactridium). Melicerita fistulosa LIiNNEO (Eschara). » Johnsoni BUSK (Nellia). Cupularia canariensis BUSK. Entalophora proboscidea MILNE-EbwARDS (Pustulop.)

68 ANTONIO NEVIANI

Finalmente, sempre per la cortesia del dott. GIOVANNI DI STEFANO, ho potuto studiare i briozoari delle sabbie gros- solane calcarifere del Vallone Scoppo (Messina), gia indicate dal FucHS (l. c.) col nome di Bryozoenkalk (piano Siciliano); un primo esame mi ha fatto conoscere le seguenti specie:

Melicerita fistulosa LINNEO (Eschara). Cer Johnsoni BusK (Nellia). Microporella | Reussina| Polystomella REUSS (Eschara). Hippoporina imbellis BUSK (Hemeschara). » adpressa BusK (Lepralia).

Myriozoum truncatum PALLAS (Millepora).

Schizoporella sulcata NEVIANI; molto comune, in esem- plari escaroidi del tutto corrispondenti a quelli da me rinvenuti per la prima volta nelle sabbie gialle e grigie della Farnesina, e in quelle ghia- iose di Acquatraversa (Palaentogr. italica, Vol. I, pag. 112 [36], t. VI [II], f. 4, 5.

FISERATA cellulosa LIiNNEO (Millepora). » beaniana KING.

Ostimosia coronopus S. W00D (Cellepora).

Smittia | Marsillea| cervicornis PALLAS (Millepora).

Umbonula ramulosa LIRINEO (Cellepora).

Porina borealis BUSK (Onchopora). Hornera frondiculata LAMARCK (Retepora). Idmonea atlantica FORBES.

» Milneana D’ORBIGNY. Tubulipora | Filisparsa); varians REUSS.

» [Stomatopora) repens S. Woop. Entalophora rugusa d’ORBIGNY. » _proboscidea MILNE- EDWARDS (Pustulo- ;G pora). Frondipora Marsiliù MICHELIN. 11 verrucosa LAMOUROUX (Krusensterna).

° Roma - R. Liceo E. Q. Visconti, marzo 1900.

A. NEVIANI.

NOTE ORNITOLOGICHE

SUL

MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA

(AGRAM)

Comunicazione alla Società Zoologica Italiana

del Dott. Conte E. ArrIGONI DEGLI ODDI

Mi recai a Zagabria (Agram) anzitutto per salutare l’ot- timo mio amico professore Brusina, il noto zoologo croato, e come tappa a Sarajevo, ove si teneva in quei giorni una interessante e riuscitissima Riunione Ornitologica sotto gli auspicî della Centrale Ungherese. A Zagabria visitala tutto mio agio l’ interessante Museo Nazionale sorto unicamente per le cure indefesse del Brusina. La Collezione Ornitologica ricca di 4000 esemplari è un vero gioiello, gli esemplari sono in ottime condizioni, ben preparati, con pose naturali, forniti di tutte quelle indicazioni che oggi la scienza domanda. La sezione più ricca e più notevole è senza dubbio quella dei Rapaci, ramo dell’Ornitologia così irto di difficoltà pel siste- matico, la sezione dei Rampicanti e dei Passeracei è piut-

. tosto povera, causa la difficoltà di potersi procurare gli esem-

plari, non essendovi in Croazia mercati di piccoli Uccelli. Il Brusina in parecchie e ben note memorie ha illustrato l'Or- nitologia dell'interno e del litorale Croato. Con queste poche annotazioni farò conoscere quanto di bene fece alla sua Patria, anche in tale ramo, quest'uomo così intraprendente, studioso ed indefesso ad un tempo, che seppe superare non poche difficoltà, non poche contrarietà prima di fondare quel

| Museo, che tutti guardano con ammirazione.

Fra i più notevoli donatori noto il signor M. Bara di Zagabria, ora Direttore della Raffineria di Petrolio in Fiume, che con un disinteresse più unico che raro ha donato al Museo centinaia di esemplari, ed il cui nome è segnato sulle più importanti rarità ivi conservate.

70 i E. ARRIGONI DEGLI ODDI

E nel chiudere queste poche righe di introduzione mando al Baraù un saluto cordiale e rinnovo i più amichevoli rin- graziamenti al Brusina, che mi permise di esaminare a tutto mio agio il materiale Ornitico che così degnamente pre- siede.

Padova, 29 Ottobre 1899.

Gen. Aquila e specie affini.

Ricca è la serie di Aquile che offre molti esemplari di A. chrysaetos (n. c. Orao crudat); due di A. mogiluit (n. e. Orao ruski), piuttosto rara e più facile a trovarsi nei monti della Fruskagora (Slavonia); parecchi di Haliaetus albicilla (n. c. Orao stekavat) e di Hieraetus pennatus (n. c. Orao patuljasti), questa specie si trovava frequente a Varasdin nella grande tenuta del Conte Bombelles, ove era attivamente perseguitata, danneggiando assai i Fagiani, ora da qualche anno è del tutto scomparsa, non vi nidificava. La serie più completa è quella dell’A. maculata (n. c. Orao èklieci) com- posta di circa trenta esemplari, mentre quattro soltanto rap- presentano lA. elanga (n. c. Orao klokotàs). L'A. maculata, che si trova quasi dovunque nei boschi, è specie comune. I soggetti di A. clanga portano macchie a goccia visibili sulle ali, che mancano nella gran parte delle A. maculata, e in quegli esemplari, che le presentano, sono piuttosto indecise. In questa serie è cosa ben facile distinguere le diversità che caratterizzano le due specie, la clanga è di statura più ri- levante, di tinte più cupe con abbondanti riflessi metallici, la maculata è di statura minore, di fondo di tinta più bru- nastro coi riflessi metallici maggiormente visibili sulle ali e sulla coda. i

2. Archibuteo lagopus (n. c. Skaniac gacas).

> Dieci esemplari in livrea chiara e scura,

3. Buteo vulgaris. (n. c. Skaniac misàr).

Serie numerosa di ventinove esemplari che rappresentano le varie forme del 5. vulgaris (B. lineatus, B. fasciatus, ecc.), mostrandosi più comuni quelli di forma tipica o scura,

NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 71

Ecco i soggetti più degni di nota:

a) giov. colla data 22. VII. 1888 Veprinac (in Istria non lungi da Fiume); dono Bara.

Numerose marginature rossastre sulle parti superiori, ga- streo cen tinte lionate vivaci miste a grandi macchie a goccia che cangiano in fascie sulle penne dei calzoni, calzoni e timoniere leggermente lavate di rossigno,

Ala 400.

b) 3. Dintorni di Fiume, dono Baraè.

Marginatura sulle parti superiori di un rossigno-pallido, calzoni e timoniere fortemente lavate di rossigno, tipo di colo- rito del B. vulgaris.

Ala 0" 410.

Quando visitai il bel Museo di Zagabria mi sembrava che specialmente il tipo a fosse riferibile al Buteo desertorum od a una. forma intermedia, ma avendoli poi gentilmente ottenuti. entrambi in comunicazione dall'amico prof. Brusina e con- frontatili con parecchi Buteo desertorum tipici, venni tosto alla conclusione che sono veri 5. vulgaris.

Il tipo in tutto simile ad un soggetto £ di 5. vulgaris che io ebbi nell’agosto di quest'anno dalla Basilicata, se ec- cettuiamo la tinta lionata più decisa nell’esemplare di Fiume; il tipo 5, quantunque abbia le penne della coda e dei cal- zoni tinte fortemente di rossiccio, pure per le dimensioni, tanto più che è 9, è indubbiamente un 5. vulgaris.

Ho notato che le Pojane Croate ed in generale quelle Balcaniche offrono le tinte. rossiccie sulla coda e sui calzoni più accentuate che non nei 5. vulgaris occidentali anche se: fortemente coloriti, sicchè certi esemplari potrebbero nona torto addebitarsi a forme intermedie, ma non a tipici B. deserto- rum, la cui statura decisamente minore forma un carattere ottimamente definito.

c) gennaio 1894, Sokolovac in Croazia, dono RuSitka.

Forma ordinaria, di colorito cupo a riflessi metallici, fasce sulla coda quasi impercettibili.

d) 15. III. 1890. Lago dell’isola Kork (= Veglia) in Quarnero, dono Bara®. Forma molto chiara in gran parte bianca che rasso-

72 E. ARRIGONI DEGLI ODDI

miglia a certi individui giovani del Pernis apivorus (Dresser, Birds of Europe, vol. VI, tav. 366, 1875 Entrambi sono di statura piccola, ma coll’ala di Om 400, e) cd, 17. IX. 1871. Zagabria, dono Bara. Coda lavata di rossigno specie sulle penne mediane, analogo a certi individui giovani di Buteo ferox, però è senza dubbio un 5. vulgaris.

Buteo ferox (n. c. Skanjac bijelorepi).

a) ucciso verso la metà di settembre 1898 a Brdjani presso Nasice in Slavonia. Esemplare splendido di una specie molto rara.

Pernis apivorus (n. c. Skanjac osat).

Fra i varii soggetti di P. apivorus riscontrai un esem-

plare di un bruno-nerastro uniforme con tinte di rame me-.

tallico ben decise, testa di un grigio di lavagna.

Parecchie volte vidi soggetti analoghi colti nella peni- sola Balcanica, ma giammai ne ebbi d’Italia, la credo del resto una livrea giovanile e nulla più.

Astur palumbarius (n. e. Jastreb kokosar,

Buona serie di esemplari in generale colle parti supe- riori molto scure di colorito e con fitte fascie sul gastreo,

alcuni di dimensioni rilevanti, parecchi soggetti giovani ed in

piumino da nido. Diverse femmine in abito da maschio (osservazione di S. Brusina).

Accipiter nisus (n. c. Kobac pticar).

Bellissima serie di circa cinquanta esemplari compresi i giovani da nido ancora rivestiti di piumino; la colorazione

delle parti superiori dei J ad. è piuttosto chiara, come in taluni esemplari adulti di Pellegrino e così la tinta rossiccia sul gastreo è bene visibile in essi, invece i Y molto vecchi

si presentano di colorito più cupo ed i giovani dalle tinte

, o - . < Lal rossiccie sembrano poco comuni e sono scarsamente rap- presentati in Collezione. I giovani di nido hanno la cera e |

:6 .

NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 79

le parti nude della testa di un bel giallo-vivace, ma l’iride «è nocciola più o meno grigiastra. Di notevole vi è una ® da Zagabria colla data 30 dicembre 1887 ed elencata quale femmina in abito da maschio. Il Prof. Brusina, naturalista ‘| serupoloso, mi assicurò di averlo constatato egli stesso e di | essere perfettamente sicuro dell'esame anatomico.

| Ne stendo pochi cenni descrittivi:

Statura di femmina ad. Tinta generale delle parti supe- riori di un lavagna-grigiastro più scuro sulla testa, le penne bianche alla base, ciò che è più visibile sulla nuca; parti inferiori ed ascellari tinte di rossigno, così le guancie che hanno lo stelo grigio di lavagna; remiganti bruno-grigiastre più chiare sullo stelo, le secondarie con uno stretto margine apicale biancastro; timoniere cenerino-grigiastre terminate di bianchiccio e con quattro bande trasversali, la prima alla base nascosta dalle lunghe cuopritrici della coda e l’apicale preceduta da uno spazio grigio e susseguita da altro bianco che termina la penna. |

Gennaja Feldeggi (n. c. Soko kragui).

‘Due esemplari tipici. ad. 27 febbraio 1886. Forte Drieno ai confini fra la Dalmazia e l’Erzegovina. ad. feb- | braio 1892. Da Sinj in Dalmazia, Specie molto rara.

Gennaja saker (n. e. Soko banatski).

Un solo bellissimo esemplare, ottimamente caratterizzato, ucciso a Temisvar il 18 marzo 1896. Esso è piuttosto bianco sulla testa e sulle parti inferiori e le superiori portano nu- merose marginature rossigne così particolari a questa specie. E somigliante alla tav. 376 della grandiosa opera « The Birds of Europe » del Dresser, ma la testa è meno rossiccia,

_ il gastreo più biancastro, le macchie rotonde sulla coda ab- bastanza definite, quantunque esistano pure fascie ben di- stinte. È specie molto rara.

Falco peregrinus (n. c. Soko sivi).

Numerosa serie di circa venticinque esemplari, compresi i nidiacei. Alcuni di questi esemplari sono coloriti molto in-

t

74 E. ARRIGONI DEGLI ODDI

tensamente con tinte rossiccie accentuate, con la testa scura e la fascia a mustacchio molto grande ed estesa fino sulle cuopritrici auricolari, le macchie sul davanti del petto allar- gate e cospicue.

Un g, donato dal Conte Bombelles ed ucciso ad Opeka il 26 dicembre 1889, è di piccola statura, col petto. senza macchie e colorito poco vivacemente, ma io non credo ap- partenga al F. punicus, perchè vi manca la tinta accesa sul gastreo, le fascie sul petto non sono così avvicinate, le dita non tanto lunghe come nei soggetti tipici ; tra i giovani noto una femmina, donata dallo stesso Conte Bombelles ed uc- cisa a Komar il 24 settembre 1896, che è di tinta molto cupa col gastreo fittamente macchiato e fasciato, il mustacchio per essere giovane è molto largo ed esteso sulla regione auri- colare ; in un secondo pure femmina, donato dallo stesso Conte Bombelles ed ucciso pure a Komar il 7 settembre 1892, il mustacchio è ristretto e non esteso alla regione auricolare, ma io lo credo assolutamente un peregrinus e non un saker. Il tono di tinta è più chiaro ed il gastreo più bianco che non l'esemplare del 1896. Ritengo che se questo soggetto. fosse vissuto più a lungo, sarebbe. divenuto colorito nola fortemente di rossiccio.

Dai confronti fatti mi sembra che in questa sub-regione esistano due tipi distinti di peregrinus e cioè :

a) Statura rilevante, tinte rossiccio-vivaci sul gastreo, mustacchio molto largo ed esteso sulla regione auricolare, macchie sul davanti del petto cospicue.

b) Statura piccola, tinte biancastre sul gastreo, e meno scure sulla testa, mustacchio ristretto e non esteso sulla re- gione auricolare, davanti del petto senza macchia.

S'incontrano forme intermedie.

Falco barbarus (n. c. |).

° Nella serie di F. peregrinus avevo osservato un Falco, ucciso a Stakorovac non lungi da Zagabria e donato dal Sig. Miholic, che presentava una facies affatto differente da qualunque peregrinus e che a tutta prima mi parve un Y. bar- barus, ma essendo giovane e non trovandosi al Museo alcun

=}

(dj

NOTE ORNITOTOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA

esemplare di questa specie, non potei pronunciarmi con tutta sicurezza. Tornato in patria, chiesi all'ottimo Prof, Brusina di averlo in comunicazione ed egli, con la consueta sua gen- tilezza, accondiscese. E la mia prima supposizione fu in tutto avvalorata ed ora posso dire con sicurezza che l'esemplare di Stakorovac è invero una giovane femmina del Falco bar- barus in tutto simile alle descrizioni date dai miei ottimi amici R. B. Sharpe (1) e G. Martorelli (2). Eccone una breve diagnosi: Lunghezza totale 02410; becco 0026; ala 0%310; coda 0" 170; tarso 002047 ; dito mediano s. u. 0" 046, Becco bleu, nerastro all’apice, giallastro alla base ; fronte bianco-gialletta cogli steli neri; parte superiore della testa bruno-nerastra con cospicui margini rossicci più decisi sulla parte anteriore ove formano uno spazio; parte posteriore della testa e del collo con penne nere nel centro, giallette o rossiccie sui lati, predominando la tinta chiara; parti su- periori bruno-seure debolmente lavate di grigio-plumbeo e con decisi margini nocciola sulle penne del dorso e sulle cuo- pritrici alari, ove quelli sono più stretti e la tinta di fondo più cupa; groppone e cuopritrici superiori della coda a fascie di un bruno più pallido e di un grigio-plumbeo lavato di rossiccio e marginate di nocciola; remiganti nerastre ter- minate da una sfumatura nocciola susseguita da un tratto

. bianco-fulviecio che forma sulle secondarie una banda quando

l’ala è piegata, tutte le penne con larghe fascie di un fulvo- nocciola sul vessillo interno; timoniere bruno-scure lavate di plumbeo con una larga fascia terminale bianco-gialletta e fascie trasversali talora interrotte rossiccie più o meno ombreggiate di cenerino-piombato verso il margine ; dall’an- golo interno antero-superiore dell'occhio si stacca una fascia scura marginata di rossiccio che termina sul vertice ove si

. allarga a ferro di cavallo; lati della faccia bianco-gialletti ;

mustacchio. discretamente sviluppato che copre anche le guancie bruno-nerastro misto a rugginoso; gastreo bianco-

(4) Cat. B. Brit. Mus. I. pag. 387 (1874). (2) Monogr. Rup. Ital. pag. 159, tav. III (1895).

76 E. ARRIGONI DEGLI ODDI

fulvo molto vivace sull’ addome e sui fianchi, senza macchie

sul mento e sulla gola, nel resto con una linea centrale nera

sulle penne, che è stretta-su quelle del petto e si allarga sull'alto addome e sui fianchi ove si notano varie fascie sulle penne; centro del basso addome quasi senza macchie; sot-

tocaudali con strette linee centrali scure che qua e si fog- giano a fascie trasversali; cuopritrici inferiori delle ali bianco- giallette con fascie e macchie bruno-rossiccie ; zampe gialle.

Se il /. barbarus come giovane si può confondere col |

F. punicus, altrettanto distintissimo lo è da adulto. La comparsa di questa specie non sarebbe gran fatto eccezionale, giacchè il signor A. Fritsch (1) cita una 9 gio-

vane uccisa in Dalmazia e conservata nel Museo di Vienna

sotto il nome di /. peregrinoides.

Circus aeruginosus (n. c. Eja pijuljata).

Noto fra altro due esemplari colti sul lago dell’isola dio

Veglia nel Quarnero: |

a) —28. III. 1889. Testa, mento, gola e lati della stessa e spazio nel centro del petto di un bianco-candido senza

macchiette allungate.

b)— 3. IV. 1893. Eguali tinte appena leggermente .

giallette. \

Parecchi altri presentano tali parti tinte in fulvo-ros-

signo più o meno vivace con macchiette di differente ab-. bondanza, sono quindi di colore affatto tipico. E’ cosa nota |

quanto questa specie varii, però neì molti individui che vidi,

ed in quelli pur numerosi che conservo, giammai ebbi a

riscontrarne di così chiari e non si possono nemmeno ascri-

vere a livree del tutto giovanili, essendo del marzo e del- _

l'aprile.

sentato da tre soli soggetti, dei quali nessuno è adulto.

(1) Nat. Vòg. Eur. pag. 30, pl. 2, fig. 1 (1870).

_

E’ specie molto comune, così del pari sarebbero abbon- danti il C. Swainsoni con 18 esemplari ed il cyaneus con ventuno, mentre appare molto scarso il cineraceus rappre-

NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZLONALE DI ZAGABRIA 717

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Strix flammea (n. c. Jeja dryemavica).

Buona serie di sei esemplari di colorito molto cupo. sulle parti superiori e colle tinte aranciate e fulviccie assai scure ed accentuate specialmente sui fianchi e sul sottocoda e che talora colorano il disco facciale ed.i lati del collo. Riguardo le macchie sul gastreo esse sono discretamente numerose, eccetto in un esemplare della stessa città di Zagabria che le ha minutissime e punto abbondanti, come scarseggiano notevolmente anche sulle parti superiori di una tinta molto cupa e piuttosto uniforme. Da questa serie sembra che in Croazia viva una forma rossastra e più cupa dell’ordinaria Strix flammea, essendo anche gli esemplari di colorito più chiaro, che ebbi agio di esaminare, più intensamente colo- riti di quelli tipici.

Syrnium aluco (n. c. Sovina Sumska).

Magnifica serie di trenta soggetti con numerosi nidiacei. Fra i più notevoli ricordo:

a-c) forme melaniche di un bruno-nerastro più scuro sul gastreo, tutti e tre conservano però il disegno normale che traluce anche nelle parti più intensamente colorite ;

d-m) nidiacei, di cui due con veste rossiccia ; varii soggetti più o meno variati di rossiccio; dei quali tre tinti di talcoloreasegno che le gradazioni grigie ordinarie sono quasi del tutto scomparse, quello in data 16. XII. 1889 da Zagabria è il più uniforme, a confronto di questi esiste un soggetto pure da Zagabria 16. II. 1871 di colorito chiaro e quasi . sbiadito, ma non attribuibile a varietà albina.

Syrnium uralense (n. c. Sovina jastrebata).

E’ una delle serie più splendide di questo Museo; ven- tuno esemplari dei quali ben dieci affetti da melanismo. Tale forma si sviluppa come nell’affine S. aluco con una tinta bruno-nerastra più o meno carica, di solito più accentuata sul disco facciale e sul gastreo che non nelle parti superiori, essi conservano il disegno normale se guardati attentamente, però nei più completi le tinte grigie non si rilevano;

78 E. ARRIGONI DEGLI ODDÌ

È specie abbastanza comune in Croazia e vi sembra stazionaria, fu presa in ogni stagione, eccetto d’estate, ancora se ne ebbero le uova che però fino ad ora nessuno occupò di cercare.

Nyctala Tengmalmi (n. ce. Sovica mrtvatka).

Un esemplare da Zagabria senza data e che sembra di vecchia preparazione. Specie rara. | Ga

Manca il Glaucidium passerinum, esiste alcun soggetto di forma rossigna di Carine noctua (n. c. Kukuvjà smrtna) e di Scops giu (n. c. Cuk lulavac).

Asio otus (n. c. Sova utina).

Serie numerosa di 17 esemplari di cui tre nidiacei, tra di essi alcuni hanno il fondo di tinta rossastro carico e ciò in- dipendentemente dal loro sesso.

Cypselus apus (n. c. l'iopa crua).

Individuo da Ragusa in Dalmazia senza data, del tutto bianco eccetto due spazî lungo le scapolari, le redini ed una fascia sulla nuca che si fonde con altra. che si stacca dagli occhi, parte del sopracoda ed alcune penne centrali della coda di tinta normale. Soggetto interessante perchè affetto di ano- malia simmetrica. s

Hirundo rustica (n. c. Lastavica pokutarka). Sette esemplari leucocrostici, iride rossa. Upupa epops (n. c.). Tinte bianche ove esistono quelle isabelline. Acredulae. |

Serie composta di molte A. caudata, qualche A. rosea 4 dubbiosa, mancante la Irbyî. “È

Vi sono le due forme di csi ma la familiaris vi sj pare più comune.

Varî soggetti di Merula ulpedirte (n. c. Kos grivasti), vi manca -la M. torquata.

=

NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI ZAGABRIA 79

Varî soggetti albini di M. nigra (n. c. Kos erni) di tipo usuale.

Due esemplari di Sylvia atricapilla (n. c. Srmusa cruo- glava) leucocrostici, l'uno con iride rossa, il nidiaceo con iride nera.

Tre esemplari di Aedon familiaris da Sutorina 18. VI. 1896 e 19. VI. 1899.

Manca l’Anthus cervinus.

I soggetti conservati di Melanocorypha calandra mi sem- brano alquanto più rossigni dei tipi italiani.

Esiste una splendida serie di Euspiza melanocephala, uc- cello comune per la Dalmazia.

Miliaria projer (n. c. Str$ely poturkas), varietà albina.

Emberiza citrinella (n. c. Strnadica %vutvoljka), varietà giallo-canarino quasi completa.

Carduelis elegans, soggetto bianco per intero, purtroppo imperfetto.

Pyrrhula europaea, varietà nera“eccetto poche penne grigie sulle parti inferiori e porzione dell'addome rossa.

Una serie numerosissima di Pastor roseus.

. Una varietà bianca di Pica rustica.

Due bellissimi soggetti leucocrostici e due parzialmente albini di Garrulus glandarius.

Mancano individui di Corvus corone, specie finora non trovata in Croazia, come pure non osservai individui intermedî.

Esistono nidiacei di Otis tarda, Vanellus capella e Sco- lopax rusticola. o Fra le Limicolae mancano le specie seguenti:

Limicola platyrhyncha Arquatella maritima Actodromas Temmincki Tringa canutus

Limosa lapponica

del Numenius tenuirostris, Che è raro, conservano tre esem- plari, il phaeopus vi sarebbe più raro ancora.

Una buona serie di Aironi cioè Ardea cinerea, A. pur- | purea, Herodias alba, H. garzetta, Ardeola ralloides, Ardetta

80 E. ARRIGONI DEGLI ODDI

minuta, Botaurus stellaris, Nycticorar ardeola, Ciconia alba, Ciconia nigra con nidiacei, Platalea leucorodia, ecc.

Anas boscas, individuo» quasi del tutto bianco.

Tra i Palmipedi noto inoltre parecchi esemplari di Fuli- gula marila e di Mergus merganser, specie che sembrano co- muni, il Callichen rufinus vi è più raro, pochi esemplari di Oedemia fusca e di Harelda glacialis, provenienti da Fiume tutti in livrea giovanile, finalmente un giovane di Somateria mollissima, pochi soggetti di Actochelidon sandvicensis e di Gelochelidon nilotica, tre Rissae tridactylae, un Megalestris ca- tarrhactes, un giovane Stercorarius pomathorinus, due giovani di S. parastiticus forma scura, un adulto di $S. crepidatus, una Fratercula arctica e cinque Alcae tordae.

Il Larus fuscus è rappresentato da tre esemplari adulti e da un giovane, fra quelli il soggetto ucciso il 28. IV. 1889 a. Fiume e donato dal Barac, come dimensioni sarebbe un L. af- finis, ma siccome non presenta la macchia bianca sulle due remiganti, così sarei d’Tpinione che non appartenesse a questa specie. i

Dei Colymbidae manca il glacialis, esistono molti arcticus, di cui due in completo abito di nozze, uno del giugno, l’altro dell’aprile, abbiamo pure parecchi septentrionalis ma nessuno in abito di nozze, di queste serie il più generoso contribu- tore fu il BaraÈ. | ;

Fra gli Svassi abbiamo splendide serie del /odicipes cristatus, griseigena, nigricollis e del Tachybaptes fluviatilis, ma vi manca affatto il P. auritus. Anche di questi il più be- nemerito donatore fu il Baraè.

Pelecanus (n. c. Nesit).

-

Tredici esemplari sono conservati nel Museo, di questi sette sono P. crispus (n. c. Nesit dalmatinski), di essi due provengono da Semlino e dal Narenta e gli altri cinque da Scutari, ove è specie comune e nidificante. I rimanenti sei sono del tipo P. onocrotalus (n. c. Nesit ruzitasti). Gli ono. crotalus in questione offrono due forme differenti, l'una pre- .

senta lo spazio nudo sopra e dietro l’occhio foggiato ad an-

golo acuto e profondo in rapporto alle penne laterali, l’altra

NOTE ORNITOLOGICHE SUL MUSEO NAZIONALE DI. ZAGABRIA 81

a semicerchio od a curva regolare. Ora il Radde ha distinto su tali dati due specie il minor e l’onocrotalus, egli dice che i due caratteri principali consistono nella forma dello spazio nudo e nelle dimensioni del dito posteriore, non trovando stabile e distinto quello del numero delle penne della coda e l’altro offerto dal Keyserling e dal Blasius della maggiore o minore vicinanza delle penne della linea laterale d’attorno all'occhio. Il dito posteriore nel P. minor sarebbe 02, 040, il tarso 0%, 115, il ciuffo più sviluppato, differenza di tinta | nelle parti nude. Gli esemplari del Museo offrono i seguenti dati :

a) - 1899 Mitrovica (Slavonia) - becco 0”,400 - ala 0”, 640 - angolo acuto - penne della coda 22 (m2r07).

b) - Slavonia - becco 0”, 360 - ala 0”, 690 - angolo acuto - penne della coda 22 (minor).

c) - Sisak (Croazia) - becco 0", 360 - ala 0”, 640 - penne della coda 23 una mancante (onocrotalus).

d) - Isola Pago - becco 0”, 310 - ala 0”, 660 - angolo abba- stanza acuto - penne della coda 21 unî mancante (minor).

e) - Slavonia - becco 0”, 320 - ala 0”, 640 - angolo inter- medio - penne della coda 21 (minor).

f)- Croazia - becco 0", 310 - ala 0”, 650 - angolo inter- medio - penne della coda 22 (minor).

La comune misura del tarso 0”,115 e del dito poste- riore 0", 045 collimano con quelle offerte dal Radde, è vero che il carattere della pelle nuda attorno all’occhio a forma angolare è in qualcuno di questi esemplari ottimamente svi- luppato, ma in altri esso è affatto intermedio e le due forme si confondono, la statura vi è la stessa, il becco non corto e piccolo, la fronte fornita degli stessi tubercoli, sicchè, pre- scindendo dalle penne della coda che sarebbero tipiche quanto a numero, io credo. che ci troviamo davanti a vari P, ono- crotalus di due gradazioni riguardo la forma assunta dalla pelle nuda attorno all’occhio, fatto che potrebbe dipendere da età o da altra causa, mentre i veri P. minor che ebbi campo di osservare si distinguevano tosto a priori per una statura sensibilmente minore.

Padova, 10 febbraio 1900.

Bollettino della Società Zoologica Italiana 6

ra

PARTE III.

Interessi didattici

Vuol IMporre Un regresso nell insegnamento della Storia Naturale?

Riproduciamo il seguente schiettissimo articolo che leggesi nel N. 65 del giornale La Provincia di Vicenza, non per la. benevolenza con cui vien giudicata la trasformazione della nostra Società, (chè in questo caso dovremmo -riprodurre molti altri giudizi assai benevoli), ma per le verità che l’egregio autore dell'articolo medesimo opportunamente afferma, e sulle quali torneremo. Ed ecco quanto scrive il prof. Torossi:

« Mentre si sta meditando con poco senno il nuovo pro- getto della fusione di alcune cattedre nelle scuole secondarie, che se approvato dal Parlamento riuscirebbe a togliere ogni importanza all'insegnamento della Storia Naturale in questi Istituti, conforta il vedere riaffermarsi vigorosa e promettente una Società zoologica italiana nella capitale del Regno. La fama degli uomini illustri. che ne costituiscono il consiglio | direttivo, assicura anche i più dubbiosi dell'avvenire della Società e di un salutare risveglio dell'amore agli studi Z00- logici, tanto utili e tanto attraenti.

« La Società zoologica italiana, fondata sulla fine del 1891, vuole allargare.il suo compito scientifico e favorire l’incre- mento degli studi zoologici. E così la Società romana per gli studi di zoologia è nbegiiioe: in Società zoologica ita- liana con sede in Roma.

« Come prova di una non dubbia e lodevole attività in A un periodo di tempo relativamente breve, il consiglio diret- tivo ha pubblicato l’indice delle materie contenute negli otto volumi costituenti la prima serie del Bollettino della società.

« Anche un modesto cultore della zoologia potrà facil- mente rilevare il valore scientifico dei lavori compiuti nel. corso di pochi anni da valenti naturalisti, come i prote 3

i |

COME SI VOGLIA IMPORRE UN REGRESSO NELL’INSEGNAMENTO DELLA STORIA NATURALE 83

Carruccio, Condorelli, De Filippi, Meli, Neviani, Pavesi, Vin- ciguerra ed altri, i quali pensano con amore di uomini eletti all’avvenire di una Società, che si propone di rendere più agevole il progresso della Zoologia in Italia.

« Senza dubbio la nuova Società zoologica vorrà com- battere per la conservazione dell’insegnamento della Storia Naturale nelle nostre scuole secondarie, di cui non tutti comprendono l’alta importanza.

« Pare impossibile! Si vorrebbe, come nei tempi pas-

sati, affidare per ragioni di economia l'insegnamento

della Storia Naturale ai professori di matematica e di fisica, i quali ben poco in generale conoscono questa materia.

« Se il nuovo infelice progetto sarà approvato dalla Camera dei deputati, si dovrà deplorare la fine dell’insegna- mento della Storia Naturale nelle nostre scuole, che di ben altre riforme radicali hanno bisogno, come modestamente e francamente ho dimostrato in molte occasioni. Ma pur troppo non v'ha più sordo di chi non vuole udire!

« Il ridurre ancora l'insegnamento della Storia Naturale corrisponde a non volere riconoscere che lo studio dei corpi naturali risveglia negli alunni lo spirito d’ osservazione che è tanto necessario anche negli altri studi, e che è tanto scarso nei nostri giovani studenti. E forse non è giovevole un continuato esercizio .di brevi, esatte ed ordinate descri- zioni di animali e di piante? Noi imprimiamo nella mente degli alunni il vero concetto dell’ ordine che pur troppo spesso manca. E non è utile e non è bella la conoscenza delle meraviglie del creato, di tanti corpi che 1} uomo vede intorno a e che non comprende?

« Col nuovo progetto si dimentica il grande principio della divisione del lavoro! È enorme!

« Si vuole rendere veramente moderna la Scuola ita-

. liana con riforme di dubbio valore e che non possono essere

attuate che in lungo periodo di tempo! Quanta fatica spre- cata! Non si vuol comprendere che in questi tempi è affatto impossibile il lungo attendere. |

I « Ai gravi mali della Scuola bisogna provvedere con sollecitudine, allo scopo di evitare una grande catastrofe. I

-

84 . GIOVANNI BATTISTA TOROSSI ‘E

poveri insegnanti vogliono essere meglio retribuiti. Che si pensa di fare? Si formula un progetto, che solo potrà essere attuato nel corso di cinquanta anni, perchè deve essere ese- guito gradatamente e sopratutto lentamente! È

« Forse si pensa al fatto che i poveri insegnanti, seb- bene male retribuiti e spesso male giudicati, vivono in- felici travetti! lungamente sulla terra!

« Ed è in questa punto invidiabile longevità che i nuovi riformatori della Scuola confidano con tranquilla co- | scienza? |

« Appena si riconobbe la necessità dello studio dell’a- gricoltura, si volle pensare alla soppressione dell’insegna- mento della Storia Naturale, che ne è la base! Strano dav- vero ! Bisogna dire che propriamente si vada vagando nella oscurità, senza uno scopo determinato, senza un concetto sicuro.

« La sospensione delle cattedre di Storia Naturale evi- dentemente lede i diritti di molti giovani laureandi, i quali, pur obbedendo ad una saggia legge che non fu mai abro- gata, vedono dal nuovo progetto distrutta ogni legittima speranza nell’avvenire della loro carriera, mentre la Scuola italiana dovrà aggiungere ai tanti suoi mali una nuova causa del suo cattivo andamento.

« Quando penso al famoso soffio di vita nuova che ria- nimerà la Scuola, sognata con tanto entusiasmo dall’illustre prof. Chiarini, non posso fare a meno di pensare alle tristi condizioni della Scuola italiana, di questo vecchio organismo distrutto dalla più terribile tubercolosi morale che si possa immaginare, e che della vita moderna non ha ancora pro- vato i benefici effetti. i

« Un semplice soffio di yita nuova non potrà mai ri- chiamarla in vita! Sarebbe questo un miracolo che la mia povera mente non può ancora credere possibile!

- « Siamo troppo lontani da tutto ciò che potrebbe far ri- sorgere la scuola italiana e tutti i nostri desiderî e le nostre A aspirazioni sono ancora null’altro che un sogno.

Dott. GIOVANNI BATTISTA TOROSSI ».

BANCHETTO DELLA SOCIETA" ZOOLOGICA ITALIANA.

Per festeggiare la trasformazione della Società Romana per gli studî zoologici in Società Italiana, la sera del 25 p. p. marzo numerosi soci si riunirono a banchetto nel nuovo ed elegante Ri- storante S. Carlo, in piazza S. Carlo al Corso.

Allo champagne il presidente prof. A. Carruccio prese la pa- rola e brindò applaudito all’avvenire del sodalizio scientifico na- zionale che ha raccolto la fortunata eredità della Società Romana. Dopo di lui parlarono egregiamente i due vice-presidenti don Guido Falconieri conte di Carpegna, e prof. Vinciguerra, e quindi i pro- fessori Meli, Tuccimei e Nosotti, esprimendo sentimenti i più ele- vati sia dal lato patriottico che scientifico. In ultimo il prof. Con- dorelli, segretario, lesse i telegrammi di adesione e felicitazione pervenuti.

Inutile dire che la più sincera cordialità regnò dal principio alla fine del pranzo, che fu servito splendidamente.

ESTRATTO DELLO STATUTO.

ART. 2. La Società ha lo scopo di dare istruzioni, consigli, appoggi morali, e possibilmente aiuti materiali ai cultori della biologia ‘animale anche nelle sue varie applicazioni; di pubblicare nei modi stabiliti dal regolamento un Bollettino contenente i reso- conti delle adunanze, le comunicazioni scientifiche d’indole biolo- gica, anatomo-fisiologica, embriologica, paleontologica e sistema- tica; e quelle altre notizie che possono interessare gli studiosi,

ART. 3. La Società è composta di tre categorie di soci:

1a Soci ordinari, distinti in soci a tempo, i quali paghe- ranno lire Dieci all’anno, e soci a vita se pagheranno lire 200 ‘in una sola volta; ;

22 Soci straordinari, i quali pagheranno lire Sette annue;

32 Soci onorari ‘italiani e stranieri, proposti dal Consiglio direttivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi zoo- logici, od altrimenti benemeriti della Società.

Tutti i soci hanno diritto alle pubblicazioni sociali.

ABBONAMENTO PEI NON SOCI

Italia . . 12 lire annue Estero. . 15 » Un fascicolo doppio separato L. 4 Volumi arretrati: Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) Prezzo di favore a chi acquista gli otto volumi finora pubblicati ° (Vedi pagina prima della copertina).

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Sede della Società: Istituto ZooLogico - R. UN:VERSITÀ Via della Sapienza - ROMA

Roma - Stub. Carlo Mariani e U., Vic. Guardiola 22.

MAR A 7001,

Fasc. III e IV. Serie II. - Vol. I. Anno IX. - 1900, A; 3,033

BOLLETTINO

DELLA

SOCIETA: ZOOLOGICA ITALIANA

SOMMARIO.

Per la morte del = a cita (A. Car- . Rostagno comm. Fortunato. Clas- 3 LI) RSI ALE È eXPAap I-1I dalacione fore dei Lepidotteri

al enna ce LE PRR 147-440 I. PARTE UFFICIALE x ae NERI esta niro : : sepri dott. mare iuseppe. e- csantvi: a rsa ae | riali per un elenco degli Apidi della Adunanze scientifiche del 6 giugno Provincia di Roma . > 141-148 è 5 luglio 1909. - 1. Proclamazione 4. Rellini dott. Raffaello. ‘Due nuovi di nuovi soci. - 2. Commemorazioni molluschi fossili\dell’Isola d'Ischia e fatte dal presidente prof. A. Carruccio revisione delle specie esistenti nella pel socio onorario prof. A. Milne-Ed- marna dell’Isola stessa‘. . . . 149-162 wards e socio ord. prof. Adolfo Caleri. » 86-92 5. De Stefano dott. Giuseppe. Elenco Comunicazioni scientifiche. Carrue- dei Molluschi fossili di Milazzo in Sl- cio prof. A. Nuove indicazioni sull’ra- GRA tI AE, EL ct

fp > iltnzici Segn >. SPD 3 92-94 6. Facciolà dottor Luigi. Contributo

Id. id. ‘Cenni illustrativi su alcuni alla interpretazione del passaggio del-

» l’occhio del lato ciec l lato” oculato pg La Parli SES So dr 9498 | nei Pleuronettidi IP at ", SOR » 169-189

IA. id. Sovra un Croctodilus porosus 7. Curreri dott. Ginseppe. Osservazioni edun Varanus Dumerilii, A do- suì Ctenofori compaventi nel portò nati dal Re Umberto. .. . . » 102-106 db Messina) a Sa va TOA

(Per gli altri lavori presentati e_co- 8. Checchia dott. Giuseppe. Sull’Eze- sarrrl nelle predette adunanze phas (Enelephas) antiguus Falc. nei ved. appresso). dintorni di Sansevero (Capitanata) »- 194-198

II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE. _ 9. Curreri dott. Giuseppe. Sulle cause

1. Condorelli prof. Mario. Sulle pretese meceanìco-biologiche della formazione idabidi dei Gallinacei e loro-vera na- degli accumoli di plancton . . +. » 199-209 UMBRO Icona Ve)f 0. iS a 1410446 x

AVVISI IMPORTANTI,

A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom- pagnata dall'importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, gli otto volumi pubblicati dal 1892 al 1899 al prezzo di favore di lire ses- santasei, in luogo di-L.-120.

Il Bollettino della Società pubblicherà estese recensioni di tutte quelle opere delle quali perveranno in omaggio due copie alla Direzione.

Si faranno annunzi speciali gratuiti di tutte quelle pubblicazioni che verranno spedite in omaggio dai Sig. Autori o Librai-Editori.

A coloro i quali poi perito anpunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- “zioni, 0 di quanto altro ha attinenza con la Zoologia, sàranno fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta.

Conto corrente colla Posta - Pubblicazione bimensile.

stia pe Aa Mi IRE MAR 5 1901

Fasc. III e IV. . Serie II - Vol. |. Anno IX - 1900

BOLLETTINO

DELLA SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

Per la morte del RE UMBERTO

Ogni ordine di cittadini è stato profondamente contristato per l’atroce misfatto di Monza. Una setta funesta, alla quale pur troppo appartengono non pochi sciagurati figli d’Italia, volle una nuova vittima nella persona del nostro Re, così generoso ed amato; cui da ogni parte si dava il titolo di buono, nel suo più nobile significato.

Nella vita di Umberto I fu ammirevole e puro il culto che deli mantenne per la giustizia; come costanti furono in Lui la fede alle istituzioni e l’amore pel bene del suo popolo. E se Egli avesse sempre potuto, se sempre avesse avuto ministri preveg- genti. ed equanimi, e deputati tutti veramente colti ed onesti, rappresentanti la nazione, non disordinati partiti, molti guai e sofferimenti sarebbero stati risparmiati a diverse fra le più travagliate provincie dello Stato.

Ognuno deve rammetare con quale slancio il compianto So-.- vrano accorresse laddove si ebbero le maggiori calamità: ba- stino i nomi di Casamicciola, di Busca, Napoli, ecc. quali splen- dide prove del coraggio calmo e sereno e dello spirito somma- mente benefico di quell’Argelo consolatore, come lo chiamarono i moribondi di Pennino e Porto. In breve il Re Umberto fu sempre primo a dare eflicace esempio di pronta e ben intesa

carità.

Di questo vero coraggio che, lo ripetiamo, era calmo e se- reno, chi scrive potè averne prove il 24 giugno del 1866. Ma se il Principe fu eroe a Villafranca e Custoza; se ebbe in quel rispettata la vita dalle armi dei nemici in guerra; se la rispettò

Bollettino della Società Zoologica Italiana. 7

Il PER LA MORTE DEL RE UMBERTO

un gravissimo morbo contagioso, non la rispettò la spietata belva li Prato, l’anarchico reduce da Paterson!

L'Italia e tutte le civili nazioni del mondo hanno vivamente deplorato la fine immeritatissima del Re buono e leale; ed al cordoglio universale sinceramente si unisce la SOCIETÀ Z00- LOGICA ITALIANA. La quale fa fervidi voti perchè la pace e_ la più santa rassegnazione circondino l’Augusta, soave ed ama- tissima Vedova del Re sacrificato!

La SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA fa pure voti non meno fervidi onde prospere e durevoli siano le sorti dei giovani So- vrani d’Italia, il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena. Tutti siamo certi cl’essi, fiduciosi nella Provvidenza Divina, in- tendono dedicare il loro cuore, la loro mente alla grandezza ed alla maggior felicità possibile della Patria.

Scrivendo in un periodico scientifico non sappiamo ristarci dal fare anche un altro sincero augurio, ed è: Possa sotto il regno di Vittorio Emanuele III aversi duratura e completa l’ o- pera del Ministro della Pubblica Istruzione, che col favorire imparzialmente il progresso degli studì superiori, e quindi degli scientifici, saprà davvero e fermamente vorrà attuare il loro migliore ordinamento! Ciò certamente bramava l’amato Re Umberto: ciò compirassi dal nuovo Regnante. E moltissimi veri patrioti e modesti studiosi ripeteranno in quel con maggior entusiasmo: Vira il Re Vittorio Emanuele III!

A. CARRUCCIO..

ra int) a PERI " '

| SOCIETÀ ZOOLOGICA ITALIANA

CON SEDE LIIN ROMA.

RENDICONTI

4 Adunanze scientif che, 609 giugno e 5 luglio 1900.

ORDINE DEL GIORNO 6 giugno 1900:

PARTE I. COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE - PROCLAMA- ZIONE DI NUOVI SOCI - COMMEMORAZIONI.

PARTE II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE.

È 1. Carruccio prof. A. Nuove' indicazioni sull’ habitat della | Salamandrina perspicillata. L 2. Carruccio prof. A. Cenni illustrativi su alcuni Cheloni «di Sarawak donati da S. M. il Re. e 8. Rostagno comm. dott. Fortunato. Classificazione descrit- . tiva dei Lepidotteri Italiani. (Parte generale). 4. Alessandrini dott. G. Contributo allo studio dei Forfi- | culidi romani. x 5. Curreri dott. G. Osservazioni sui Ctenofori comparenti _ nel Porto di Messina. __ 6. Condorelli prof. M. Sulle pretese idatidi dei Gallinacei e loro vera natura (Linfoangioma cistico di Wegner). È T. Lepri march dott. G. Alcune osservazioni sulla nidifi- 3 «cazione dell’ Anfophora nigrocincta Br. È: È 8. Curreri dott. G. Sulle cause meccaniche della forma- | zione degli accumuli di Plankton. 9. Dessì dott. A. Sede insolita in cui può introdursi nel- l’uomo l’Irodes reduvius e fenomeni patologici osservati.

è

86 RENDICONTI

PARTE I. PROCLAMAZIONE DI NUOVI SOCI. i

Il presidente prof. A Carruccio la parola al Consigliere: Segretario prof. M. Condorelli per leggere il processo verbale dell'adunanza scientifica tenuta il 22 marzo 1900, che viene ap- provato senza osservazioni. - L’istesso Segretario presenta poi le pubblicazioni pervenute ed offerte in omaggio alla Società.

Il presidente proclama quindi i seguenti 15 nuovi membri della Società, debitamente ammessi, cioè a

Socì ordinari: i

Coccanari cav. dott. Filippo - De Stefano dott. Giuseppe - Ri- ghetti Carlo, studente - Sergi prof. Giuseppe - Toderi dott. Ago- stino Spinola march. Francesco-Paolo.

Soci straordinari:

Bonomi prof. dott. Agostino - Greco prof. dott. Benedetto Maggio prof. dott. Ignazio - Pizzoni sacerdote dott. Pietro +— Picaglia prof. dott. Luigi Curreri dott. Giuseppe Cav. dott. Ugo Monteverde - Signorina Biscossi Adalgisa, stugentessa in Scienze naturali - Signorina Conforti Maria, idem. idem.

COMMEMORAZIONI.

Parole pronunciate dal prof. A. CARRUCCIO in onore del socio onorario prof. A. MILNE-EDWARDS e del socio ordinario dott. UGO CALERI. \ |

Ho il dovere di ricordare alla nostra Società il nome. ed il. merito insigne del prof. Alfonso Milne-Edwards, non solo perchè da diversi anni apparteneva, quale membro onorario, alla So- cietà Romana per gli studi zoologici, e dal gennaio 1900, nel- l’istessa qualità, alla Società Zoologica Italiana, ma perchè da. lui più volte in Parigi io ebbi reali e squisite prove di cortesia e di benevolenza. credo necessario di richiamare alla me- moria le lettere ch’egli mi scrisse principalmente nel 1894, quando dichiarava che sarebbe stato felice di mettersi a disposizione dei colleghi della nostra Società nei casi in cui avessero avuto bi- sogno di notizie scientifiche in Parigi, e particolarmente nel grande Museo di Storia Naturale, che da pochi anni era stato chiamato a dirigere; neppure ho bisogno di citare gli omaggi di varie pubblicazioni da lui ricevute quale attestato dell’alto com-

RENDICONTI 87

piacimento che sentiva nel far parte di una società esclusiva- mente zoologica, la prima sorta in Italia e nella grande sua capitale. E qui non sarà inutile una breve riflessione.

i Le associazioni scientifiche, disse già il Milne-Edwards, non sono l’opera d’un giorno: per farle a lungo e onestamente vivere, oltre al sapere, fa duopo avere una grande lealtà e un costante e puro patriottismo. Quanti sono mossi da tali sentimenti non intendono consentono che in metropoli quali sono Londra, Ber- lino, Parigi ece., o Roma in Italia, possa dominare il nefasto regio- nalismo: lo si inventa se fa comodo, lo si sogna da lontano, ma non alligna in città dette non a torto «universali; ed è in «queste che quasi sempre si finisce per trovare quella giustizia che o a grandi patrioti, od a eminenti uomini di studio venne altrove negata.

E sono del compianto Milne-Edwards, non mie, le parole se-

guenti:

«Qui (in Parigi) noi non abbiamo che una sola bandiera: quella della scienza. Non abbiamo che una sola rivalità: Vl emu- lazione del lavoro. E come ben lo disse un filosofo, noi compren- diamo che la nazione più possente nell’ avvenire sarà quella che avrà dato alle sue giovani generazioni la più forte coltura intellettuale. » Così credeva, così affermava il 6 agosto 1889 il prof. Milne-Edwards, che non pensò mai potesse Parigi 7nfeu- dare il lavoro scientifico di Lione, di Montpellier, di Bordeaux ecc.,

«come a Londra non pensarono mai di assorbire l’ operosità di Cambridge, di Oxford o di Edimburgo: queste verità non sono

superflue oggi che dobbiamo ricordare i meriti di uno dei nostri

Consoci stranieri.

Il prof. A. Milne-Edwards era vice-presidente dell’Accademia delle scienze di Francia, ed in essa la sua morte prematura la- scia senza dubbio un gran vuoto: potremmo anzi chiamarlo du- plice vuoto, perchè egli nell’Areopago dei dotti di quella nazione occupava il posto del celebre suo genitore, il prof. Enrico Milne- Edwards. Ecco perchè il presidente dell’Accademia, l'illustre Mau- rizio Levy, disse commosso che in essa erano abituati a onorare Alfonso Milne-Edwards rappresentante di due generazioni; e quindi alla Francia e a tutti ricordava « un gran nome di fa- miglia ». Ma pur troppo, questa benemerita « dinastie des Milne-

. Edwards », così si leggeva in uno dei più autorevoli periodici di

Parigi, è estinta col Direttore del Museo di Storia Naturale.

Nessuno di voi, egregi colleghi, può ignorare che il padre

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88 RENDICONTI

del nostro compianto socio onorario fu in Francia il successore del grande Cuvier, cioè di colui che puossi quasi considerare il fondatore dell’ Anatomia comparata. Ed il prof. Enrico Milne- Edwards, che morì nel 1885, fu pure direttore del Museo au Jardin des plantes, e fu uno dei più operosi e dotti maestri delle due belle scienze, l’Anatomia e la Fisiologia comparata; delle quali ci diede un insieme di classiche lezioni, raccolte in 14 vo- lumi, che gli costarono 30 anni di lavoro e di studi non inter- rotti. Figlio adunque di quel sommo scienziato fu il nostro con- socio onorario prof. Alfonso, nato in Parigi il 13 ottobre 1835. Non lo seguirò nei suoi anni giovanili e durante gli ottimi studi scolastici fino a quando nel 1859 ottenne splendidamente il diploma di laurea. Quasi subito dopo laureato fu riconosciuto meritevole di occupare uno dei posti di aiuto-naturalista nel La- boratorio diretto dall’ insigne suo genitore. Mi limiterò pure a _ ricordare che Alfonso Milne-Edwards diventò, assai giovane, cioè nel 1865, professore di Zoologia nella Scuola di Farmacia, e quindi professore dell’istessa scienza nel Museo di Storia Naturale, suc- cedendo così al di lui genitore nell’anno 1877. Fu inoltre nomi- nato direttore del Laboratorio Zoologico d ? Ecole des Hautes- Etudes, membro dell’Accademia di Medicina e membro dell’ Isti- tuto dell’Accademia delle Scienze, la più alta carica accademica in Francia, che molti non riescono ad ottenere se non già molto vecchi. Egli succedeva al prof. Paolo Gervais, altro valentissimo maestro di Zoologia e di Anatomia comparata. E finalmente nel 1891 il prof. Alfonso Milne-Edwards, succedendo a un altro compianto nostro socio onorario, il venerando prof.-Emilio Blan- chard; fu nominato Direttore generale del Museo di Storia Na- turale. Posso e debbo ricordare ch’egli stesso, gentilmente ac- compagnandomi coi chiari colleghi professori Filhol e Gaudry, mi faceva rilevare i molti progressi realizzati nei grandiosi lo- cali e nelle ricchissime collezioni di quel Museo. Di volo rammenterò pure che il prof. Alfonso Milne-Edwards era assai stimato per diverse ricerche di Fisiologia medica, da lui compiute, e pei suoi studi sui Mammiferi ed. anche per le. comunicazioni zoopaleontologiche. Fra queste mi piace rammen- tare una sola, alla quale ho assistito in Cambridge il 23 ago- | sto 1898, quando nel Laboratorio Cavendish ai moltissimi col- leghi presenti fece una netta e interessantissima esposizione Sugli animali estinti del Madagascar e sulle recenti scoperte ivi fatte dai Sigg. Bastard e G. Grandidier;ed in particolar modo |

RENDICONTI s9

ho presenti le notizie dal compianto consocio date intorno allo scheletro del grande palmipede descritto dall’Andrews col nome di Centrornis Forsythii, e su due intiere zampe di Aepyornis ingens, scoperte dal Grandidier in mezzo ad avanzi fossili di Ip- popotami, Testuggini e Crocodili. Ma sopratutto devonsi tener presenti i lavori che diede alla luce da solo o col Bouvier dopo le spedizioni scientifiche del Travaileur e del Talisman, le quali ebbero per scopo la esplorazione della vita animale nelle grandi profondità oceaniche. Si sa come con questi studi difficili, e quasi tutti recenti, siansi quasi mutate o rinnovate in gran parte le

teorie della Geografia fisica. Le osservazioni pubblicate (1892)

dai due citati zoologi sui Paguri raccolti nelle spedizioni delle

predette navi, leggonsi con interesse anche da quanti non si

occupano di proposito di studi carcinologici. Pure del Travat- leur e Talisman sono le nuove specie di Ebalia, Merocryptus, Achaeus, Stenorhynchus ecc. descritti dagli stessi Milne-Edwards e Bouvier. È

Alf. Milne-Edwards ci fece conoscere nuove forme animali n0- tevolissime e strane, molte anoftalme, viventi ad una pressione di 600 atmosfere, che offrono colori vivacissimi, ad esempio, il rosso, il violetto, ecc., e che portati alla superficie rovesciano il loro canale digerente. I risultati scientifici ottenuti dal Milne- Edwards gli valsero la grande medaglia d’oro della Società Geo- grafica Francese.

Questi studi delle Faune sotto-marine, che ebbero tanto in- cremento mercè le grandi spedizioni del Challenger, del Tusca- vora ecc., vennero dopo proseguiti dalle piccole navi l’Hirondelle e la Princesse Alice colle crociere del principe di Monaco; ed il prof. A. Milne-Edwards dal 1880 al 1883 esplorò il Golfo di Gua- scogna, il Mare della Corsica e l'Atlantico fino al Senegal. Forse in quest’ultima spedizione l’illustre scienziato contrasse l’infer- mità epatica, aggravatasi nell’ora trascorso aprile per un attacco d’influenza a cui soccombette.

Il professore A. Milne-Edwards era un appassionato e dili- gentissimo cultore della vera Zoologia descrittva, sempre da ta- luni male intesa e peggio giudicata. Chi ama la scienza dei fatti, | chi affronta le difficoltà che essi sogliono presentare prima di

| esser posti nella più chiara luce, prima di poterli descrivere con la

maggiore esattezza e fedeltà; quelli che cercano la verità e non _ hanno V’audacia dei pirati; che non vogliono fabbricare sull’a- | rena, non inventare o asserire con folle leggerezza, s’inspirino

90 RENDICONTI

ai lavori coscienziosi del prof. A. Milne-Edwards; il quale fu real- mente un osservatore onesto, uno scrittore educato e riguardoso. Come direttore poi di un grande Museo non curò invidia o maldi- cenza, piante tristi d’ogni paese, essendo egli stato sempre esem- plare nell'adempimento del dover suo.

L’illustre prof. Gaudry, interprete dei suoi colleghi, in una adunanza tenuta il 30 gennaio 1899 dai Naturalisti del Museo di Parigi, ed in occasione d’un’onorificenza data al loro Diret- tore, prof. Milne-Edwards così si esprimeva:

« A aucune époque, le Muséum n’a été dans un plus bel état; il possède des collections de plus en plus nombreuses dont les échantillons sont habilement montés, soigneusement déter- minés. Employant l’expression adoptée par notre ancien maitre, Flourens, nous pouvons dire que notre vieux Muséum jouit en ce moment d’une seconde jeunesse.

« Jamais il n’a produit pareille somme de travail. Assuré- ment, il a eu autrefois des personnalités brillantes, incomparables, mais on n’ y voyait pas, comme aujourd’hui, une multitude de travailleurs. M. Milne-Edwards a eu la très heureuse idée d’in- stituer des réunions mensuelles des naturalistes du Muséum,; ces réunions sont charmantes; je ne pense pas que personne y ait assisté sans étre frappé du nombre des communications qui y sont présentées.....

« Dans tout cela, notre Directeur a une large part; aussi. nous lui disons.cordialement merci et nous le félicitons chaleu- reusement de la distinction qui lui est conférée ».

Egregi colleghi, noi che eravamo tutti lieti di annoverare il professore A. Milne-Edwards fra i nostri pochi ma insigni soci onorari, non possiamo che altamente dolerci della perdita che abbiamo fatto. È una perdita sentita non dalla sola Francia, ma da tutte le nazioni civili, che hanno cari gli studì e i loro mi- gliori cultori. Vi propongo che oggi, adunatici per la prima volta dopo la deplorata morte del nostro socio onorario, vengano espresse, con apposita lettera, le condoglianze vivissime della no- stra Società Zoologica Italiana agl’illustri colleghi del Museo di Storia Naturale di Parigi ed all'Accademia delle Scienze.

-— La proposta è accolta ad unanimità.

Debbo ora darvi l'annuncio doloroso di una morte affatto im- matura che ha colpito uno dei nostri egregi soci ordinari, il dot- tore Ugo Caleri, professore di scienze naturali nel R. Liceo-Gin- nasio Dettori della città di Cagliari, nel quale da breve tempo È

”. i

RENDICONTI 9|

era stato trasferito da quello di Catanzaro. Quando lessi per la prima volta in un giornale di Roma un telegramma annunciante il decesso di un prof. Caleri credetti ad un errore di nome, per- chè conoscendo personalmente il nostro consocio, sapevo che egli era giovane poco più che trentenne, sano e vigoroso. Tre giorni dopo una partecipazione degli egregi Presidente e Professori del

.R. Liceo-Ginnasio Cagliaritano, gentilmente inviata alla nostra

Società, confermava pur troppo la perdita avvenuta il 15 mag- gio p. p. « del loro amatissimo collega », come vien detto in essa partecipazione.

Da altre notizie, che ebbi quasi contemporaneamente, ap- presi che il 18 ebbero luogo i funerali del consocio Caleri. Seppi

pure che la eletta cittadinanza di Cagliari fece in occasione di

quei funerali una commovente dimostrazione di affetto al povero estinto, il quale si era guadagnata. la stima delle autorità, dei col- - ghi, e di tutti gli allievi. Non vi fu scuola in Cagliari, compresa la stessa Università, che non pigliasse parte al funebre corteo; e gli studenti dei due Ginnasi, del Liceo, dell’ Istituto Tecnico, del Convitto Nazionale, della Scuola Normale, della Scuola Eno- logica, oltre parecchi dell’Università portarono a gara bellissime corone 0 tenendole in mano 0 deponendole sul carro. Al cimitero dissero eloquenti parole di rammarico il prof. Piazza per il Liceo, il prof. Carrara per l Università, l'avv. Sanna-Randaccio per la cittadinanza, ed uno studente liceale a nome di tutti i suoi com- pagni. Queste larghe e spontanee dimostrazioni risapute in Mon- tepulciano, dove ha sede la famiglia del nostro compianto con-

. socio, fecero che essa telegrafasse al Sindaco di Cagliari nei se-

guenti termini: «... Improvvisamente colpita straziante irrepa- rabile sciagura, pregola manifestare gratitudine imperitura verso cotesta nobile ospitale cittadinanza, che spontanea volle adem- piere verso Ugo nostro pietosi uffici, a noi resi impossibili da tanta distanza. Solenni onoranze tributategli ci avvince costà legame indissolubile.

Avv. ADOLFO CALERI ».

A queste belle e commoventi parole, il Sindaco del Municipio Cagliaritano, comm. prof. Bacaredda, tosto così rispose : « Cagliari ha pagato semplicemente debito suo verso ospite simpatico, citta- dino egregio, insegnante valoroso, cui mancò l’estremo conforto

dei parenti, non quello degli amici ed estimatori, che rinnovano per mio mezzo le più vive condoglianze ».

92 RENDICONTI

Con questi ricordi io vi ho fatto la storia più breve ma signi- ficante della perdita del nostro compianto prof. Caleri. Le parole che vi ho riferito sono un’altra volta ancora la prova migliore che non soltanto si apprezzano l’ingegno e lo studio, ma sovra- tutto si prediligono le virtù del cuore, insieme a quell’alto con- cetto dei propri doveri che ogni pubblico ufficiale dovrebbe saper compiere con retta e sicura coscienza. + de

La Società nostra, prima romana ora italiana, negli 8 anni e mezzo di vita che già annovera, ha in ogni possibile circostanza dato prova coi fatti di stimare gl’insegnanti di scienze naturali nelle Scuole classiche, tecniche e normali del Regno, alle quali parecchi di noi ci onoriamo di aver appartenuto. Essa: prende quindi parte vivissima al lutto di quelli insegnanti per la per- dita di uno fra i migliori loro colleghi. |

Egregi Consoci, propongo che non soltanto al preside ed ai professori del Liceo Cagliaritano, i quali spontaneamente e di- rettamente hanno fatto alla Società Zoologica Italiana la dolorosa partecipazione, ma anche alla famiglia del prof. Caleri in Mon- tepulciano sieno trasmesse le nostre sincere condoglianze.

PARTE II. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE.

1. CARRUCCIO prof. ANTONIO. Nuove indicazioni sull’ « habitat » della Salamandrina perspicillata.. ( Rias- sunto). Dalla comunicazione presentata dall’A. risulta dap- prima come già dal principe Luciano Bonaparte fosse detto che « questa piccola e graziosissima Salamandrina » si trovasse nella Provincia Romana. Egli diede nel fasc. XIX, pubblicato nel 1837, della sua bella e grande opera Fauna Italica, oltre una buonis- sima tavola, i principali caratteri della specie. Questa però, prima del Bonaparte, era stata assai bene fatta conoscere dall’insigne zoologo di Pisa, il fu senatore prof. Paolo Savi nel 1821, 1823 e_ 1828 in diverse pubblicazioni assai ben note. i L’A. ricorda alla Società come le primissime notizie su que-

sto Anfibio urodelo sembra che rimontino al 1789, date dal Bonna- terre. Cita poi il Daudin che nel 1803 accennò all’ istessa specie col nome errato di Salamandre tridactyle, scrivendo ch’« Elle fut trouvée sur le Vésuve par De Nesle » (1). Avverte però che il

(1) Daupin —- Histoire naturelle générale et particulière des Reptiles. Vo- lume VIII, pag. 2641-62. :

RENDICONTI 93

Wiedersheim cita Ferrante Imperato di Napoli (1599), il conte de la Cepède (1788) ed altri.

Prosegue il prof. Carruccio col menzionare parecchi scrit- tori stranieri e italiani più o meno recenti, quali il Cuvier, Fit- zinger, ecc. In particolar modo crede di dover ricordare quanto

ne scrissero Dumeril e Bibron, Boulenger e Wiedersheim. A

proposito degli autori. dell’Herpétologie générale cita le parole che leggonsi a pag. 71 del vol. IX, colle quali annunciarono di

| aver ricevuto « un très bel exemplaire venant de Sardaigne par _.M. Boie », e mostra l’errore od equivoco in cui caddero, già fatto

AL, , pià

rilevare anche dal Camerano. Il Carruccio, sono già più anni, fece col Targioni-Tozzetti speciali ricerche in Sardegna; ma du- rante la lunga escursione nell’Isola non trovarono questo Uro-

delo, ma soltanto l’Euproctus Rusconii (1).

Anche a proposito dell'importante e particolareggiata Mo- nografia del Wiedersheim (2) fa qualche considerazione, e mette a confronto gli esemplari ora avuti dal Museo Zoologico Romano con quelli raffigurati dal prof. di Wurzburg nella prima delle tavole annesse alla sua Monografia.

Gli esemplari presentati dal Carruccio, ed avuti in dono dal sig. dott. cav. Angelo Bini, per mezzo del suo figlio Guido, fu- rono presi in sui primi dell’ aprile testè trascorso, a metà strada tra Bassiano e il Monte Semprevisa, che fa parte della catena dei Monti Lepini, ad un’altezza di circa 900 metri. Ma il Sem- previsa è alto sul livello del mare 1536 metri, e di quella ca- tena è il più elevato, e vi si gode un bellissimo panorama for- mato da altre montagne (il gruppo degli Ernici, ecc.),il mare di Porto d’Anzio, le isole Ponza, e più lungi se la giornata è fa- vorevole si scorge il Vesuvio. Le predette Salamandrine stavano presso uno dei soliti fontanili, così facili a trovarsi anche lassù, e fuoruscite dall'acqua con molte altre si muovevano assai len- tamente per terra, tanto che il cav. Bini potè con facilità pren- derne parecchie in mano.

E tornando all'esame degli scrittori italiani, nota come il

(1) Catal. metod. degli anim. riportati dalle escursioni nelle prov. merid.

- in Sicilia e în Sardegna negli anni 1868-1869 dal prof. A. Targioni-Tozzetti

parte I., Vertebrati compilata ed annotata dal dott. Antonio CaRRUCCIO. Milano, Tip. Gius. Bernardoni, 1870, pag. A7.

(2) R. WiepersHElm. - Salamandrina perspicillata und Geotriton fuscus ecc. Annali del Museo Civico di Storia naturale di Genova pubblicati per cura di

Giacomo Doria. Vol. VII, 1875, pag. 5-206.

94 RENDICONTI

solo Bonaparte, dopo di aver detto che gli occorse più volte di vedere intorno al Lago di Albano questo « piccolo Salamandrite » aggiunga le seguenti parole:

..Noi la riscontrammo alle falde del Monte Laziale, e l’a- vemmo dagli Appennini di Ascoli come è detto in principio ». Per la provincia di Roma il Bonaparte altro non aggiunge. | Del Ramorino, del Lessona Michele, del De Betta, del Giglioli, ecc., © l'Autore ricorda le indicazioni o notizie di vario interesse che iliedero. Ad es. fra queste ultime cita quella del De Betta (1): < Il sig. G. B. Adami raccolse recentemente questa Salamandrina prsso Tiriolo, nella Calabria, e me la inviò con diverse altre specie... ». Finisce citando, oltre alcuni recentissimi lavori em- briologici italiani, la monografia del Camerano che ebbe pei suoi liligenti studi sugli Anfibi (2) 70 esemplari di Salamandrina . perspiciltata del contorno di Genova, oltre 2 dell'Appennino to- scano e 6 del Monte Majella. Dunque nessuno della Provincia Romana, quantunque a pag. 22 citi il Monte Laziale, perchè già menzionato dal Bonaparte. :

2. CARRUCCIO prof. ANTONIO Cenni illustrativi su. alcuni Cheloni di Sarawak donati da S. M. il Re Umberto. —. LA. ricorda che nelle adunanze del 22 novembre e. 29 di- cembre 1898, e in quella del 22 marzo 1899 fece conoscere alla Società quale fosse la natura e l’importanza notevolissima del dono pervenuto al Museo Zoologico Universitario da S. M. il Re Umberto. Il prof. Carruccio aggiunge che mentre per riservò lo studio dei Mammiferi e dei Rettili dei dintorni di Sarawak, riferendo volta per volta che dalle sue occupazioni gli fosse con- cesso, ed anche a misura che fossero terminate le opportune’ preparazioni, volentieri affidò all’egregio conte Falconieri di Carpegna lesame dei numerosi uccelli provenienti dall’istessa località. Tale esame fu dall’egregio vice-presidente della Società compiuto con grandissima diligenza, e alla Società medesima egli presentò già un completo catalogo, il quale ebbe il più fa- vorevole incontro anche fuori di Roma (3). Nell’odierna adu- «Fi

(1) Ved. Fauna d’Italia - Parte IV. Rettili e Anfibi per Epoarpo DE BETTA 1874, pag. 84.

(2). Ved. Monografia degli Anfibi Urodeli [Italiani del dott. Lorenzo Ca- MERANO. Torino. Erm. Loescher, 1884, pag. 18.

(3) Ved. nel Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici, vol. VIII, 1899, fasc. HI, IV e V, pag. 104-126, il « Catalogo e riferimento sulle

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nanza intende quindi il Carruccio di mantenere la fatta pro- messa presentando preparati i Cheloni ricevuti, e ad altra pros- sima seduta lascia la presentazione e relazione sul Sauro e sul Coccodrillo pure provenienti da Sarawak.

I Cheloni appartengono alla Fam. Testudinidae ed ai Gen. Cyclemis Bell e Geomyda Gray, meritevoli d’attenzione non solo perchè non mai prima posseduti nella collezione erpetolo- gica generale del Museo Romano, ma anche per la località lon- ‘tanissima dalla quale provengono. Avverte il relatore che Vistesso _ ricchissimo Museo di Londra possiede della specie Cyclemis dior Gray, testè a noi donata dal Re Umberto, un esemplare giovane, un’altro a secco, ed uno scudo dorsale isolato d’un terzo esemplare adulto; e dell’altra specie, ch'è la Geomyda spinosa Gray, non possiede che un unico esemplare, proveniente dall’istessa re- gione, cioè da Sarawak. Queste indicazioni sono date nell’opera ben nota ch'è il Catalogue of the Chelonians, Rhynchocephalians and Crocodiles in the British Museum (Natural History) del Dott. G. Alb. Boulenger (1).

Alla descrizione dei due esemplari di Cyclemis dhor il pro- fessor Carruccio premette un cenno sulle sei specie comprese nel genere, che sono quelle finora descritte, cioè la C. platynota di Sumatra, Borneo ecc.; la C. mouhotii del Siam, Cocincina ecc.; la C. trifasciata di China; la C. amboinensis di Siam, Malacca, Singapore, Amboyna, Borneo ecc.; la C. Aavomarginata di For- mosa, e la C. dhor di Giava, dell'Arcipelago Malese, di Sarawak, Pegu, ecc. Sono adunque tutte specie asiatiche.

Nel gen. Geomyda non sono annoverate che tre sole specie, cioè la G. grandis di Camboja, Burma ecc.; la G. depressa di Aracan, e la G. spinosa di Singapore, Sarawak, Sumatra ecc.; la quale vien presentata dal prof. Carruccio ai consoci presenti.

Delle due specie PA. la sinonimia, la colorazione, le di-

specie di Uccelli dell'Isola di Borneo (Sarawak) mandati in dono da S. M. il Re al Museo Zoologico della R. Università di Roma » compil. dal conte Guido Falconieri di Carpegna. k

È Ved. pure nell’istesso vol. VIII, fasc. I e II, pag. 1-16 Ia mem. del pro- _fessore Carruccio « Sovra alcuni caratteri morfologici di un Hylobates Muilleri Martin, donato da S. M. il Re all’Istit. Zool. di Roma, con 4 fig. Nell’adu- nanza poi del 22 marzo 1899 l’istesso autore riferi sul Manis javanica, altro degli

i importanti mammiferi donati da S. M. il Re. (Ved. pag. 85 dei precit. fasc.).

(1) Ved. pag. 132 e pag. 138. Nuova edizione.

Ca RENDICONTI i “i

mensioni ecc. Della prima (Cyclemys dhor) dice inoltre che l’'e- semplare ricevuto dal Museo Romano è di una £ uccisa presso Sarawak nel marzo 1895, ma pervenuta in Roma nell’ottobre 1898: essa ha una lungh. tot. di 33-cent., compresa la testa e la coda. Il clipeo che ‘secondo Boulenger è lungo 19 cent., in questo esemplare presentato alla Società Zoologica Italiana è lungo 22 cent., con una massima larghezza nel centro del medesimo quasi èroala alla lunghezza. ; _ L’appiattimento del clipeo verso la porzione nei con una lievissima carena ottusa, e la forma circolare, erano stati | bene notati anche dal Dumeril e Bibron colla frase: « Ce qui frappe le plus dans la physionomie de cette espèce, e’est Vapla- tissement de son corps, et la forme presque circulaire que pré- sente le contour de la carapace, dont le diamétre transversal n’est guère que d’un sixiéme moins étendu que le longitudinal ». Il piastrone dell'esemplare presentato ha una forma ovalare .assai allungata, con un diam. longit. di 18 cent. e 1[2, ed uno trasvers. di 11 cent. Im avanti è incavato perchè le due piastre. triangolari, hanno le loro basi inclinate verso il centro, e quindi la riunione dei due angoli interni si fa all’indietro, alla distanza di 3 cent. e 12. s Le piastre maggiori (omerali, pettorali, addominali e femo-. rali, come sono pur denominate dal Boulenger) hanno forma quasi quadrilatera, col lato più esterno non rettilineo, ma ar- cuato, e con una sporgenza rivolta all’interno nell’angolo infe- riore. La lunghezza di queste piastre è dai 5 ai 6 cent. Le pia- stre ultime od anali hanno forma di losanga, con un lato infe- riore incavato, ch’è il più breve, misurando 15 mill., ed uno super. più lungo, curvilineo, che misura 4 cent. e 172. . La descrizione delle piastre del clipeo, cioè delle mediane o vertebrali, delle laterali o costali ecc., osserva il Carruccio che bene corrisponde a quella data dagli scrittori più compe- | tenti; ma trova che la nucale, cui parecchi di essi scrittori, danno la forma diun quadrilatero rettangolo, ha piuttosto forma | pentagonale perchè il lato posteriore, ch’è il più largo, non è rettilineo, continuo, ma risulta da due lati minori, a mu- tuo e intimo contatto, inclinati dall’interno all’esterno. - i "La denticolazione ben pronunciata di parecchie piastre qua- drilatere, marginali, (dall 8* alla 12° ) posta all’angolo inferiore esierno, giustifica la denominazione di Cyclemiîs dentata, altro dei sinonimi usato dal Gray e da altri autori citati dal Carruccio. , .

RENDICONTI 97

| Passando il relatore all'esame delle zampe palmate, osserva come le 5 dita abbiano diversa lunghezza, ed il mediano sia il più lungo (17 mill., fino all’apice unghiale).

Dello Geomyda spinosa Gray il Museo Universitario di Roma

| ricevette in dono da S. M. il Re due esemplari, uno % e l’altro g, _ ed è notevolissimo il dimorfismo sessuale ch’essi presentano,

fatto rilevare dal prof. Carruccio, indicando le dimensioni, la colorazione e diversi altri caratteri morfologici.

La lunghezza totale della 9 è di cent. 16 e 1[6, dei quali 12 appartengono al clipeo: di questo «descrive il modo com'è formata

Ja carena mediana e l'elegante scultura delle piastre che lo costi-

tuiscono: la larghezza del clipeo medesimo è di 11 cent. e 172 per cui la £ ha una forma quasi orbicolare, mentre il J* è deci- samente ovalare, con una lunghezza totale (misurando al solito dall’apice del muso a quello della coda, ch'è assai corta) di cent. 32, e colla largh. di 23 cent. - Il clipeo da solo è lungo 25 cent. - Boulenger una lunghezza di poco inferiore (Length of shell 24 cent. - pag. 131).

Descritte le 2 caratteristiche piastre nucali del clipeo della 9, l’una e l’altra a forma di triangolo isoscele, coll’apice rigido e puntuto rivolto in alto, VA. passa a descrivere le non. meno caratteristiche piastre marginali, in n. di 10 per lato, coll’apice ricurvo all’esterno ed all’ingiù, colla faccia dorsale o superiore

leggermente concava, e l’inferiore o ventrale dorsale. Le 3 ul-

time di ciascun lato hanno la spina bifida.

Tutte le piastre costali offrono striature fine e parallele con delle cresticciuole appena visibili, poste alla distanza di un cent. circa luna dall’altra e verticali, per cui formano 5 0 6 areole che circondano un’altra maggiore posta inferiormente,

| cioè presso il margine d’ogni singola piastra. In quest’areola, ed al disotto del centro, si vede sorgere una spinuzza ricurva.

su se stessa, colla punta rivolta all’ingiù: queste spinuzze sono

in totale 8, cioè 4 per lato, quante sono le piastre costali, di

cui la ha quasi la forma di un piccolissimo ventaglio aperto,

_ e le altre sono quadrilatere.

È singolare l'aspetto del piastrone perchè le piastre che lo

costituiscono presentano una serie di 14 a 24 fascie, metà gialle,

metà bruno-rossastre, disposte in modo alterno; e tutte muovono

dall'angolo inferiore ZANE d’ogni piastra e si portano in alto

3

ed all’ interno, in modo da formare tanti A molto Sai ti, l’uno

98 RENDICONTI

sovrapposto all’altro, da 8 a 12, l'uno bianco, l’altro bruno-ros- sastro, coll’apice rivolto verso la regione cefalica.

8. ROSTAGNO comm. FORTUNATO. Classificazione | descrittiva dei Lepidotteri Italiani. L’autore, manifestando i suoi sensi di profonda gratitudine verso il Presidente della Società, prof Carruccio, che gli ha forniti i mezzi pel lavoro in- trapreso, comunica come, dopo un lungo periodo ditempo nel quale dovette per varie vicende interrompere gli studi entomologici, ha ripresi gli studi medesimi, è impressionato delle difficoltà che si incontrano, per le divergenze di indicazioni fra gli autori, atte ad una atta classificazione, e incoraggiato dai colleghi, È ha deciso di pubblicare i risultati delle sue ricerche nel lavoro di cui presenta una prima parte.

Il lavoro è di vasta mole, si divide in parte generale e spe- ciale; nella generale le grandi distinzioni dei Lepidotteri ita- liani ed i'loro caratteri atti a dividerli in Legioni, Sezioni, Tribù e Generi; nella parte speciale sarà descritta ogni specie . e varietà ESC le ultime classificazioni.

Terrà per base sempre gli autori classici, ai però tutte quelle notizie speciali relative alla fauna della campagna ro- mana, che potrà raccogliere nel suo studio particolarmente de- dicato ai Lepidotteri romani.

E’ un lavoro di compilazione piuttosto che di creazione, ma ritiene possa essere utile per evitare ad altri una fatica non indifferente, e facilitare anche i confronti e lo studio degli autori classici.

La parte di lavoro che presenta oggi comprende la classi- ficazione generale dei Rapaloceri.

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4. GIULIO dott. ALESSANDRINI. Contributo allo stu- dio dei Forficulidi Romani. IL’A., dopo aver accennato allo studio che già in generale per tutti gli Ortotteri romani, ave- vano fatto nell'Istituto Zoologico di Roma i Dottori Messea (1) e De Leo (2), dice che alle specie citate da essi (Labidura riparia Pallas e Forficula auricularia Lin.) doveva aggiungersi Y altra

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(I) Ved. Giorn. di Sc. med. e nat. Lo Spallanzani, Anno XXVIII, fasc. VII e IX, 1890. (2) Ved. Bollett. della Società Romana per gli studi zoologici, fasc.I ell, Anno VI, 1897, pag. 79-95.

t RENDICONTI 99

specie che il Dohrn rinvenne nel territorio romano e cioè V Ani- solabis moesta Géné. Fa notare il numero considerevole di esem- plari raccolti fino ad ora (circa duecento) dal prof. A. Carruccio in Roma, Alatri, Palestrina ecc., Ronciglione, dal sig. C. Colinei dintorni della città e dall’A. stesso in Roma e Montalto di Castro. Mostra poi le specie fino ad ora studiate:

Labidura riparia Pallas - Anisolabis moesta Géné - A. mari- tima Bonelli - A. annutipes Lucas - Forficula auricularia Linn. - F. decipiens Géné - F. pubescens Géné. - Labia minor. Linn.

Presenta poi un esemplare di Labidura, che pur non corri- spondendo perfettamente alla descrizione, si avvicina molto alla Forficula marginellta O. G. Costa, ed un altro esemplare di For- ficula auricularia Linn. che si allontana, specialmente per la colorazione, tanto dal tipo da potersi ritenere per una varietà.

5. CURRERI dott. G. Osservazioni sui Ctenofori com- parenti nel porto di Messina. L’A. rende conto dei risultati men- sili da lui osservati sulla comparsa dei seguenti Ctenofori: Beroe Forskatii, Chun; Beroe ovata, Eschscholtz; Callianira bialata, Delle Chiaie; Callianira Ficalbi, n. sp.; Cestus Veneris, Lesuer; Charistephane fugiens, Chun; Gydippe hormiphora, Gegenbaur; Eucharis multicornis, Eschscholtz; Haecckelia rubra, Carus ; Lampetia Pancerina, Chun; Pleurobrachia rhododactyla, L. Agas- siz; Pleurobrachia rhodopis, Chun; Thoe paradoxa, Chun; Vexil- lum parallelum, Fol.

Nella Charistephane fugiens descrive cinque palette per ciascuna costa e non due come dice Chun. La Pleurobrachia rho- dodactyla è stata dell’A. per primo osservata nel Mediterraneo e ne presenta parecchi esemplari. La Callianira Ficalbi è una specie del tutto nuova, caratterizzata da 4 brevi appendici nella regione aborale del corpo, e molto somigliante alla C. bialata.

6. CONDORELLI FRANCAVIGLIA prof. MARIO. Sulle pretese idatidi dei Gallinacei. L’A. espone il risultato dei suoi studi sulle pretese idatidi dei Gallinacei, e dimostra che von Siebold, Crisp ed altri valenti elmintologi presero per Echino- cocchi in Meleagris gallopavo, in Meleagris ocellata, in Pavo

spiciferus ed in Gallus domesticus delle produzioni vescicolari non parassitarie. In conferma di quanto asserisce, presenta due | voluminose cisti a grappolo del mesenterio di pollo, somigliantis- | sime, per le parvenze esteriori, alle cisti da Echinococco; e che

Bollettino della Società Zoologica Italtana 8

100 RENDICONTI

invece, come risulta dalle ricerche micro-chimiche del liquido cistico (albumina abbondantissima, cloruro di sodio pure abbon- dante, acido succinico assente, uncini assenti, numerosi corpuscoli linfatici, qualche raro corpuscolo rosso), e dall’esame istologico della parete delle cisti (costituita da un fine e fitto reticolo di fibre connettivali, ricco di cellule linfoidi disseminate qua e là, 0 aggruppate in maniera da formare dei piccoli cordoni midollari, oppure dei veri follicoli), non sono che un processo degenerativo delle vie linfatiche del mesenterio, conosciuto finora soltanto in patologia. umana col nome di /7nfoangioma cistico di Wegner.

| A tale lesione debbonsi rapportare i due casi di Cisti sterosa multiloculare a grappolo, riferiti da Nocard e Railliet alla .So- ciete centrale de Meédecine vétérinaire nelle sedute del 28 marzo e del 25 aprile 1895; e il preteso caso di Perztonite saccata ci- stica generale în una vacca, descritto dai Dottori Bertolini e De Benedictis come un processo infiammatorio primitivo del pe- ritoneo, laddove trattasi di una degenerazione cistica delle vie. linfatiche del peritoneo con peritonite secondaria.

7. LEPRI march. dott. GIUSEPPE. Alcune osserva- zioni sulla nidificazione dell’ « Antophora nigrocineta » Br. L’A. riferisce di aver trovato in un piccolo spazio di terreno sab- bioso, presso M, Mario, un numero grandissimo di nidi di A. 727-' grocincta Br. L’A. non crede che questa colonia di nidi deri- vasse, come vuole il-Girard, dal semplice fatto della mancanza di luoghi adatti nei dintorni, i quali invece abbondavano, senza che vi fosse alcun nido: si tratterebbe piuttosto di un principio di società primitiva a scopo forse di salvaguardarsi da comuni nemici (commensali e parassiti: Me/ecta, Crocita Pompilus ecc.); infatti egli stesso volendo osservare da vicino alcuno di quei nidi, ebbe non poco da fare per salvarsi dagli in- setti che venivano ad assalirlo: non sarebbe vero quanto asse- risce il Girard che l’Anfophora assiste indifferente alla distruzione del nido vicino al suo. Ebbe, inoltre, l’A. a constatare che la forma del nido non è quale la vorrebbero alcuni Autori, cioè a forma di cunicolo ricurvo, il cui fondo si riavvicina alla super-. ficie del suolo, dimodochè Vinsetto perfetto della celletta di fondo, derivante dal primo uovo deposto, sortirebbe all’aperto dal fondo stesso del nido, e gli altri seguirebbero successivamente la stessa via. Secondo l’A., avverrebbe il contrario: osservò anzitutto che la forma dei nidi è più o meno rettilinea; di più trovò nelle cel-

ie e *

RENDICONTI 101

lette superficiali insetti già metamorfosati allo stato perfetto, in quelle più profonde ancora allo stato di ninfa, quantunque de- rivanti da larve nate prima. Ciò potrebbe dipendere, secondo V’A., che gli abitanti delle cellette superficiali sono esposti alla azione degli agenti esterni (calore, umidità, ecc.) quindi compirebbero il loro ciclo di sviluppo più rapidamente. In ogni modo l uscita degli insetti perfetti dal nido avviene dalla sua parte anteriore.

8. CURRERI dott. G. Sulle cause meccanico-biologiche ‘della formazione degli accumoli di plancton. Nota preliminare. | ILA. ritiene che gli accumoli di plancton si formano dove le correnti si portano dalla superficie verso il fondo e viceversa (circolazione verticale), se gli organismi passivamente o attiva- mente si oppongono a questi movimenti delle correnti.

Le cause che possono produrre la circolazione verticale delle acque sono: la curvatura delie rive, la rotazione della terra, il moto vorticoso, il vento-e la differente densità delle acque.

Per le rive curve cita le esperienze di J. Thomson; per la rotazione della terra, la legge di Baer, ma mentre questi non parla di circolazione verticale VA. dimostra che essa si deve am- mettere anche in questo caso. Pel moto vorticoso cita, tra le

altre, le interessanti esperienze di Dechevrens; pel vento quelle di Krummel ed altre proprie.

Come esempio di circolazione verticale, per densità diffe- rente, porta il Mediterraneo nelle sue relazioni col Mar Nero da una parte, e coll’Atlantico dall’altra. | Giudica priva di fondamento la teoria di Vanhéòffen sulla . formazione degli accumoli di plankton dove le correnti incon- trano degli ostacoli.

9. DESSÌ dott. ANTONIO. Sede insolita in cui può in- . trodursi nell’uomo l’ « IxXodes reduvius » e fenomeni patologici osservati. (La breve ma assai interessante osservazione del | socio dott. Dessì sarà pubblicata per intiero in uno dei prossimi , . Bollettini della Società Zoologica Italiana).

Il Segretario Prof, MARIO CONDORELLI.

102 RENDICONTI

ORDINE DEL GIORNO 5 luglio 1900:

COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE:

1. Carruccio prof. A. Sovra un Crocodilus porosus Schn. ed un Varanus Dumerilii Gray, donati da S. M. il Re Umberto al Museo Zoologico dell’Università di Roma.

2. Angelini prof. G. Sulla nidificazione del Falco gril- laio (Cerchneis Nawmanni Fleisch.) in Roma.

3. Checchia dott. G. Sull’Elephas antiquus Falc. nei din- torni di Sansevero (Capitanata).

4. Alessandrini dott. G. Sulla cattura della Pyrrosia aurea Fall. in Roma.

5. Condorelli prof. M. Ulteriori ricerche sul parassitismo.

6. Rostagno comm. Fortuuato. Classificazione descrittiva dei SA: italiani. Parte generale (Continuazione).

. Angelini prof. G. Presentazione di una rara e nuova specie di Trochilide posseduta dal Museo di Roma.

8. Bellini prof. Raffaello. Due nuovi Molluschi fossili del- l'Isola d’Ischia e revisione delle specie esistenti nella marina del- l’isola stessa. S

. 9. De Stefano dott. Giuseppe. Elenco dei molluschi fossili di Milazzo in Sicilia. 10. Facciolàa dott. Luigi. Contributo all’interpretazione del

passaggio dell’occhio del lato cieco al lato oculato nei Pleuro-

nettidi.

1. CARRUCCIO prof. A. Sovra un « Crocodilus porosus »

Schn. ed un « Varanus Dumerili » Gray donati da S. M. il Re Umberto al Museo Zoologico della R. Università di Roma.

Proseguendo lo svolgimento della comunicazione del 6 giugno p. p.

sui Rettili dei dintorni di Sarawak, facenti parte della col-

lezione donata dal Re Umberto, lA. dice che compiuta in . questi giorni anche la preparazione del bell’esemplare di Va- - ranus Dumerili, può presentarlo insieme al Crocodilus porosus.

RENDICONTI 103

all’adunanza odierna. E siccome l’una come l’altra specie sono affatto nuove per Roma e per la Collezione erpetologica generale del Museo, perciò crede che di buon grado saranno 0s- servati questi esemplari in ottimo stato di conservazione.

Gli scrittori considerano il Cr. porosus come il più no-

tevole fra i Coccodrilli della grande regione asiatica. La specie si distingue per avere, oltre altri caratteri, due creste sul da- vanti degli occhi, le quali si avanzano per ciascun lato della testa, fino a poca distanza della sua base. Queste creste contor- nanti l’occhio, dopo di averlo oltrepassato per circa 2 cent. si vanno avvicinando sempre più in guisa che quasi si toccano col loro apice, formando un V rovesciato, cioè colla porzione più larga «ed aperta rivolta verso la nuca, .e l’apice verso il muso, da cui dista 4 cent. Nella linea mediana della testa si nota una cre- sticciuola che sparisce in sul davanti degli occhi, per ricompa- rire più larga e triangolare in mezzo alle due creste orbitali ‘interne. La testa ha quasi la forma di un triangolo isoscele, col vertice smusso, ha cioè il muso subrotondo, alquanto ri- confio nella faccia superiore ed esterna.

La lungh. totale dell'individuo, ch'è assai giovane, è di 72 cen- timetri e 1]2, dei quali 87 appartengono alla ‘coda: questa verso i 213 post. presenta nella linea mediana superiore o dorsale una cresta ondulata dell’altezza media ‘di 1 cent. Il ‘capo è lungo. 12 cent., con una larghezza massima, corrispondente alla base, ‘di 5 cent. e 1[2. Il:collo è relativamente grosso avendo una circonferenza di 16 cent., ed è lungo 5 cent.: un profondo solco trasversale lo separa dalla base della testa.

La circonferenza massima del corpo si ha nel mezzo della regione ventrale, ed è di 22 cent.

Descritta la forma delle scaglie e degli scudetti nucali e dorsali, con 7 a 8 ordini disposti con regolarità e longitudinal- mente, scudetti che offrono nel centro una piccola ma ben

netta carena, e che a cominciar dal livello déeli arti toracici a quello degli arti pelvici sono in numero di 15 a 16 per fila; | al prof. Carruccio passa a descrivere la serie degli altri scu- - detti propri alla regione caudale. Le carene di questi ultimi sono | più sviluppate, in numero di circa una quarantina, disposti in file parallele e longitudinali, ognuna di 8 a 9. Le due file ‘me- diane spariscono a una distanza di circa 11 cent. dalla base della coda, e le carene della fila laterale destra e sinistra si allar- Sano, si appiattiscono, formando quasi altrettante laminette cor-

7 : LR i are A - i to ra oe el nd - U Pi n Pacs

104 RENDICONTI nee o piastrine triangolari, salienti: queste riunendosi nella linea mediana dorsale, costituiscono la cresta ondulata, di cui già fece cenno, la quale si avanza fino all’apice caudale.

Gli arti anter. hanno una lungh. di 10 cent. con una gros- sezza massima di 4 cent.; i posteriori sono lunghi 14 cent. e

grossi non più di 7. La membrana interdigitale è assai. meno ssilanpatà nelle zampe anteriori pentadattili, che nelle posteriori tetradattili, e raggiunge il massimo sviluppo presso il dito in- terno, avanzandosi fin verso l’unghia. i

Fra gli altri particolari morfologici il Carruccio si trattiene su quello riguardante i denti, dei quali indica la forma ed il nu- mero: nella mascella superiore sono 17 per lato, edi più svilup- pati sono il ed il a destra e a sinistra; nella inferiore sono 15 per lato, ed i più grossi sono il ed il 5°. In totale. osser- vano 64 denti.

Descritta la colorazione grigio-oscura delle parti superiori del corpo, le macchie giallastre più manifeste nel mezzo della coda e sulla cresta, e la colorazione delle parti inferiori (faccia ventrale, arti, e fianchi) ch’è giallastra o bianco-giallastra, passa a dire dell’Habitat.

Il Crocodilus porosus trova frequentemente nelle acque dell'Asia meridionale, nella penisola Indica e nell’Indo-Cina, come ‘pure nelle isole Sonda, in qualche isola dell'estremo Oriente, e fu trovato anche nel Nord della N. Guinea: ma è nella grande Isola di Borneo dove è più noto. - Non di rado lo si vede allonta- narsi dalle coste e avanzarsi nel mare per molte miglia. Lo si vide anche sui banchi sabbiosi a secco, come nel Ceylan lo si osserva spesso penetrare nei Laghi e Fiumi, i quali anzi in que- sta regione sembra siangli dimora preferita a quella del mare.

Secondo Muller, Schlegel ecc. il C. porosus sarebbe nelle Indie un vertebrato assai più dannoso degli stessi Carnivori ter- restri della fam. Felidae ecc., perchè uso a far la caccia a quanti Mammiferi si avvicinano alle acque per dissetarsi. Moltissimi fatti vennero raccolti principalmente dallo Schlegel che dimo- strano come grandi siano l’ardimento e la voracità di questo rettile, principalmente se adulto. Uno scheletro di questa specie

che si osserva nel Museo di Parigi è lungo 17 piedi, ed esemplari |

lunghi parecchi metri, si conservano nell’istessa città, a Lon- dra, ecc. cal

Passando al Varanus Dumerilii, il prof. Carruccio comincia dal ricordare come la fam. Varanidae abbia anch’essa avuto in 9

RENDICONTI 105

questi ultimi tempi un notevole incremento, perchè nel Museo Romano era rappresentata appena da due esemplari di una sola specie, il Varanus niloticus. Dopo il 1884, pervenuta all’istesso Museo la grande collezione formata dal benemerito Comandante della R. nave « Caracciolo », durante il viaggio triennale di cir- cumnavigazione, vi si aggiunsero il Varanus varius Shaw del- l'Australia (New-South W.), il V. punctactus Gray, pure dell’Austra- lia, e il V. Salvator Laur. delle Indie Orientali (Capo York). Inoltre, nel 1895, p